1.2 - Un nuovo arrivo

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Due giorni dopo, al mattino, Badovario percorse un sentiero di campagna al di fuori delle mura di Anenco che portava verso al mare, fermandosi a un incrocio in mezzo ad alti campi incolti dove c'era un piccolo spiazzo; un luogo dove i predoni erano soliti fermarsi per mettere in atto i loro affari. In compagnia di Eolfo e di due guardie del corpo, utili a evitare che qualche brigante potesse arrivare a derubare o addirittura uccidere il ricco vuciante, egli attese un po' di tempo disteso sulla sua carrozza a bearsi della calda luce del sole, allietato dal rilassante frinire dei grilli. Un dolce zefiro faceva ondeggiare gli alti ciuffi di gramigne e le foglie di pioppi e ontani lì intorno.

A un tratto si udirono rumori di zoccoli che viaggiavano verso sud e Badovario poté scorgere una nuvoletta di terra arida che si sollevava al passar dei cavalli. Un carro piuttosto scalcinato si avvicinava allo spiazzo, guidato da un uomo con una tunica grigia sporca di terra e macchie di catrame, con a bordo altre quattro persone vestite all'incirca alla stessa maniera, mentre trasportava alcune paccottiglie e un uomo a petto nudo in catene al centro del gruppo.

«I miei ossequi messer Badovario.» disse con uno strano accento l'uomo alla guida, dopo aver fermato il carro nello spiazzo ed esser sceso a fatica da questo.

Fu accolto con una smorfia seccata. «Ti sei fatto attendere quest'oggi...»

«Le strade non sono più tranquille come un tempo» brontolò il predone, contraendo inconsciamente il labbro superiore. «Persino nei pressi di Glida le guardie si sono fatte più rigide e attente.»

L'altro lo ascoltò con aria di disinteresse e sufficienza. «Cosa mi hai portato oggi, Duma?»

Duma fissò Badovario negli occhi, poi guardò un attimo per terra incerto sul da farsi, infine si girò verso i suoi compagni di viaggio facendogli un cenno col capo. I predoni sul carro scesero, portando l'uomo in catene verso il vuciante.

«Un altro ramingo. L'abbiamo trovato ai piedi dei monti che dividono le Meanse e il Toranto.»

«Tutto qui?» disse Badovario deluso mentre osservava l'uomo che gli veniva mostrato. Era alto all'incirca quanto lui e aveva un fisico magro e asciutto, ma il suo aspetto era ben lontano dai corpi imponenti dei cuniatori della sua palestra.

«Eolfo, che ne pensi?» Eolfo, si avvicinò a Badovario per esaminare al meglio il prigioniero il quale rimaneva fermo immobile, guardando dritto davanti sé con sguardo spento.

Il tallista afferrò i polsi di quello, girandoli e rigirandoli, poi si piegò per sollevargli i pantaloni malconci e osservare le caviglie. «È robusto e i suoi muscoli sono ben sviluppati, ma ha una struttura fisica leggera, più da corridore che da lottatore. La sua altezza è all'incirca di cinque piedi e otto pollici e il suo peso deve aggirarsi attorno alle centocinquanta libbre... dubito che possa incontrare un avversario della sua stazza nei giochi.»

«Ahimè Duma, la merce che oggi presenti pare piuttosto scadente!» sospirò Badovario.

La fronte di Duma cominciò a farsi lucida ed egli scuoteva il capo in segno di disapprovazione.

«Messer Badovario, per quest'uomo posso farle un prezzo speciale: con venticinque barre d'oro è suo!»

Badovario rise in maniera beffarda e iniziò a camminare intorno al suo interlocutore. «Duma, mio caro. Venticinque barre d'oro per un uomo che verrà gettato come carne da macello in un'arena è un prezzo eccessivo, non trovi? Lo sai quanto mi costa mantenere un cuniatore in buona forma, addestrarlo al combattimento, medicarlo quando viene ferito?» guardò di nuovo l'uomo in catene e poi, rivolgendo lo sguardo al predone sentenziò con un sorriso cinico: «Questo non è un affare, amico mio!»

Il sentiero del dragoWhere stories live. Discover now