Capitolo 11.

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<<Ma perché no?>>.

<<Perché no, Amber. Che ti piaccia o no, sono io la tua tutrice e non approverò questa pazzia. Sei troppo piccola, troppo inesperta. Potrebbe succederti qualsiasi cosa, il peggio, lo capisci o no?>>.

Alzai gli occhi al cielo, spazientita. I discorsi filosofici di Kezia stavano iniziando a darmi altamente sui nervi. Non ne potevo più della sua "iperprotettività", che in realtà veniva utilizzata come scusa per non lasciarmi fare niente. Comprendevo la sua paura, ma avrebbe dovuto lasciarmi andare prima o poi e io sentivo con tutto il mio cuore che quel momento fosse arrivato nell'esatto istante in cui Reepicheep ci aveva annunciato che i quattro fratelli erano sani e salvi, sulla strada per arrivare al Bosco Dell'Ovest.

Subito dopo l'annuncio fatto dal topo, Orejus era corso fuori a conversare con il passero, per farsi dare maggiori dettagli ed assicurarsi la veridicità delle informazioni, mentre Katrine mi aveva riaccompagnata al pianterreno, dove avevo iniziato a strillare ripetutamente il nome della Saggia Kezia, a cui sapevo di dover dare la grande notizia.

Non appena la trovai, intenta a leggere un libro seduta comodamente su uno degli immensi divani del soggiorno, lei mi guardò da subito con espressione contrariata. Fu allora che capii che nemmeno davanti a tale evidenza, mi avrebbe permesso di uscire fuori per reclamare i miei doveri di Regina.

<<E lascia che mi succeda il peggio, allora, Kezia! Dovrò pure iniziare a fare le mie esperienze prima o poi, no? Mio padre non mi ha fatta rimanere al sicuro per quattordici anni della mia vita per prepararmi al meglio a questo momento, solo per poi vedermi rifugiata in casa, impotente. Sei la mia tutrice, si, ma questo non mi impedisce di esprimere la mia opinione>>.

<<Vai allora, esprimi la tua sciocca opinione. Sono tutt'orecchi>>.

<<Io vorrei solo radunare le mie truppe ed andare alla Tavola di Pietra, accamparmi nel Bosco Dell'Ovest, e aspettare l'arrivo degli umani. La guerra contro la strega è ormai vicina e questo lo sai anche tu. Ho aspettato questo momento per tutta la vita ed è finalmente arrivato! Perché dovrei perdere del tempo per "restare al sicuro"? I ragazzi sono qui, ora possiamo sconfiggerla, insieme. Non mi succederà niente>>.

La mia fata madrina scosse la testa e si alzò lentamente dal divano sopra il quale stava seduta fino a pochissimi istanti prima, si avvicinò a me e mi prese delicatamente il viso fra le mani, accennando un sorriso preoccupato.

<<Tesoro, sono felice che tu sia così tanto fiduciosa, ma vedi, io sono spaventata e non lo nego. Non voglio che ti succeda niente di male, non potrei mai perdonarmelo. Ti ho cresciuta per tutti questi anni e per me... per me sei come una figlia. Io lo so benissimo che dovrei permetterti di prendere le tue decisioni, dovrei lasciarti al comando, come aveva prestabilito il grande Aslan nel patto che fece con me e le tue altre fate madrine: "Nell'unico e solo momento in cui i due figli di Adamo e le due figlie di Eva appariranno su queste terre, mia figlia assumerà il controllo totale del regno e potrà governare senza essere più affiancata da alcuna figura esterna. Avrà l'importante compito di guidare gli umani nella battaglia contro Jadis, e lo dovrà portare a termine da sola", parole esatte, ma è più forte di me. Sarò egoista, ma preferisco farmi odiare da te piuttosto che perderti>>.

<<Kezia, devi ascoltarmi. Io capisco la tua paura, anche io ne ho molta, fin sopra i capelli. Ho il timore di non essere abbastanza, di fare qualche casino irreparabile, di fallire. Ma niente di tutto questo è anche solo minimamente paragonabile alla mia ambizione di diventare quello che non mi è mai stato reso possibile essere. Voglio rendere mio padre fiero di me, voglio rendere il mio popolo fiero di me e, soprattutto, voglio porre fine alla cattiveria disumana di mia madre. Io voglio, anzi, devo liberarvi tutti dalle immense sofferenze che mia madre ha costantemente arrecato a queste terre e alla sua gente. Io sono pronta>>.

Le Cronache Di Narnia - Il Leone, La Strega e L'Armadio || Edmund PevensieWhere stories live. Discover now