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Taehyung aspettò l'arrivo della madre a casa, per informare che aveva trovato un lavoro, e che l'indomani sarebbe stato il suo primo giorno lavorativo dopo tanto tempo.

Aveva preparato una cenetta carina, e festeggiato tutti e tre insieme,felici della notizia.

Poi, Christopher, aveva mandato un messaggio contenente l'ora e la via.
Taehyung sbiancó appena, doveva iniziare alle sei, così che la colazione fosse pronta per le sette e mezza.
E la sua routine? Che fine avrebbe fatto?
Non poteva di certo rifiutare un lavoro per la sua camminata mattutina.
Sbuffó appena, con le labbra strette tra i denti “Guarda te se mi devo svegliare alle quattro per camminare..” borbottó mandando un pollice al cugino, prima di buttarsi sul letto, doveva addormentarsi presto, d'ora in poi, o non sarebbe riuscito a fare nulla.
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Alle quattro, puntuale come un orologio Svizzero, la sua sveglia suonó, facendolo saltare letteralmente dal sonno;
Cadde col sedere per terra, causando un tonfo e un male atroce al suo povero didietro.
“Iniziamo alla grande, vedo” borbottó tra sé e sé, fuori stavano da poco uscendo le prime luci della giornata.
Con molta fatica, si alzò, si vestí comodamente, lasciando un biglietto sulla tavola che avvisava le due donne.
Aprì la porta di casa, l'aria fredda colpì direttamente il suo viso, facendolo sbuffare appena.
In mente una scaletta ben precisa da seguire: sveglia alle quattro, camminata fino alle cinque e venti, poi avrebbe fatto colazione e preso la corriera, fino ad arrivare in orario a lavoro.
“Ok Taehyung, ci riuscirai” si convinse da solo, iniziando con la routine.

“Quel ragazzo doveva essere qui cinque minuti fa..” borbottó la donna che si occupava delle pulizie, a casa Jeon.
L'adolescente dormiva ancora, mentre il padrone di casa  stava facendo una doccia calda e rilassante.
Il campanello suonó, la donna subito si avvicinò alla porta, aprendolo.
“Buongiorno, scusate il ritardo” disse velocemente, facendo un piccolo inchino, Taehyung, portando i capelli dietro le orecchie, la corriera aveva fatto ritardo e così anche lui.
“Spero non ricapiti più, ora mi segua, le spiego tutto..” disse iniziando a camminare, la casa era enorme, moderne e nei toni chiaro-scuri.
“Il menù settimanale viene scelto dal signor Jeon ogni fine settimana, essendo che in famiglia sono molto atletici..” iniziò a spiegare, quella casa sembrava così spenta, come se l'armonia fosse stata tutta prosciugata.
“Lei è la signora Jeon?” domandó innocentemente, seguendola velocemente, passarono per un salotto, un corridoio e poi fino alla cucina che aveva una portafinestra che mostrava la piscina di casa.
“No, assolutamente, la signora Jeon non abita più in questa casa da molto, moltissimo tempo, io sono la domestica, pulisco la casa e la gestisco, qui abitano solo il Signor Jeon e suo figlio, lei dovrà fare da baby-sitter e da cuoco, nulla di più” gli indicó la cucina e poi l'elenco.
“Ah, deve fare anche la spesa, ora vado, devo finire delle cose, se ha delle domande non esiti a chiedere, sono Somi” accennò un piccolo sorriso prima di lasciarlo solo.
Non aveva mai visto una casa, ma soprattutto una cucina così bella, seppur senza carattere, era tutto così standardizzato, senza nessuna spezia o cuociriso sul bancone.

Il ragazzo si avvicinò, toccando i mobili con una mano.
Lesse la colazione del giorno, aggrottando le sopracciglia: porridge d'avena con frutti di bosco e spremuta d'arancia, sotto, alcuni allergeni.
A quanto pare il figlio dei Jeon era intollerante al lattosio.
Mise un grembiule marrone che era appeso ad un gancio lì vicino, lavandosi poi le mani.
Cercò gli ingredienti e degli utensili.
Avrebbe messo il suo tocco magico in ogni piatto, o altrimenti sarebbe morto di monotonia.
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Jeongguk aveva appena finito di fare una doccia calda e rigenerante, dopo essersi allenato per più di un'ora.
Era nella propria cabina armadio, mentre cercava una cravatta abbinata con i suoi vestiti, toccando con le dita il tessuto liscio.
I capelli ancora bagnati, mentre toccavano la fronte ampia.

Aveva sentito il campanello suonare, esattamente sei minuti in ritardo, alzando un sopracciglio, odiava i ritardatari.
Almeno sperava cucinasse bene e che suo figlio, per una volta, avrebbe gradito una baby-sitter.
L'uomo mise i boxer, la camicia e i pantaloni, mentre si guardava allo specchio che aveva di fronte.
Un uomo, quasi quarantenne, solo.
Ecco cosa vedeva, accennò un sorrisino.
Almeno era ancora un uomo sexy.
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In una camera poco lontana, suonava adesso la sveglia di Soobin, che dopo varie sveglie si era alzato.
Pur avendo solo sedici anni, già era molto alto, un metro e ottanta, aveva preso dal padre che aveva quei dieci centimetri in più.
Mise gli occhiali neri, spessi, per abituare l'occhio alla luce mattutina,toccandosi le guance ancora morbide data la giovane età.
Pronto ad infastidire e mandare via la sua prossima baby-sitter

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Secondo capitolo finito.
Come inizio vi piace? Avete dei consigli?

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