1.7 - Giun l'Ardito

92 9 42
                                    

«Che peccato! Attendevo tanto di rivedere il campione un'altra volta...» Il sole batteva sulla tribuna d'onore illuminando l'elegante treccia a mo' di cerchietto nei i biondi capelli di Cinperga. Il suo bianco sorriso, macchiato solo da un fine diastema tra gli incisivi, nascondeva una crudele malizia. Provava un perverso piacere nel mettere in imbarazzo altre persone, specialmente quei boriosi borghesi dalle cui labbra passavano le più feroci critiche nei suoi confronti. Le adulazioni precoci cui era stata soggetta sin dall'infanzia per la sua condizione aristocratica, le rendevano insostenibili i giudizi sul suo stato di donna sola e libera di disporre dei beni del marito scomparso. Non esser riuscita a dar un degno erede a Goffredo era un ulteriore colpa che gravava sulle sue spalle in quella spietata società.

Attirata dalla fretta con cui Badovario si era precedentemente assentato, si era messa a origliare il suo confabulare con Vinigardo, l'organizzatore dei Giochi Erbetici. Questi aggrottò la fronte, perplesso, prima di alzarsi in piedi visibilmente irrigidito ed esclamare a voce alta: «Com'è stato possibile?».

L'infida voce di Cinperga lo trafisse come una coltellata e Badovario si sentì ghermito dalla pressione delle occhiate dei presenti, caduta su di lui in un attimo. Diede fondo a tutte le sue abilità retoriche per giustificare il deplorevole ritiro del suo guerriero migliore.

Pur mostrandosi visibilmente seccato, Vinigardo cercò di mantenere la calma e si fece assai pensoso, meditando sulla miglior decisione da prendere per il bene dello spettacolo. «Mi occorrerà qualche minuto per comunicare la novità ad Annio e confermare un nuovo incontro.»

Annio, già richiamato dal comportamento divertito di Cinperga, si alzò per affrontare verbalmente il rivale e i suoi occhi, piccoli e stretti come fessure, si fecero scuri e fulminanti.

«Questo è uno scherzo, vero??» ringhiò, dopo aver ascoltato l'abile mediazione di Vinigardo che cercava di rimediare a quella spiacevole situazione con parole ben calibrate. Ma Annio non era tipo da quietarsi così facilmente: era noto nell'ambiente per il suo temperamento vulcanico. «Dovrai dare un spiegazione migliore di questa!» gridò livoroso all'indirizzo di Badovario.

«Cosa vorresti insinuare?» rispose Badovario infastidito.

«Hai fatto saltare l'incontro apposta, per paura che Taur perdesse il titolo di campione! Ammettilo!»

Nella tribuna la tensione si fece palpabile. La rabbia che montò nell'animo di Badovario a sentirsi recapitare quelle infamanti accuse venne smorzata in un attimo da un'ondata di angoscia, incrociando l'espressione severa sul volto del principe di Anenco, Modegisilo, che sedeva sulla poltrona regale non lontano dai due vucianti.

«Increscioso, davvero increscioso» si limitò a commentare altezzosamente il principe.

Badovario raccolse tutte le sue forze per ostentare fermezza, mentre il suo stomaco si ritorceva. «I tuoi sospetti infondati sono volti a squalificare la mia persona! Posso assicurare che non ci sia stata alcuna manipolazione e posso chiamare il medico a testimoniare qui davanti a Vostra Altezza il principe di Anenco!»

Il principe, investito dagli sguardi degli aristocratici in tribuna, fece un leggero segno assertivo con aria annoiata. Mentre aspettavano che l'arenario incaricato di chiamare il medico tornasse con l'uomo atteso, Badovario cercò di evitare lo sdegno del principe posando gli occhi su Udora i cui occhi infiammati tradivano un'ira crescente. Ella avrebbe voluto gridare la sua rabbia per la situazione imbarazzante che si era venuta a creare e temeva che il comportamento inetto del marito stesse minando la loro reputazione. Aveva già dovuto mordersi la lingua per non rispondere alle provocazioni di Cinperga che sembrava godere del loro disagio, ridacchiando perfidamente seduta al suo posto.

Il sentiero del dragoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora