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Eravamo tutti quanti seduti su dei divanetti in pelle nera circolari con al centro un tavolino su cui erano appoggiati i nostri drink, accanto a me, Bill e Karla cercavano di darmi a parlare chiedendo il mio punto di vista riguardo uno strano argomento di cui stavano battibeccando ormai da più di un ora e di cui non avevo assolutamente ascoltato nemmeno una parola. Dall'altro lato del tavolo, Tom e Isabel, sedevano mentre la ragazza giocava con i dreads del malcapitato, per un instante incrociai lo sguardo con quello di Tom che, dopo il nostro ultimo incontro, era cambiato, mi guardava ancora con sguardo fermo e deciso, con la sua solita aria da superiore, ma non ci vedevo più l'odio che avevo visto nello spogliatoio del campo da paintball. Distolsi immediatamente lo sguardo, le mie intimità iniziarono a pulsare e a bagnarsi, i suoi occhi mi riportarono sul divano di casa sua mentre si spingeva violentemente dentro di me,  quando io affondavo le mie dita nelle sue scapole cercando di trattenere i gemiti più forti che cercavano di sgattagliolate fuori dalle mie labbra, fui costretta ad accavallare le gambe così da poter dare un leggero sollievo al mio piacere. Afferrai il mio drink e iniziai istintivamente a stuzzicare la cannuccia con la mia lingua intenta ad osservare attentamente i movimenti delle dita di Tom sui fianchi nudi di Isabel mentre me le immaginavo spingersi dentro di me, con fare arrogante e contemporaneamente sentire i gemiti soffocati del ragazzo nelle mie orecchie concentrato a farmi raggiungere il picco del mio godimento.

Karla: Nina?

Ripetè la mia amica per la millesima volta.
Sbarazzai la mente da quei pensieri ritornando alla realtà.

Io: Scusami, che c'è?

Chiesi ancora un pò intontita.

Karla: Quindi? Tu che ne pensi?

Non avevo ascoltato una singola parola dell'intero pippone che si stavano tirando.

Io: Secondo me ha ragione Bill.

Dissi per poi alzarmi dal tavolo.

Bill: Visto? Tel'avevo detto che la pensava come me.

Affermò Bill alzandosi anche lui per farmi passare.
Sorrisi.

Sisi Bill vai tranquillo che so esattamente di cosa state parlando.

Pensai sarcasticamente.
Mi diressi verso l'uscita del locale, sentire la presenza di Tom era diventato insostenibile per il mio corpo, non potevo fare a meno di fantasticare su di lui ogni volta che lo vedevo dedicare particolare attenzione in qualcosa. Uscì dal locale e mi tastai le tasche cercando il mio pacchetto di sigarette, lo uscì dai miei pantaloni e ne estrassi una dal pacchetto portandomela poi alle labbra accendendola successivamente. Erano i primi di novembre e un vento gelido caratterizzava la sera, non ero abituata al forte freddo che si scagliava sulla città di Brema nonostante abitassi lì da quasi un anno ormai, è anche vero che il mio primo inverno passato in quella città lo avevo speso all'interno delle mura domestiche cullata dai caloriferi e dalle coperte. La porta del locale si aprì alla mia destra, avevo il viso puntato sul pavimento e non prestai la minima attenzione a chi fuoriuscì dall'edificio che, inaspettatamente venne verso di me e mi mise una felpa calda tra le spalle. Il tutto avvenne velocemente non avendo così la possibilità di reagire, il profumo di quegl'indumenti era inconfondibile, alzai lo sguardo verso il ragazzo che si appoggiò sul freddo muro in pietra dell'edificio mentre si portava una sigaretta alla bocca.

Tom: Non riesco a toglierti gli occhi di dosso.

Disse dopo qualche istante di silenzio con tono freddo.
Mi voltai verso di lui scoprendo che aveva lo sguardo fisso sulla strada, mi scappò un sorriso compiaciuto che però cercai di trattenere.

Io: E la tua ragazza non sen'è ancora accorta?

Chiesi riaccendendo la sigaretta oramai spenta.

Io: Strano è una ragazza molto sveglia e soprattutto intelligente.

Ribadì sarcasticamente non appena stava per rispondere alla mia domanda.

Tom: Non è la mia ragazza.

Rispose cercando di salvarsi in corne con il suo solito atteggiamento da playboy.

Io: Perdonami, il tuo cagnolino.

Dissi con l'intento di infastidirlo.
Ammetto che fare la dura mi stava venendo più difficile del previsto a causa dell'eccitazione che quel ragazzo mi provocava.

Tom: Fottiti stronza.

Disse per poi dirigersi verso l'entrata del pub offeso dalla mia sfacciataggine.
Feci qualche passo verso di lui e lo afferrai per il polso, lo tirai verso di me e lo invitai a girarsi arrivando a pochi centimetri l'uno dall'altra. Tom aveva la sigaretta accesa ancora tra le labbra mentre la mia si era spenta nuovamente a causa dell'umidità, me la riportai alle labbra per poi appoggiare la mia mano sulla nuca di Tom attirandolo poi verso di me. La punta della mia sigaretta entrò in contatto con la sua, i nostri nasi erano praticamente incollati tra di loro, a quel punto aspirai lentamente invitando il fuoco a trasferirsi nella mia sigaretta. Con la stessa mano che poco prima stringeva in una presa salda il polso di Tom riafferrai la sigaretta non appena quest'ultima si riinfuocò, mi afficinai all'orecchio del ragazzo per poi mordicchiargli il lobo.

Io: Non posso fare a meno di ripensare a quella sera.

Gli sussurrai poi vicino al suo orecchio mentre facevo scorrere la mia mano sul suo petto.
Appogiò la mano sul mio viso accarezzandomi delicatamente con le sue dita gelide, i nostri nasi si sfiorarono nuovamente e le nostre labbra erano separate da soli pochi centimetri. La porta del locale si spalancò improvvisamente così allontanai furtivamente Tom da me, spaventata da chi si trovasse al di là dalla figura del ragazzo.

Karla: Cosa stracazzo state facendo?

Tired Heart || Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora