Capitolo 60 - Cain

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Quando il mio Cavaliere ha esposto la sua idea ammetto che perfino io ho faticato a capire come reagire, diviso tra l'ammirazione per il suo spropositato coraggio - perché solo da un coraggio senza limiti può nascere una simile, folle trovata - e il timore per tutte le mille cose che potrebbero andare storte.

L'epoca in cui le famiglie Umane accoglievano onorate al loro desco noi Sangue Fatato è finita ormai da secoli. Cosa potrà mai esserci per noi, tra noi, durante questa cena? Imbarazzo? Tensione? Una rabbia strisciante e a stento nascosta in grado di avvelenare l'atmosfera?

Un poco di tutte queste cose messe assieme presumo. La madre di Coco forse potrebbe essere in grado di accettare me e i Guardiani, ma suo padre...

Eppure devo avere fiducia. In lei, nel mio Cavaliere, e rispettare il suo desiderio di condividere questo pasto con una famiglia che si appresta a lasciare. I Guardiani hanno compreso e non hanno mosso obiezioni. Ho visto balenare sul viso di Shiver un riflesso dei miei medesimi timori, eppure non ha eccepito. Se capiscono loro, come potrei non farlo io?

Sì, si tratta di avere fede. Nell'amore di una figlia per il padre, e in quello del padre per la figlia. Questo posso farlo.

La cena giunge puntuale, consegnata calda e fumante prima dell'arrivo del padre di Coco, e noi tutti ci raduniamo nel luogo scelto dalla padrona di casa per il nostro desinare.

La madre del mio Cavaliere ha allestito allo scopo un lungo tavolo di legno che fa bella mostra di sé nel giardino sul retro. Il posto, con l'erba forse troppo lunga punteggiata da fiori selvatici e i roseti che crescono irruenti ai bordi ha un aspetto che incorre nella mia approvazione. Non ho mai amato i giardini troppo curati, trovo sia giusto lasciare alla natura lo spazio per esprimere la propria incontenibile energia vitale senza volerla soffocare costringendola all'interno di canoni estetici prestabiliti.

La tavola è coperta da una tovaglia a scacchia bianchi e rossi, apparecchiata con stoviglie semplici. Bene. Anche i troppi formalismi mi stanno indigesti.

Quando ci vede arrivare, la madre di Coco ci dedica un sorriso nervoso, gli occhi azzurri e limpidi che corrono rapidi da un viso all'altro, per poi soffermarsi su quello della figlia. Pure Coco è agitata, ma si sforza di rivolgerle un sorriso rassicurante.

Per un momento la donna rimane in piedi, immobile, le braccia inerti lungo i fianchi, indecisa sul da farsi.

Decido di rompere il ghiaccio. Mi faccio avanti e, facendo sfoggio del mio sorriso più garbato, le porgo la mano.

«Signora» le dico «temo che le circostanze ci abbiano privati dell'occasione di una presentazione formale. Mi permetta dunque di rimediare. Il mio nome è Cain e, come già sa, sono il...compagno di sua figlia».

"Compagno". Un termine equivoco dai molti significati, ma decisamente meglio che "Vampiro". Non ci tengo a sottolineare ulteriormente la mia estraneità al suo mondo, fatto del quale so che lei è già dolorosamente consapevole.

Lei, finalmente, si lascia andare a una risata che, ne sono certo, deve essere incredibilmente liberatoria. Stringe la mia mano, e la sua trema appena.

«Io sono Elisa Barin, la madre di Coco, come tu già sai».

Sulla scia del mio esempio, anche Shiver si fa avanti per stringere la mano alla donna.

«Il mio nome è Shiver e loro» continua, indicando uno a uno i suoi compagni «sono Lullaby, Dark, Moonshine ed End. Grazie di cuore per la sua squisita ospitalità, non so dirle quanto significhi per noi».

Le guance di Elisa si imporporano appena. «Oh...beh...è un piacere per me» dichiara alla fine. Sorprendentemente sembra quasi che lo pensi davvero.

Il suono improvviso del campanello giunge con impeccabile tempismo a sconvolgere la quiete appena ritrovata, e io vedo il panico affiorare repentino sul volto di Coco. Anche sua madre lo nota, e in un attimo tutto in lei, la sua postura e l'espressione del viso, muta di colpo. Raddrizza la schiena, e ora il suo sguardo è calmo, fermo. Impressionante quanto rapidamente il panico della figlia abbia risvegliato la sua sicurezza. Ora è calma, perfettamente padrona della situazione.

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