Capitolo 32

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Pov's Norah

Le parole di Fanny contiuano a riaffiorare nella mia testa, so che lei sarebbe felice sapendomi cosi lontana da Milano.
Costretta a fugire come una delinquete, eppure non ho ucciso nessuno.
Non capirò mai il loro accanimento nei miei confronti.
Mio fratello ha sempre fatto ciò che voleva,o almeno gli hanno concesso tutto ciò che lui chiedeva, in cambio di ciò che loro gli chiedevano.
La paura di essere trovata da loro, mi ha spinta a fidarmi del dottor Aslan.
Avrei preferito non farlo, ma non gli passerà nemmeno per l'idea ai miei genitori, di venirmi a trovare in Turchia.

"Norah, gradisci qualcosa da bere?"

Burak mi guarda mentre si versa del liquido dorato nel bicchierre.
Si è sbottonato due bottoni della camicia,gli innumerevoli tatuaggi sbucano sul suo petto, ha l'aria del diavolo tentatore.

"Un bicchiere di acqua, grazie."

Sono cresciuta in mezzo alla richezza, ma non ho mai visto tutto questo lusso.
L'arredamento è totalmente elegante,la cucina spaziosa è ben accessoriata e collegabile con il pozzetto per creare un pratico open space che permette di godere di una vista mozziafiato.
Continuiamo a spostarci in mare aperto, respiro profondamente e l'odore del mare mi penetra nei polmoni.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal rumore delle onde.

"Sediamoci da questa parte.
Tieni l'acqua."

Mi porge il bicchiere e si sposta verso i divanetti fuori.
Pogia il suo bicchiere,si siede e aspetta che lo segua.
Quante altre persone sono presenti?
Non ho esplorato tutto lo jacht, mi sono limitata alla cucina.
Non intendo varcare altre stanze.
Mi ha assicurato che sono una quindicina di minuti, a me sembra che ne siano passati più di una quindicina.
Il mio cellulare mi ha abbandonato, si è spento totalmente.

"Tra quanto arriviamo?"

Burak sussulta, lo vedo nervoso.
Si gratta il mento e rimane in silenzio.
I miei battiti stanno incominciando ad accellerare, perché se ne sta zitto?

"Norah, a dire il vero non c'è nessun cadavere da analizzare.
E' stato l'unico modo per convincerti.
Voglio essere sincero, non ho cattive intenzioni."

Mi alzo di scatto e rischio di far rovesciare il mio bicchere.
Cosa significa?
Vuole essere sincero dopo che mi ha ingannata?
Che razza di squilibri ha?

"Portami subito indietro, non ti azzardare più a fare una cosa del genere.
Se non mi avessi ricattata con il mio lavoro, non sarei mai venuta lontanamente.
Che ti è passato per la testa?
Cosa pensi di fare?
Mi stai rapendo?
Dove stiamo andando?
Burak, ferma subito questo coso."

Urlo a più non posso, tento di trovare una soluzione.
Non mi importa se ci sono altre persone, che sentino pure ciò che vuole farmi il dottor Aslan.
Non ha altro a cui pensare?

"Norah, abbassa la voce.
Siediti,dobbiamo parlare."

Mi infurio ancora di più.
Incomincio a non sopportare di dover stare bloccata qui dentro,con lui.
E' se fosse malintenzionato?
Lui e Parma si sono messi d'accordo per caso?

"Io non ho nulla da dirti.
Perché ti sei fissato con me?
Si può sapere che cavolo vuoi dalla mia vita?
Cosa volete?"

Il suo volto incomincia a scurirsi dalla rabbia.
Non mi importa se mi strozza, non mi starò zitta.
Non mi fa paura, ma le sue cattive intenzioni si.
Se voleva parlarmi bastava chiederlo, gli avrei detto di no.
Non mi piace la sua insistenza, non mi piacciono i suoi modi di fare.
Accende una sigaretta e si appoggia.

"Affronta i tuoi problemi.
Perché lasci gli studi?"

Gli ho già risposto a questa sua domanda, perché ribadarila.
Perché rapirmi?
Cerco di fuggire dalla mia famiglia e vengo catturata da un uomo squilibrato.
Avrei preferito essere trovata dai cagnolini di papà.

"Fatti gli affari tuoi.
Portami indietro, non voglio più dirtelo.
Lasciami in pace, lasciatemi in pace tu e il tuo collega Parma.
Me ne tiro fuori io, non vi litigate più.
Sembra che state facendo una gara a chi urina, più vicino a me."

Si scombina i capelli, ha davvero un aria stanca e esausta.
Ridacchia maleficamente e continua a bere il suo liquido che presumo sia wisky.

"Io non gioco con nessuno, non competo con nessuno,Norah.
Ho già tutto quello che voglio, non vedi?"

No, non vedo altro che malinconia, nei suoi occhi.
Quindi non potrà essere un esempio per me.
Nonostante abbia tutte le ricchezze che vuole, è triste dentro.
Marcio, come la mia famiglia.
Ricchi come loro, vanno sempre altre.
Certamente un medico legale può permettersi determinati lussi, ma non lussi del genere.
Locali, jet, jacht e chissà cos'altro ancora possiede.
Non sono una donna che si sofferma sulle apparenze, però con lui mi risulta difficile.
Infondo non è diverso da Parma, il tempo so che mi darà la risposta.

"Siediti, parliamo e non voglio più dirtelo.
Non ti porterò indietro,sino a quando non mi dici ciò che Parma vuole,perché hai abbandonato il locale e perche stai lasciando gli studi.
Tre domande, tre risposte e si torna a casa."

Quale casa?
Io non ho più una casa, non ho più una famiglia.
Sono sola, con la mia seconda mamma Fanny.
Mi sento in colpa ad averla lasciata li, con quei pazzi.
Ha venticinque anni che vanno avanti, costruendosi delle maschere.
Non ho mai conosciuto i loro volti.
Non so più chi siano, ho paura.
Probabilmente non capirebbe nemmeno la mentalità della mia famiglia.
Viviamo in due mondi diversi, per loro sono altri i problemi.

"Perché ti importa sapere cosa vuole Parma?
Non capisco, non intendo fare una seduta liberatoria con te.
Non credo sia tu la persona adatta, di cui dovrei fidarmi.
Non credi?
Mi hai ingannata, mi hai portata qui con la scusa che mi avrebbero radiata.
Ti diverti con tutte le studentesse cosi?"

Mi inchioda con il suo sguardo, i suoi occhi verdi mi penetrano in maniera tagliente.
Un brivido mi percorre la schiena.
Il leggero venticello che entra mi scompiglia i capelli e tento di domarli.
Lui continua ad assorbire alcool come se fosse una spugna.

"No, Norah, per chi mi hai preso?
Ti ho sentito sconvolta, mi andava di aiutarti.
Se ti avessi chiesto di vederci, mi avresti detto no.
Cosi è stato più facile, la prossima volta non so cosa mi dovrò inventare."

Picchietta il suo indice nella tempia.
L'alcool comincia a fargli effetto e non mi piace per nulla.
Mi sono seduta di fronte a lui, siamo faccia e faccia.
Mi osserva ancor di più, dilata i suoi occhi verdi e si avvicina con la faccia.

"Nulla, non devi fare nulla.
Non ho bisogno di aiuto.
So cavarmela da sola."

Indietreggio e lui sorride a dismisura.
La cosa lo diverte?
Le mie guancie stanno prendendo fuoco.
Scoppia a ridere e si porta una mano fra i capelli.
Non riesco più a guardarlo, sono in totale imbarazzo,voglio allontanarmi.

RESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora