Era mattina presto in quel di Brema, città collocata nella parte nord-ovest della Germania, la luce del sole iniziava a penetrare tra le finestre di camera mia. Resto lì, immobile, a osservare questa nuova alba sorgere, mi affascinava come l'alba variasse di giorno in giorno, nell'ultimo periodo ero solita passare nottate senza chiudere occhio a causa dei pensieri che mi martellavano il cervello facendomi impazzire.
Sono un'italiana all'estero, spinta da un'irrefrenabile voglia di studiare arte e dipingere i paesaggi più belli d'Europa, e perchè no? Magari di tutto il mondo. A soli 17 anni ho deciso di abbandonare la mia amata Italia per inseguire i miei sogni. L'arte è quella cosa che mi ha dato sempre modo di esprimermi... Purtroppo, pur essendo una persona molto estroversa, quando mi trovo a dover affrontare situazioni difficili o problemi che a me sembrano insormontabili ho la cattiva abitudine di non esternare le mie emozioni, creando così, dentro di me, un calderone di rabbia e ansia che, prima o poi, è destinato a straripare.
Tornando a noi... Era arrivato il momento di alzarsi dal letto e di smettere di rimuginare. Come tutte le mattine, dopo essermi alzata, inizio a girovagare per casa, mi piaceva guardare i primi raggi del sole entrare in casa mia, creavano un'atmosfera magica, quasi surreale. Il silenzio regnava all'interno della mia piccola abitazione, composta solo da quattro stanze distribuite su due piani. Al primo piano si trova un open space, costituito appunto dalla piccola cucina e dal salotto, mentre al secondo piano troviamo la mia camera, un bagno e il mio stupendo studio.
•Skip time•
Dopo aver fatto colazione ritorno in camera per vestirmi e truccarmi, decido di mettere un jeans baggy, un cinturone bianco, una maglia azzurra e un paio di NIKE.

Prendo il mio zaino, ci metto il mio libro di storia dell'arte, indosso le mie cuffie e mi dirigo verso la biblioteca. Mi recavo lì tutte le mattine per leggere il mio libro, non sono mai stata una persona molto studiosa anzi tutto il contrario... a scuola ero una ragazza che non andava quasi mai oltre la sufficienza, l'unico obbiettivo era raggiungere il minimo indispensabile per non farmi bocciare, ma ammetto che ci sono andata vicino parecchie volte. A differenza di come credevano i miei compagni di classe, io non ero così "scarsa" perchè sono una persona ignorante e incapace di comprendere 3 capitoli di storia, semplicemente preferivo dedicare più tempo alle mie passioni, ai miei amici e alla mia vita piuttosto che allo studio, ma loro di tutto ciò non ne erano a conoscenza, nessuno di loro si era mai voluto interessare nel conoscermi.
Cammino per le strade di Brema e nel mentre mi guardo attorno, persa ad osservare la quiete di questa città durante le prime ore del giorno. Esco dalla tasca dei miei pantaloni un pacchetto di sigarette, ne prendo una e la accendo, inizio a percepire una sensazione di spensieratezza che si dirama in tutto il mio corpo.
Tutto mi suggerisce pace e tranquillità fino a quando un ragazzo mi colpisce la spalla sinistra da dietro, porta un cappello arancione sotto al quale fuoriescono dei lunghissimi dreads biondi, ha un piercing al labbro ed è veramente molto alto rispetto ai miei tristissimi 155 centimetri di altezza. Si gira infastidito e mi guarda.X: Pass auf, wohin du gehst, Arschloch.
(guarda dove vai, testa di cazzo)Urlò il ragazzo. Ero in Germania da poco meno di un anno, avevo imparato le frasi più utili e indispensabili per farmi capire dalle persone del luogo, ma onestamente non avevo capito un cazzo di quello che aveva detto... so solo che sembrava molto incazzato.
Mi misi la sigaretta tra le labbra, lo guardai negl'occhi e risposi alzando le due dita medie con molta non curanza.
Subito dopo sbucò da dietro di me un altro ragazzo, anche lui molto alto ma completamente diverso, aveva i capelli neri, l'ombretto nero sugl'occhi e un piercing al sopracciglio. Nonostante la loro enorme differenza trovavo una strana somiglianza tra i due.X: Scusami tanto, mio fratello si è svegliato male stamattina.
Disse quest'ultimo con fare gentile girandosi verso di me, sembrava dispiaciuto ma allo stesso tempo divertito dalla situazione. Ecco spiegata la strana somiglianza che vedevo tra i due.
Lo guardai e gli sorrisi amorevolmente.X: Smettila di dire stronzate Bill.
Disse il ragazzo con il capellino per poi avviarsi a passo spedito verso la loro strada.
Continuai a camminare per altri 15 minuti fino ad arrivare alla mia destinazione. Il tragitto tra casa mia e la biblioteca era relativamente corto ma ci mettevo sempre più di 20 minuti ad arrivare, mi perdevo in continuazione nell'ammirare la città, i suoi abitanti e le abitudini di quest'ultimi. Entrai in biblioteca, era molto affollata per essere un giovedì, ci feci poco caso e andai alla ricerca di un posto libero. Dopo averlo trovato mi sedetti, presi il mio libro dallo zaino e iniziai a guardarmi in torno. Rimasi interdetta nello scoprire che due tavoli più avanti del mio c'erano i due fratelli, diciamo che i dreads del ragazzo erano parecchio facili da individuare. I due stavano consumando uno spuntino comprato nel bar della biblioteca creando, però, un brusio che infastidiva la pace della biblioteca, cercai di darci poco caso e iniziai a leggere il mio libro.
Non riuscivo a concentrarmi, avevo sempre gli occhi puntati verso quel tavolo, non so cosa mi incuriosiva di loro, forse il loro stile? O magari le loro acconciature? Oppure semplicemente stavano facendo troppo baccano e io, avendo la soglia dell'attenzione pari a 0, continuavo a distrarmi. Decido che oggi non era proprio giornata così conservai le mie cose è uscì dalla biblioteca, mi soffermai all'entrata e ne approfittai per accendermi una sigaretta, mi misi un po distante dall'ingresso per non far entrare il fumo dentro, mi appoggiai al muro e iniziai a fumare. Subito dopo uscirro dalla struttura pure i due ragazzi, alzai gli occhi al cielo... hanno deciso di perseguitarmi per caso? Continuo a fumare facendo finta di niente ma siccome sono un'impicciona di prima categoria non potevo fare a meno di origliare.
Bill: Dai Tom valle a chiedere l'accendino, potresti approfittarne e chiederle scusa per prima.
Il frattello Tom lo ignorò e continuò a forzare il suo accendino ormai scarico.
Sentì Bill sbuffare e percepì dei passi venire verso di me.Bill: Eii, scusami tanto se ti disturbo, per caso avresti un accendino per mio fratello?
Mi chiese con gentilezza indicando Tom che guardava verso un altra direzione visibilmente innervosito dal gesto del fratello.
Alzai lo sguardo per guardarlo negl'occhi, era molto più alto di me, presi l'accendino dalla tasca.Io: Non ha le palle di venirmelo a chiedere lui?
Dissi a voce alta per fare in modo che anche Tom mi sentisse. Bill mi sorrise divertito e io gli porsi l'accendino, lo portò al destinatario e dopo che si accese la sigaretta Bill tornò da me.
Bill: Grazie mille, perdonalo per stamattina, è un tipo un po scorbutico. Comunque piacere, Bill.
Mi porse la mano. Era molto curato, portava uno smalto nero con un french bianco. Gli strinsi la mano.
Io: Nina, piacere.
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Tired Heart || Tom Kaulitz
FanfictionIniziai a dimenarmi cercando di uscire da quella situazione in cui mi ero cacciata, Tom afferrò i miei polsi con una salda presa impedendomi di compiere i movimenti necessari per allontanarlo da me. Dopo qualche secondo di lotta lui improvvisamente...