Capitolo 11

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Eric aveva ragione. Il rapporto tra loro dava dipendenza. Un
assaggio ed erano tutti e due assuefatti. Se Eric non stava lavorando eravano insieme e, se non erano a mangiare un boccone fuori, erano a letto.
E poi c’era l'inizio della nuova settimana. La mattinata come quella, in cui la sveglia suonava e uno dei due aveva impegni pressanti.
Mezzo addormentato, Will si mosse un po’ nel tentativo di
trovare una posizione comoda.
Dietro di lui anche Eric si mosse e, un istante dopo, la sua pelle scaldò la sua e un braccio gli circondò la vita.
Il suo respiro gli soffiava sul collo, lento e delicato.
Probabilmente Eric era ancora addormentato.
Will gli coprì la mano con la sua e sospirò, rilassandosi tra
le sue braccia, in bilico tra il cedere di nuovo al sonno e il
finire di svegliarsi. Forse più svegliarsi. Pian piano tornò
consapevole dei punti in cui non erano in contatto, e
muscoli e articolazioni gli rammentarono la loro presenza.
Aveva tutto il corpo indolenzito.
Peraltro non era neppure lontanamente spiacevole, dal
momento che ogni fitta gli ricordava la stretta aggressiva o la spinta profonda che l’aveva provocata.
Eric tornò a muoversi. «Sei sveglio.»
«Anche tu.»
«Mh-hmm.» Gli strofinò il viso sulla nuca, facendogli il
solletico con la barbetta. «Ti direi che ieri notte è stata
fantastica,» mormorò assonnato, «ma sarebbe constatare l’ovvio.»
«Mmm, se proprio vuoi dirlo io non mi lamento.»
«D’accordo.» Eric rise e lo baciò sotto l’orecchio. «Ieri notte
è stata fantastica.»
«Lo so. C’ero anch’io.»
Un’altra risata sommessa. «Non è che per caso,» gli domandò tra una serie di baci dietro il lobo, «saresti
disposto a uno scambio di ruoli, una di queste sere?»
Will si mordicchiò il labbro, attraversato da un brivido.
«Sarei dispostissimo. Devi solo chiedere.»
«È un po’ che ci penso. Non ho ancora preso coraggio, ma
non appena lo farò…» Eric gli sfiorò la mascella con le labbra.
«Sarai il primo a saperlo.»
«Non vedo l’ora.»

Dopo essersi vestito, e aver controllato l'ora sull'orologio da polso -consumato dagli anni e con il vetro mezzo scassato- Eric raggiunse la porta con Will che lo accompagnava.
«Il lavoro chiama» disse prima di salutarlo e avviandosi verso l'ospedale.
Will chiuse la porta alle sue spalle. Quel giorno aveva in programma di andare al centro commerciale per comprare i regali di Natale per Eric e la sua famiglia.
Frank, Emily e Paul sarebbero tornati nel pomeriggio.
Si andò a preparare, chiuse la porta a chiave e portò i cagnolini dalla vicina di Eric, Susan, cosicché li badasse per un paio d'ore.
Aprì la portiera dell'auto, girò la chiave nel quadro e il motore si accese. Guardò negli specchietti retrovisori accertandosi che da quella strada non provenisse nessuno, e partì verso il centro commerciale.
Dopo aver parcheggiato l'auto si aggirò per i numerosi negozi alla ricerca dei regali perfetti.
Stava esaminando una giacca, quando sentì una voce familiare dietro di lui.
Si voltò lentamente, iniziando a sudare freddo e a tremare. La voce di sua madre, Allison, gli arrivò alle spalle, ma evidentemente la donna non si era accorta della presenza del figlio a pochi metri da lei.
«Questi non ti stanno un po' stretti?»chiese, mostrando dubbiosa a Kevin un paio di jeans chiari.
«Sì, forse hai ragione, tesoro»suo padre annuì, reggendosi a due stampelle «Forse gli sarebbero stati a Will»aggiunse abbassando lo sguardo con tono triste.
«Forse abbiamo sbagliato a cacciarlo»replicò la madre con rimorso «Simon ha detto che è andato nel Maine da un'amica»
Preso dal panico, Will si diresse verso i camerini, ne trovò uno libero e si nascose, sbirciando tra la tenda.
Aspettò finché non guardò i suoi genitori uscire dal negozio. Era sorpreso che dopo due anni sentissero entrambi la sua mancanza.
Ma a lui, in fondo non importava... Ok, forse un pochino, doveva ammetterlo. Ma finché non avessero imparato ad accettarlo, non voleva averci nulla a che fare.
Alla fine uscì dal negozio facendo attenzione a non incontrarli nuovamente. Visitò altri negozi e comprò un nuovo orologio da polso per Eric, un braccialetto d'acciaio per il suo migliore amico e una bottiglia di vino rosso per Emily e Frank.
Li fece incartare in strati colorati e dopo che ebbe pagato, uscì dal centro commerciale e andò a recuperare l'auto. Premette il pulsante sulla chiave e le portiere si sbloccarono. Aprì il bagagliaio, sistemò con cura le buste, si mise alla guida e partì verso casa.
Ma a metà tragitto, si imbatté su un pezzo di strada coperta di ghiaccio, perdendo completamente il controllo dell'auto.
Terrorizzato, Will cercò di sterzare ma le ruote non rispondevano. Si trovava ad un incrocio regolato dal semaforo e non avendo il controllo dei freni passò con il rosso. Fu allora che arrivato al centro gli andò addosso un'altra auto che aveva la precedenza. Lo colpì violentemente nel lato del guidatore, sfondandogli la portiera e l'auto face una capriola per poi ribaltarsi su un fianco. L'impatto fu così brutale che Will colpì con la testa il tettuccio più volte. Quando l'auto si fermò si sentì intontito, mentre un rivolo di sangue gli scivolava dalla fronte; sedeva immobile a testa in giù, incapace di muoversi, bloccato nell'abitacolo. Respirava a malapena e la vista gli si stava offuscando mentre provava ad osservare oltre il vetro del parabrezza completamente distrutto.
«Will!»lo chiamò una voce femminile, ma la sentiva molto lontana. Perse i sensi, mentre dei passi si affrettavano verso di lui.
«Kevin, chiama l'ambulanza!» urlò Allison, presa dal panico.

Un fidanzato sotto l'alberoWhere stories live. Discover now