CAPITOLO 1

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EVELYN

Era un giorno come un altro. Un noiosissimo giorno, in cui ho una delle mie solite risonanze per controllare i miei polmoni. Ero stata dimessa dall'ospedale solo una settimana fa e, dopo neanche due giorni dalle dimissioni, erano già iniziate le visite di controllo. Le odiavo. Gli ospedali, oltre alla comunità sono sempre stati una seconda casa per me. 

Mi chiamo Evelyn ho 14 anni, ho sempre avuto problemi ai polmoni sin dall'età di cinque, quindi più o meno due anni prima di essere abbandonata dai miei genitori. Diciamo che è stato proprio questo il motivo per cui mi hanno abbandonato. Prima mi pesava il fatto di non avere una bella famiglia come tutti i bambini normali ma ormai, avendo quattordici anni ho iniziato a farci l'abitudine. Ho imparato a soffrire da sola in silenzio, senza che nessuno mi aiuti. Ho imparato a curare da sola le mie ferite. Tutti mi hanno sempre detto: 

"Cavolo...ma come hai fatto a sopportare tutti questi pesi sin da piccola?!"

 Volete veramente saperlo? Beh, la verità è che non lo so neanche io... Semplicemente quando inizi a soffrire quotidianamente, dopo un po ' diventa una cosa normale ma, in realtà, la sofferenza non dovrebbe essere la normalità per nessuno. Ogni tanto mi vengono in mente dei ricordi del mio passato, come per esempio la mia prima tac, i prelievi che mi facevano ogni giorno e anche da quando sono iniziati i miei ricoveri ho fatto amicizia con tantissimi bambini in ospedale e, tra l'altro, ho scoperto che alcuni facevano parte della mia stessa comunità. Una delle prime conoscenze che ho fatto è stata un bambino di nome Massimo e anche di sua sorella Sabrina. Massimo l'ho conosciuto circa quando avevo sei anni ed ero appena arrivata in comunità. Mi ricordo che era sera ed ero ricoverata già da qualche mesetto, e dopo la mia ecografia giornaliera ero uscita nel giardinetto vicino all'ospedale per andare a vedere il tramonto. Quando ad un certo punto, vedo che escono due bambini, un maschio e una femmina. Il bambino era seduto su una sedia a rotelle e la bambina lo stava portando vicino alla panchina dove ero seduta io. Ovviamente, una delle prime domande che gli avevo fatto era stata: 

" Ma perchè sei in sedia a rotelle?"

Se ci penso ora, ovviamente penso che questa sia una delle domande che in realtà potevo evitare di fare, ma comunque ero piccola, quindi certe cose se mi venivano in mente le dicevo. Lui, in verità, non mi aveva risposto, ma lo aveva fatto sua sorella dicendo:

 " Lui ha una malattia chiamata ipossia. Il suo corpo non produce abbastanza ossigeno e quindi, non arrivandogli alle gambe, non riesce a camminare "

"Ah cavolo mi dispiace..."

 Era l'unica cosa che ero riuscita a dire.

A quel punto Massimo, che ci aveva sentite parlare, mi aveva chiesto: 

"Tu, invece, perchè sei in ospedale?"

Non sapevo se dirgli la verità, oppure inventarmi qualcosa... già da piccola, facevo molta fatica ad aprirmi con le persone, perché avevo paura che mi prendessero in giro sul mio passato, ma comunque poi avevo deciso di raccontargli tutto.

" Sono qui in ospedale perchè ho un problema ai polmoni "

"Ah capisco... e se non è una domanda troppo scomoda ovviamente, da quanto lo hai questo problema?"

"Da quando avevo cinque anni. I miei genitori, prima di abbandonarmi, si erano accorti che non respiravo bene, e quindi un giorno mi hanno portato in ospedale, e si è scoperto che il mio polmone destro non dava abbastanza ossigeno."

"Ma ti hanno abbandonata per questo? "

"In realtà, non lo so con certezza... so soltanto che due signori mi avevano trovato in strada da sola e allora avevano chiamato la polizia... i vostri genitori dove sono invece? "

"Purtroppo, non ci sono più... sono morti entrambi per il cancro... " mi aveva risposto Sabrina.

" Ah... mamma mia... è brutto quando le persone che ti hanno cresciuto muoiono... "

"Già... ma almeno hanno smesso di soffrire, e credimi, è meglio così... " era intervenuto poi Max.

Mi ero resa conto che quell'argomento li infastidiva un po', quindi avevo iniziato a parlare di qualcos'altro.

"Ma voi siete della comunità giusto? Perché ho visto l'educatore che mi ha accompagnato venire anche nella vostra stanza "

"Sì, sì, siamo nella comunità già da un po' di anni, però ci troviamo bene. Abbiamo fatto amicizia con tante persone "

"Sì, anche io ho conosciuto tanti bambini e mi trovo anche bene con loro... all' inizio, la comunità me l'hanno descritta come un posto bruttissimo, ma se devo essere sincera sto meglio qui "

"Effettivamente, se ci pensi la comunità non è un bel posto, però... perchè comunque chi è lì, vuol dire che ha dei problemi gravi... "

"Sì, è vero... ma penso che sia meglio stare lì, che soffrire a casa propria con tutti i problemi che ci sono "

Avevamo passato un altro quarto d'ora a parlare e a conoscerci fino a quando poi eravamo rientrati perchè ci avevano chiamati per cenare, ma comunque quella sera era stata un delle più belle, perchè avevo appena conosciuto le persone con cui avrei passato quasi tutta la mia infanzia.







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