35. Oltre il limite

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[Papà] [Martedì pomeriggio 4/06/2019]

"In piedi", gli dico senza perder tempo. Mi rimetto al mio posto, stendo adesso l'asciugamano per bene sulle mie cosce. Il piccolo mi si mette davanti senza attender ordini, ormai è diventata una routine, un gesto che ha inconsapevolmente acquisito.

"Ma... quante?", mi domanda, mentre afferro il bordo dei pantaloni della tuta e li tiro giù, rivelando gli slip di Batman. Non gli piacerà la risposta... ho deciso di non dargli un numero prefissato di colpi. Avrei potuto contare tanti colpi per gli anni, come faccio a volte con i gemelli e come faccio sempre con Ricky, quando uso la cintura, ma... questa volta, me lo ripeto ancora, sarà una cosa lunga.

"Quelle che servono. E ti ricordo che ne devi prendere per due volte, dato che hai provato a nascondere la nota".

"Ma te l'ho detto, non pensavo che..."

"BASTA!", tuono, e il piccolo sussulta. "Ancora con queste storie. Sulle mie gambe, muoviti", ordino con durezza. Spero che la smetta di protestare, che si lasci andare, anzi. Accolgo mio figlio sulle gambe, di nuovo in posizione, e ancor più di prima faccio ben attenzione a tenerlo stretto, impugno il righello e prendo la mira.

WHACK!

Assesto una bacchettata decisa sulla parte superiore delle natiche, colpendole entrambe. Giulietto urla e rizza la schiena, non perdo tempo e riprendo subito a colpirlo, uno, due, tre rapidi colpi, sullo stesso punto. Mi fermo e lascio che Giulio riprenda fiato, si è contratto tutto.

"Morbido, Giulio, se no ti fai male", gli dico con voce calma, prima di riprendere.

WHACK! WHACK! WHACK!

Sferro colpi secchi e veloci, che producono un rumore capace di sferzare il silenzio, comunicando tutto il dolore impresso su mio figlio.

"WAAAHHHHH! BAAAH!", ed ecco che, un po' in anticipo sulle previsioni, scoppia a piangere, iniziando anche a scalciare. Gli riporto le gambe in posizione orizzontale, poi allargo le cosce e lascio che le gambe scivolano a terra, così da incastrarle tra le mie, stringendole in una morsa, mentre si lamenta.

Colpo dopo colpo, mi vado spostando sempre più in basso. Quando colpisco la parte più inferiore dei glutei, in cui l'elastico degli slip lascia trasparire il rossore della pelle, il piccolo urla di nuovo e si agita, è tutto un fremito, piagnucola rumorosamente.

Decido di sospendere, e dargli il tempo di riprendersi un poco. Osservo il suo sederino, un fremito che lo scuote, così come le cosce, la schiena, percorsa da un'ondata di brividi, poi poco a poco si rilassa, i muscoli si ammorbidiscono. Ne approfitto e gli rifilo un paio di bacchettate a tradimento, che lo fanno urlare sguaiato, il pianto riprende intensità. Metto da parte un attimo il righello, porto la mano nuda sugli slip, sento chiaramente il calore emergere, così come il rossore che traspare dal tessuto e che tinge l'area circostante, la pelle nuda. Decido di mollargli qualche sculaccione veloce, prima di sfilargli le mutandine.

"Questo" SPANK! "E' per..." SPANK! "...la nota" SPANK!

"OWWWWW!!" ulula, in preda al dolore, al disagio. Approfitto del momento per artigliare le dita e tirargli giù gli slip, un attimo dopo si agita, ma è troppo tardi, il sedere, già bello rosso, con delle evidenti striature più scure, è ormai denudato, mi aiuto con l'altra mano e lascio scorrere gli slip fino ai piedi, poi, per tenerlo buono, gli rifilo due sculaccioni veloci con la mano, al centro del sedere nudo.

"Fa male papiiii!"

"E certo, sciocchino", replico a stretto giro. "E ora farà ancora più male".

"N-no aspetta aspettaaaa..." WHACK! "AHIAAAAAA!"

Le nuove regole di papà (vol. 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora