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Quel giorno, Bill, rimase tutto il tempo accanto a me, mi rassicurava, mi coccolava, ha cercato di distrarmi in ogni modo da quello che stava accadendo dentro di me, mi ha fatto parlare tanto e di qualsiasi argomento mentre nel mio ventre si scatenava uno dei dolori peggiori che avessi mai provato, un pò come punizione, come per espiare i peccati che avevo commesso. Bill, ad un certo punto, mi confessò che, fin dal primo incontro, sapeva che io e Tom, in un modo o nell'altro, saremmo finiti a letto insieme e devo dire che effettivamente non era il momento adatto per parlare di ciò ma ho apprezzato molto la sua sincerità. Era nuovamente sabato e mi stavo preparando per una serata improvvisata con il gruppo di Bill e Tom, io e Karla eravamo, come al solito, davanti allo specchio di camera mia a darci gli ultimi ritocchi.

Karla: Io ancora non ho capito cosa facciamo stasera.

Disse mentre si sistemava il mascara.
Karla era la classica smemorata, potevo ripeterle una cosa anche mille volte ma potevo star sicura che, nel giro di qualche ora, mi avrebbe rifatto la stessa domanda almeno altre quattro volte.

Io: Andiamo al Trübe.

Le risposi cercando di mantenere la calma.

Karla: Che sarebbe?

Io: Un semplice locale dove c'è musica e si beve.

Eravamo pronte per la serata, erano le 20:15 e fortunatamente, solo per questa sera, eravamo scortate da Tom e Bill, sarebbero passati a prenderci con l'Audi nera di Tom verso le 20:30, avevamo altri 15 minuti di tempo a disposizione per finire i nostri outfit. All'ultimo minuto decisi di cambiare la mia maglia rossa con una blu, un pò più pesante visto che eravamo in Novembre e diciamo che fuori casa non si stava proprio bene.

Il mio telefono iniziò a squillare, risposi immediatamente.

Io: Bellissimo dimmi tutto.

Bill: Siamo sotto, potete uscire.

Staccai la chiamata e, io e la mia amica, ci diressimo verso l'uscita di casa mia. Io e Tom non ci eravamo più visti dopo quella notte passata insieme, quella notte in cui lui aveva tirato giù la sua maschera da duro e mi aveva lasciato intravedere il suo lato buono, premuroso e gentile, mi accarezzava come se fossi un qualcosa di speciale per lui, con delicatezza, come se avesse paura di rompermi, è rimasto incollato a me per tutta la notte in cerca di affetto. In me si stava smuovendo qualcosa, iniziavo a provare qualcosa per lui? No, non ero proprio in vena di ricominciare ad amare qualcuno, non potevo negare, però, che, quando pensavo a quello che era successo, all'interno del mio stomaco provavo una sensazione di eccitazione. Aprì la porta di casa mia e, seguita da Karla, abbandonammo la mia abitazione, non appena mi voltai verso l'Audi del ragazzo notai Bill seduto sui sedili posteriori dell'abitacolo, la cosa mi insospettì parecchio. Aprì la portiera della macchina prendendo posto nel posto centrale, mi voltai verso il sedile del passeggero e il mio cuore perse un battito. Non sentivo più nulla. Il silenzio. La rassegnazione. Isabel era lì, con i suoi capelli neri a tirarmi un'occhiataccia dallo specchietto, mi ero davvero fidata?

Karla: Ciao a tuttii, come state?

Esordì la mia amica non appena entrò in macchina sedendosi accanto a me.

Io: Eilà Bellezze!

Dissi con tono vivace.
Non avevo intenzione di fargli credere che ci ero rimasta male, avrei recitato tutto il tempo se sarebbe stato necessario, nella mia testa c'era un piano: farlo cedere davanti a tutti, anche davanti Isabel, come quella sera a casa loro grazie al gioco Dare or Drink, fargli credere che lui era stato solo un'avventura di una notte, anche se daltrone non era nient'altro per me, forse.
Mi voltai verso Bill, aveva gli occhi puntati su di me e un sorriso forzato, sembrava scosso in qualche modo nel vedermi così disinvolta dopo essermi ritrovata ad ingerire quella pillola a causa del fratello che ora si presentava sotto casa mia con un'altra, sapeva che stavo fingendo, cambiai subito espressione nel momento in cui il mio sguardo di legò con il suo, si avvicinò a me e mi diede un leggero bacio sulla guancia. Un dolce sorriso comparve sul mio volto, Bill era davvero un angelo.

Tom: Come state?

Chiese guardandomi negl'occhi dallo specchietto retrovisore. Non l'aveva mai fatto.

Io: Molto bene grazie, tu?

Risposi con un sorriso a trentaduedenti.
Ero brava a mentire, era un gioco che mi riusciva troppo bene, ma questa volta in me, più che la tristezza, vigeva in me la voglia di far ingelosire quella fottutissima cagnetta che si portava in giro.

Tom: Bene grazie...

Disse per poi ammutolirsi.
Qual'era il suo obbiettivo?

Bill: I ragazzi sono lì.

Disse Bill puntando il dito sul finestrino dopo attimi interminabili di silenzio.
Tom parcheggiò la macchina e scesimo tutti, in lontananza vidi Elias, sentivo il mio cuore battere sempre più forte, per la prima volta ebbi il timore di un uomo, nonostante tutto quello che avevo passato, anche la stessa colluttazione avvenuta con Tom di qualche giorno prima, mi limitai ad ignorare il ragazzo e a tirare dritto per la mia strada. Davanti a me Tom e Isabel, lui aveva una mano appoggiata sul suo culo mentre lei gli cingeva la vita con il braccio, in un certo senso mi faceva quasi male nel vedere le sue mani toccare il corpo di quella ragazza, le stesse mani che avevano toccato il mio durante un momento di frenesia. Seguita da Bill, passai davanti Elias intento a fumare una sigaretta davanti l'entrata del pub, senza scambiarci nemmeno uno sguardo quando improvvisamente una mano mi afferrò la spalla.

Elias: Nina...

Io mi immobilizzai.
Mi voltai lentamente verso il ragazzo biondo, sul viso aveva un'espressione dispiaciuta, gli occhi persi e la tensione che gli invadeva il corpo. Era davvero pentito?
Immediatamente sentì Tom davanti a me bloccare il suo passo girandosi anche lui verso di noi.

Io: Cosa vuoi?

Dissi con tono fermo e deciso.
Tom avanzò verso di noi quando Bill, da dietro di me, gli fece cenno di fermarsi.

Elias: Mi dispiace veramente tanto per la serata di Halloween.

Disse abbassando lo sguardo.
Rimasi impassibile.

Io: Ok.

Risposi solo.
Ammetto che mi faceva parecchia pena ma non abbastanza da poter neanche pensare di perdonare un'azione simile.

Elias: Puoi scusarmi...?

Chiese con un briciolo di speranza.
Tom si fece scappare una risatina, si stava solo mettendo in ridicolo.

Io: Assolutamente no.

Dissi irremovibile.
Bill sapeva che stavo iniziando ad innervosirmi, i miei ormoni in quei giorni ero totalmente sballati da quando avevo preso la pillola, ma lui aveva il super potere di capirmi all'istante, mi afferrò delicatamente il braccio iniziando a massaggiare la giuntura opposta al gomito con le sue dita fini, sapeva che quel contatto mi avrebbe fatta rilassare.

Elias: Nina... per favore.

Mi supplicò il ragazzo.
Tom scattò facendo un passo in avanti verso il ragazzo.

Tom: Non rompere il cazzo Elias, ha detto di no.

Lo aggredì Tom difendendomi.
Dentro di me fece scattare un senso di vittoria, un sorrisino si formò sulle mie labbra mentre Elias mi guardava dritto negli occhi incredulo delle parole citate da me e da Tom. Bill mi mise una mano sulla schiena invitandomi ad avanzare, Isabel squadrò Tom in cagnesco, infastidita, il che mi rendeva ancora più fiera. Tom si fece spazio sorpassando Isabel aprendo la porta del Trübe entrando, finalmente, in quel maledetto pub.

Tired Heart || Tom Kaulitz Where stories live. Discover now