4.

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Dylan.

Sentì il fuoco divampare sulla guancia e le pupille dilatarsi. Fissai quella stronza che mi aveva appena dato uno schiaffo, non solo davanti ai miei amici, ma davanti all'intero istituto. L'afferrai per un polso stringendo forte, più del dovuto, sperando di farle male.

«Sei uno stronzo!» Urlò con gli occhi iniettati di rabbia, sull'orlo delle lacrime.

Se lei era arrabbiata per chissà quale stupido motivo, io lo ero molto di più per quello che aveva appena fatto.

«Non ti permettere mai più.» Digrignai a denti stretti, calandomi sul suo viso.

«Come hai potuto farmi questo? Andare via con un'altra? Non ci posso credere! Sei uno schifoso!» Continuò ad urlare. «Con quella bionda novellina!»

Sbattei le palpebre perplesso e mi guardai intorno; Michael, James, Jeremy e Feya ci stavano guardando come se fossero in prima fila ad uno spettacolo privato.

Calai gli occhi su Tessa e mi avvicinai di più al suo viso.

«Quella bionda.» Sottolineai a denti stretti. «É la figlia di Richard, la ragazza di cui ti ho già parlato, siamo solo tornati a casa perché non si sentiva bene.» Le spiegai mollando la presa e facendola barcollare indietro. Non era proprio la verità, ma andava bene lo stesso per farla stare buona.

Tessa spalancò gli occhi, cambiando completamente espressione, si tirò leggermente indietro.

«Io.. Io... Scusa, non sapevo fosse lei.»

«La prossima volta, prima di fare stronzate, usa quella cazzo di bocca per chiedere delle spiegazioni!» Alzai la voce, attirando l'attenzione.

Michael mi prese per le spalle e mi tirò indietro.

«Andiamo amico calmati, stai facendo una scenata.» Mi disse, cantilenando al mio orecchio.

Mi scrollai dalla sua presa, infastidito dal fatto che mi stesse toccando. «Mollami, cazzo!»

Jeremy si alzò e batté le mani per aria.

«Lo spettacolo é finito, potete tornare a farvi i cazzi vostri.» Si riferì a chi ci stava fissando.

Scossi il capo, mi passai una mano tra i capelli e voltai le spalle camminando a passo svelto.

«Dylan!» Michael mi circondò al volo le spalle con un braccio, e mi sbatté una mano sul petto mentre ci dirigevamo in caffetteria. «Che ti prende, amico? Ci siamo svegliati male questa mattina?»

«Come si permette quella stronza a trattarmi così? Mi ha dato uno schiaffo, che vada a farsi fottere da qualcun'altro! Con chi pensa di avere a che fare?» Alzai la voce, gesticolando.

Michael mi bloccò, mi fece voltare, e appoggiò le mani sulle mie spalle fissandomi negli occhi. Stavo per dargli una testata, dritta sul naso.

«Respira amico, respira.» Mi ordinò, intensificando l'azzurro cielo dei suoi occhi su di me. «Sai che per il momento non puoi mollarla, vero?»

Lo guardai socchiudendo gli occhi e serrai la mascella.

Odiavo fare il lavoro sporco e stare con lei anche se non provavo nulla, ma aveva ragione. Eravamo ad un passo dall'essere ammessi nel NBA, e poi avremmo scalato la vetta nei Lakers. E questo poteva esistere solo grazie al padre di Tessa, che mi aveva messo in contatto con uno dei soci più importanti della società.

Fino ai tuoi occhi - Secondo volumeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora