21.

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Devon.

Mi tremavano le mani. Era come se qualcosa mi avesse squarciato il petto e stessi sanguinando.

Non ho più bisogno di te, Devon.

Dolore.

É troppo tardi adesso.

Ancora dolore.

Lei era davanti a me, mi fissava con quegli occhi spenti e mi stava odiando. Così tanto da uccidermi lentamente, così tanto da farmi soffrire come mai prima di all'ora, da sopprimermi fino a farmi mancare l'aria, proprio come mi meritavo di essere trattato.

La scrutai attentamente, inseguendo ogni curva del suo corpo, coperto da quel vestito che non le si addiceva affatto. Lei non era quella, lei non lasciava intravedere niente, non si sarebbe mai messa addosso una cosa del genere. I capelli biondi le ricadevano disordinati in avanti coprendo lo sguardo cupo, osservai la sua faccia pallida, marchiata da quel figlio di puttana che sarebbe morto per mano mia.

Non c'ero.

Le avevano fatto del male ed io non ero con lei.

Al posto mio l'aveva difesa qualcuno che mi aveva tradito, ma che sembrava si stesse prendendo cura di lei come se gli appartenesse.

Connor sbucò dal nulla dietro di lei e le mise una mano sulla spalla, spingendola verso di sé. Mi annientò con lo sguardo, facendomi capire che non mi temeva, che non avrebbe lasciato che le facessi ancora del male. Lui, proprio lui, il migliore amico che aveva cercato di ammazzarmi, che mi aveva tradito, invece di sputarmi addosso quello che gli stava succedendo e risolvere la questione faccia a faccia.

Lui era accanto alla mia Rylie.

Com'era potuta succedere una cosa del genere?

Serrai forte la mascella e strinsi i pugni, facendo un passo in avanti.

«Non azzardarti.» Mi ordinò quel traditore del cazzo, come se avesse il diritto di dirmi quello che dovevo o non dovevo fare. «Non so se tu ci tenga o no a lei, non lo so quello che cazzo ti passa per la testa, ma basta Devon, adesso lasciala in pace.»

Sbarrai gli occhi, colpito dritto nell'orgoglio, e me ne stesi immobile lasciando che la portasse via da me. Li osservai senza dire o fare nulla, incapace di gestire il mio corpo.

Quando si chiusero la porta alle spalle sbattei le palpebre più volte, ripresi il controllo di me stesso e, infuriato, scesi quelle scale ripide per arrivare da quello stronzo di Mason, che si era riseduto al suo posto e una tipa gli tamponava la faccia pestata.

L'avrei ucciso, senza un briciolo di pietà.

«Basta!» Tuonò Collins, parandosi davanti, fermandomi. «Cerca di non esagerare, Mason ha sbagliato e tu e Jones avete fatto il vostro dovere, ma adesso basta.» Assottigliò lo sguardo su me, spingendomi indietro con una mano sul petto.

Mi passai il dorso della mani sotto il naso che mi pizzicava, serrai forte la mascella e distolsi lo sguardo da quello schifoso.

Nessuno mi diceva basta, decidevo io quando e come dire basta.

Ma non era quello il momento. Ci sarebbe stata occasione per far sì che quel coglione si pentisse anche solo di aver respirato la sua stessa aria. Non volevo rogne con Collins, quindi me ne stesi buono.

«Come fai a conoscere Connor?» Lo fissai, serrando la macella.

Non potevo ancora credere di essermelo ritrovato lì, di aver visto ancora una Connor davanti ai miei occhi, e con lei per lo più.

Fino ai tuoi occhi - Secondo volumeOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz