•17 ISABEL

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Quando mi sono svegliata, non mi sono sentita affatto meglio. Neanche stamattina, probabilmente il pensiero che oggi mi trasferisco e dovrò affrontare la verità. Questo è il giorno in cui tutto diventa reale per davvero.

Nei giorni precedenti Louis ci ha informati di aver rimandato la partenza della luna di miele, a quando Harry avesse concluso l'affare a cui sta lavorando per l'azienda e la sua nuova posizione.
Ho accettato subito. L'idea di stargli ancora per un po' lontana e non averlo intorno 24h su 24h, mi solleva e non poco.

Sto chiudendo gli ultimi scatoloni, quando vedo arrivare anche il furgone dei trasporti. Dopo che gli addetti lo caricano, ci avviamo, li seguo con la mia macchina fino ad arrivare a quella che sarebbe stata la mia nuova casa.

Siamo arrivati a destinazione in meno di 10' minuti. Attendo qualche minuto e quando le porte del grande cancello elettronico si aprono, non credo a quello che i miei occhi stanno guardando.

Alla vista di questo posto lussuoso e spaventosamente grande, ripenso ai 50 metri quadri che abbiamo condiviso io e Kim nel corso degli anni.

Ad interrompere i miei pensieri è un uomo, in uniforme, si precipita verso di me "Buongiorno signora styles, benvenuta" mi accoglie mentre inizia a prendere le mie valigie. "Buongiorno, signor..." attendo che mi dice il suo nome. - "Harvey, solo Harvey" risponde professionalmente. - "Ciao Harvey" ripeto.

"Non c'è bisogno che tu prenda le mie borse, posso farlo io" gli rivolgo un sorriso gentile. L'uomo mi guarda stranito e sembra.. meravigliato. "Con tutto il rispetto signora Styles. Ma questo è il mio lavoro." Abbassa lo sguardo dopo essersi accorto di avermi guardata in quel modo per svariati minuti.

Mi schiarisco la voce con un piccolo colpetto di tosse. "Harvey, caro, può fare il suo lavoro con mio marito se vuole, io non sono abituata a far lavorare gli altri per me quando ho ancora la forza di poterlo fare io. Ma ti ringrazio del pensiero." insisto, spiegandogli il mio punto di vista. Così riprendo le mie valigie dalle sue mani e mi avvio verso l'entrata e posso sentire gli occhi sgranati dell'uomo ancora sulle mie spalle.

Ancora una volta rimango senza fiato. Se l'esterno è mozzafiato, l'interno lo è ancora di più.
La luce naturale entra attraverso le ampie vetrate che circondano il tutto.
La zona giorno è decorata con tante piante e un divano angolare mai visto prima, è davvero grande.. e ai suoi piedi posa un tavolino di vetro che rischia di rompersi solo a guardarlo. Tutto adagiato su un grande tappeto che ricopre l'intera zona.
Sulla parete di fronte c'è un televisore grande quanto la parete stessa.

La cucina, semplicemente il paradiso. Gli elettrodomestici sono all'avanguardia e mentre mi giro intorno per ammirare il resto, sento alle mie spalle una voce femminile "Desidera?" Mi giro ancora e trovo una dolce signora, sulla cinquantina, con un uniforme da cuoca. A quel punto mi rendo conto che non ho ancora risposto alla sua domanda. Cerco di scacciare l'imbarazzo e mi presento. "Salve, sono Isabel Ev.. Styles" ed a quella affermazione divento rossa come un pomodoro. "La moglie di Harry" aggiungo con un filo di voce.

"Oh, mi perdoni signora Sty-" la fermo prima che possa continuare. "Non c'è bisogno che si scusa, come poteva sapere chi ero" le sorrido dolcemente. "Grazie signora." Mormora abbassando di poco lo sguardo. "Sono Juliet, mi segua, le mostro la sua stanza intanto." Mi guida nel corridoio e per quel che vedo, ci vorrebbe una mappa per non perdermi in questo posto. La seguo e quando mi indica la stanza, apro la porta e ripongo le mie valigie all'interno.

La stanza è bellissima, come tutto del resto. Mando un messaggio veloce a Kim per dirle che sono arrivata e che le avrei spiegato i dettagli più tardi. Le accenno soltanto che questo posto è surreale: poi mi imbatto nelle mie valigie e sistemo tutto ciò che c'è da mettere a posto.

La giornata passa in fretta, e dopo aver sistemato tutto e fatto una doccia. Sento urlare qualcuno dall'altro lato. Harry. "Non so quante volte devo ripetere le stesse cose in questa casa! Vi pago per niente" sbotta furioso. "Scusi signore" sento dire mortificato l'altro ragazzo.

Ho pensato di restarne fuori, ho addirittura pensato di non uscire affatto dalla mia stanza. Ma so anche che prima o poi dovrò farlo.. così mi armo di coraggio e mi dirigo verso la cucina facendola finita subito.

In cucina trovo una Juliet intenta a preparare il pranzo. Le faccio un cenno gentile con la testa e poso subito lo sguardo alla macchina del caffè, ne bevo veramente troppo. "Ehm.. signora Juliet.. dove trovo lo zucchero?" Chiedo imbarazzata. La donna si volta immediatamente verso di me con gli occhi sgranati. "Signora Styles, cosa sta facendo?" Chiede tutto d'un fiato avvicinandosi velocemente. "I-io.. stavo.. io volevo un caffè". Non potevo? Dovevo chiederle il permesso forse? Oddio non ci capisco niente.

"Signora, poteva chiedere a me glielo avrei fatto io. Non esiste che i padroni di casa si servono da soli." Mi spiega gentilmente. "E.. chiamami Juliet tesoro" aggiunge mentre zucchera il mio caffè.

"Juliet.." ripeto. "Io, davvero sono onorata. Ma come ho già detto anche ad Harvey.." prendo parola appoggiandole una mano sulla spalla dolcemente. "Io non sono abituata ad essere servita e non mi piace l'idea di disturbare qualcuno per qualcosa che posso fare io". Concludo prendendole la tazza di caffè dalle mani e ne bevo un sorso. La donna non aggiunge altro, e proprio come l'uomo di prima, mi guarda confusa e meravigliata.

"Non sborso stipendi assurdi per niente alla fine del mese Isabel" sbuca all'improvviso Harry alle mie spalle, interrompendo quello che dovrebbe essere il mio momento caffè/relax.

Sono seduta su un alto sgabello vicino all'isola in cucina e quasi il caffè non mi va di traverso. Harry è appoggiato allo stipite della porta e mi guarda serio, sguardo duro e ghiacciato con le braccia e i piedi incrociati. "Io non voglio essere servita, ho due mani che mi funzionano abbastanza bene, posso fare le cose da me" esclamo fermamente.

Harry ride sarcastico e si avvicina all'isola prendendo posto sull'altro sgabello. "Juliet" richiama la donna senza distogliere i suoi occhi dai miei, ancora freddi. "Si, signore?" Scatta subito la donna. "Potresti preparare un caffè anche per me e lasciarmi qualche minuto con mia moglie?!" - "subito signore." si mette immediatamente a disposizione la donna. Gli serve il suo caffè e lascia la cucina.

"Ecco, é così che si fa quando hai uno staff di 20 persone a tua disposizione" grugnisce disinvolto. "E adesso, io e te ci facciamo una bella chiacchierata davanti a questo buonissimo caffé."

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