𝕃𝕠𝕧𝕖 ℍ𝕠𝕥𝕖𝕝

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🔆allora... tempo fa scrissi una storia, Red Eyes, che poi cancellai, si trova ancora il mio profilo. Questa piccola scena si trovava proprio in quella storia ma siccome ricordo che mi impegnai tanto per scriverla e che era piaciuta molto, ho deciso di inserirla qui. Qualche giorno fa ho riletto quella storia l'ultima volta per poi cancellarla sul computer conservando solo questa parte. L'ho modificata un po' perché altrimenti non avrebbe avuto senso... E nulla, vi lascio leggere 🔆

Scritta nel 2022🖋️

Parole= 2800


♨️Smut♨️
Giorno 27 Giugno, 19:27, Hotel.

Mi butto sul letto di un Hotel in cui abbiamo deciso di alloggiare durante le vacanze estive.

Sono appena tornato, dopo che ero andato a comprare del cibo per cenare.

«Sono stanco morto... devo farmi una cazzo di doccia.» cerco nella valigia bagnoschiuma e shampoo, ma non li trovo. Solo adesso mi accorgo di quel rumore, del fruscio dell'acqua che sbatte prepotente. Si sta facendo la doccia.

Non l'ho mai capito. Neanche una volta. Tutti quelle esclamazioni che servono a poco, ma che incidono il suo carattere. Tutti quei sorrisi che servono a poco, ma che illuminano la mia giornata... E tutti quegli sguardi, che servono a tanto per me, ma a lui non costano niente.

Ed è in questo momento, che mi rendo conto di essere malato. Una malattia estremamente tremenda. Ti uccide. Un malanno distruttivo fino al cervello. La mattia ti trafiggeva il cuore, ti bruciava come un fuoco ineluttabile. Fende il destino. Una malattia divisa a metà, che si condivide tra due individui...

Penso ogni giorno, che forse la mia personalità è stata creata per una commedia al cinema, ma non è mai una commedia quando si è malati d'amore. È perché fa sempre più male dentro, un male che fa così tanto bene da morirne.

E sento ogni giorno, al suo tocco, il rumore dei pianeti quando si spostano, e il vento che soffia facendo volare gli aquiloni, che si tengono stretti alla luna, volando in eterno, ma imprigionati in qualcosa che li rende più liberi.

E giuro ogni giorno, che lo porterò in quel posto; dove cammini senza toccare il suolo, e le ansie sono allergie che si curano. Passerò ogni giorno a giurare di bruciare, per qualcosa che veramente ne vale la pena.

E vorrei che un giorno, giurare di morire per qualcuno sia più semplice. Ma infondo, restare a contare le stelle sulla terra, non è tanto male, anziché fare parte di esse.

Mi piazzo difronte la porta del bagno. Sento il rumore dell'acqua sbattere contro le piastrelle, stavolta più forte, il fruscio della spugna che preme sulla sua pelle i respiri che emette.

Le mie dita toccano la maniglia, l'abbassano lentamente, come se m'importasse di ogni singolo movimento. l'acqua improvvisamente si ferma. Sento il rumore della tendina che viene spostata, il portasciugamani cigolare, e l'acqua del rubinetto che scorre.

Apro la porta e mi guarda con la coda dell'occhio mentre si lava i denti. Ha il cappuccio dell'accappatoio che gli copre la testa.

«Mhm?» prova a dire qualcosa e parlare con la bocca piena di dentifricio, ma non la bocca impastata non si capisce nulla.

«Uhm?» si ripulisce la bocca e parla.

«Perché non mi hai aspettato in camera? Ti manco troppo vero? Ovvio! Come faresti senza di me!? Niente!» sghignazza.

Mi guarda negli occhi, e noto qualcosa di diverso nel suo viso: le ciocche che sgorgano dalla fronte, sono più scure, non il solito rosso fuoco che sono abituato a vedere, ma  decisamente più intenso.

Kiribaku  One Shot Where stories live. Discover now