Capitolo 36. Bodie

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Il mese che ho passato a casa di Ryss è stato di gran lunga il più lungo della mia vita, ma tutto sommato neanche il peggiore. O meglio, la parte peggiore non era stare a casa loro, ma tornare alla mia. In un paio di giorni ho raccolto le mie cose, mentre tutti erano fuori, e l'ultima volta che ci sono tornato mi sono permesso di indugiare un momento e ripercorrere tutta la casa, stanza per stanza, osservando la mia camera in cui di me non è rimasto nulla, quelle dei miei fratelli e dei miei genitori, il salotto, la cucina, persino i bagni. È stato come essere uno sconosciuto che torna in un posto del suo passato, è stato bruttissimo. Ma non è stata neanche questa la parte peggiore; non è stato guardare il frigo tappezzato di fogli e fotografie, né sedermi per l'ultima volta nel salotto dove ho passato gran parte della mia infanzia. No. La parte più difficile è stata lasciare le chiavi sul mobiletto prima di uscire, tirandomi dietro la porta, sapendo che non sarei potuto più entrare senza citofonare come un vero sconosciuto.

Ancora peggio di tutto questo, però, è andare in chiesa o in qualsiasi altro posto. Spesso torno in libreria, al supermercato o in parrocchia, ma è tutto cambiato. Le persone che prima mi volevano bene, mi salutavano con allegria e mi chiedevano come stavo, adesso mi schivano e mi trattano con sufficienza, qualcuno persino con cattiveria.

Adesso lavoro all'Hot Spot, il locale dove io e Ryss siamo andati a mangiare la prima volta. Mi hanno preso part time, ma da un lato è meglio, perché ogni volta che qualcuno della San Christopher entra e viene ad ordinare qualcosa mi sento morire. Non è con cattiveria o sufficienza che mi parlano, no, anche peggio, con disprezzo. Si può ordinare un caffè con disprezzo? Lavorando lì, ho scoperto di sì.

Una mattina mi sono persino attentato ad andare al sermone della domenica, ma la mia famiglia non mi è stata molto di aiuto. Mio padre mi ha ignorato deliberatamente, mamma, Delilah ed Elias mi hanno salutato quasi di soppiatto, prima di raggiungere la panca su cui sediamo sempre. Io mi sono seduto in fondo, lontano da loro, e ho ascoltato il signor Wasser suonare l'organo. È stato come non essere più qui, come non appartenere più a niente.

Stamattina non sono andato a lezione, per riprendermi dalla sbronza di ieri sera, e invece ho preso l'autobus per andare in chiesa. Prima però voglio passare al mini-market che c'è poco lontano da casa mia. Mangio tutto quello che mi danno a casa di Ryss senza problemi, ma ogni tanto, con il mio denaro, vado a comprarmi qualcosa che mi ricordi casa. I cereali, per esempio, li prendo qui, e fortunatamente conosco abbastanza bene gli orari dei miei genitori per riuscire ad evitarli.

Ci vado a piedi, al mini-market, godendomi l'aria di maggio e il mio stomaco ancora un po' sconvolto. Vorrei chiedermi come mai ho bevuto tanto, riflettere su quale sia il problema che mi assilla, ma già lo so quindi non c'è niente da pensare.

Spingo la porta e borbotto un buongiorno, che riceve una flebile risposta da qualcuno nascosto dietro gli scaffali, un suono coperto dalla campanella che tintinna quando apro la porta. Questo posto non cambia mai. A destra della porta c'è la cassa e dietro di essa i pacchetti variopinti di sigarette e le riviste che sono le stesse dagli anni novanta - quando ci venivo da piccolo, mi divertivo ad osservare quei visi appena comparsi che ora conosco a memoria. Per il resto, è pieno di scaffali indicati da piccoli cartellini azzurri; non è un posto abbastanza grande per perdersi e tutti possono vedere cosa stai comprando.

Oggi c'è meno gente del solito. A parte Rosalin, che lavora qui fin da quando ero piccolo, e la Signora Highton, l'infermiera della scuola, nascoste dietro uno scaffale, c'è un gruppo di anziani che dibatte su una particolare marca di pasta e una madre con due ragazzini. Conosco tutti, il che mi mette piuttosto a disagio. Mi fissano per un momento, poi distolgono lo sguardo per cortesia, ma so cosa stanno pensando.

Mi dirigo a testa bassa verso lo scaffale dei cereali e poi passo a prendere del sugo al pomodoro - che mi ha chiesto Ryss quando mi ha visto uscire con lo zaino, perché ovviamente sapeva che sarei venuto qui - e dei Crackers. Esito un momento tra gli scaffali, poi prendo un respiro e raggiungo la cassa, mettendomi in fila dietro la Signora Taylor, che ultimamente si è dimostrata una delle mie più fervide hater. Con lei c'è suo marito, che invece è stato più benevolo nei miei confronti, e gli altri tre signori che erano con loro aspettano poco più in là, come dei cani da guardia.

All That ShinesWhere stories live. Discover now