Capitolo 17

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Dovevano aver dormito come sassi, perché la prima cosa di cui Eric si rese conto fu che Paul stava picchiando
alla porta.
Strizzò gli occhi. L'orologio sul comò diceva che erano le nove di mattina.
Paul strillò attraverso la porta. «Alzatevi! Mamma e papà stanno preparando la colazione» poi aggiunse «e tu Eric devi ancora mettere i regali sotto l'albero.»
Ugh. La tradizione familiare diceva che la colazione veniva sempre prima dello scambio dei regali, e Paul trovava ancora molto difficile aspettare.
Paul aprì la porta e infilò dentro la testa. «Siete svegli?»
«Sì. Levati di torno, Paul. Ci alziamo fra poco. Dacci solo qualche minuto. Gesù.» Afferrò le coperte, ricordandosi all'improvviso che erano entrambi svestiti.
Will gemette e aprì gli occhi assonnati, facendo una smorfia quando Paul accese il lampadario.
«Ecco. Questo vi sveglierà.»
«Spegnila, stronzo!» gridò lui.
Ma Paul se n'era già andato facendo sbattere la porta.
Eric si tirò a sedere con le coperte che gli si ammucchiavano attorno alla vita. I cani lo fissarono minacciosamente, come se lo considerassero responsabile per tutto quel rumore e quella luce, e lui sospirò. «Ci conviene alzarci, altrimenti torna.» Era chiaro che non
avrebbero avuto tempo di parlare.
«Sì, d'accordo.» Anche Will si mise seduto, stiracchiandosi con uno sbadiglio.
Si alzarono entrambi e si rimisero i vestiti con cui non avevano dormito la notte prima.
«Eric?» Will si fermò davanti a lui. «Buon Natale, comunque.» Si allungò a dargli un bacio leggero sulle labbra.
«Anche a te.» Fece un largo sorriso.
«Devo prendere i regali.»
Si girò e si tenne occupato prendendo la borsa con i regali impacchettati da portare al piano di sotto.
Andarono al piano terra e attraversarono il corridoio -
dove aleggiava il profumo tentatore del bacon proveniente dalla cucina - e andarono in soggiorno, dove l'albero di Natale brillava di luci.
Paul era lì a dividere i regali in mucchi, con gli occhi che splendevano per l'entusiasmo.
«Ecco, tieni.» Eric gli diede la sua borsa.
«I miei sono da dividere con tutta la tua famiglia,» disse Will.
Eric incrociò il suo sguardo e sorrise. Era lieto di aver preso anche lui qualcosa per Will.
«La colazione è pronta.» La voce di Frank risuonò nella cucina. «Forza, venite!»
Eric e Will si sedettero al tavolo mentre lentamente tutta la famiglia si riuniva. Era coperto di piatti di bacon, uova strapazzate, fagioli, salsicce e funghi, più un enorme vassoio di pane imburrato e toast.
«Ha tutto l'aria fantastica,» esclamò Will.
«In questa famiglia non facciamo le cose a metà.» Frank sorrise. «Serviti.»
«Grazie.»
Will si servì con entusiasmo, e anche Eric accumulò roba sul suo piatto. I suoi genitori preparavano delle ottime colazioni, e lui sapeva per esperienza che il pranzo di Natale
probabilmente non sarebbe stato pronto prima delle due, per cui valeva la pena di riempirsi.
Mentre mangiavano Eric era costantemente consapevole della presenza di Will accanto a lui. Le loro ginocchia si toccavano, e una volta, quando voleva che gli passasse il latte, Will gli mise leggermente la mano sulla coscia per attirare la sua attenzione.
Dopo colazione andarono direttamente ad aprire i regali, portandosi in soggiorno tè e caffè.
Paul era il distributore ufficiale dei pacchetti.
Will non si aspettava di ricevere niente da nessuno tranne Eric, per cui rimase sorpreso nello scoprire che Paul non gli stava dando soltanto quello su cui c'era scritto "Per Will,
da Eric". C'erano anche dei pacchetti più piccoli da parte di Paul, Emily e Frank.
Tutti gli altri stavano già aprendo i loro regali e scambiandosi sorrisi e ringraziamenti. Will aprì per primi
quelli da parte di Emily e Frank e trovò una stecca di cioccolata,
un paio di calze termiche, e un fantasy che era nella lista dei bestseller. «Grazie, è davvero gentile da parte vostra,» esclamò.
Il pacchetto di Paul conteneva una sciarpa di lana blu.
«Grazie per il braccialetto, Will» lo ringraziò Paul, indossandolo.
«Guarda, Frank. C'è del vino» sorrise Emily, quando ebbe aperto il regalo.
Lo andò ad abbracciare e lui le diede delle pacche sulle spalle, imbarazzato.
Poi Will prese l'ultimo regalo del suo mucchietto, quello da parte di Eric.
«Non è granché. Non entusiasmarti troppo,» lo avvertì lui.
«Oh, sono fantastiche.» Il suo sorriso era sincero; quel momento di sconforto scomparve come una nuvola sotto il sole mentre guardava le due paia di calze dei supereroi che
c'erano nel pacchetto. Thor e Iron Man.
«Mi sembra di ricordare che hai un debole per Thor.» Eric gli fece un sorriso saputo, per poi fissare il suo cane.
Eric prese il regalo che Will aveva comprato per lui.
«Grazie Will, mi serviva davvero un'orologio nuovo» disse dandogli un bacio sulla guancia.
La cucina era piena di attività come un alveare, calda e con le finestre appannate per i vapori della cottura.
Quel giorno c'era il padre di Eric al comando - il pranzo di Natale era il suo spettacolo - e si aggirava dando
ordini come un sergente maggiore. «Sbrigatevi con quelle patate. Devo metterle in forno fra poco!»
Emily e Paul stavano sbucciando le patate, i cavoletti di Bruxelles e le carote.
«Mi sa che vi toccano le castagne,» li accolse Frank.
Presero le ultime sedie, in fondo al tavolo, e Frank mise loro davanti una terrina fumante piena di castagne. Erano state arrostite per ammorbidirle, ma sbarazzarsi delle bucce era comunque una tremenda scocciatura. Eric odiava quel lavoro.
Scelse un coltello, lo offrì a Will, e poi ne prese uno per sé.
«Cosa devo fare?»
«Papà le ha incise prima di arrostirle, e in teoria dovrebbero sbucciarsi come niente. Ma succede di rado. Fai
del tuo meglio, e usa il coltello per tirare via i punti in cui rimane attaccata la peluria.»
«Ahia!» strillò Will mentre pelava via un frammento di buccia e le sue dita entravano in contatto con la castagna
appena sbucciata.
«Sì, fai attenzione. Sono ancora roventi. Ma così è più facile pelarle.»
«Più facile, ma più doloroso.»
«Più o meno.» Eric gli fece un sorriso di scuse.
Nonostante le sue lamentele, Will si dimostrò piuttosto abile a sbucciare le castagne. Si fecero strada in quell'enorme terrina finché non furono tutte sparite.
«Abbiamo finito, papà. Adesso cosa vuoi che facciamo?»
«Potete apparecchiare la tavola in sala da pranzo.»
«Prima vado alla toilette» disse Will.
In quel momento qualcuno suonò il campanello e Paul andò ad aprire.
Allison e Kevin erano vestiti eleganti con in mano una bottiglia di champagne.
«Io sono Kevin mentre lei è Allison»si presentarono ai genitori di Eric.
Will, che nel frattempo era andato in bagno, tornò al piano di sotto.
Allison appena lo vide gli cinse un braccio attorno alla vita.
Tutta la famiglia era riunita in soggiorno; Emily stava sistemando sul tavolo lo champagne. «Oh, arrivi giusto in tempo. Ti piace lo champagne, Will?»
«Uhm, sì. Grazie.»
Le si illuminò in viso. «Oh, splendido. È una tradizione di Natale. Ne beviamo sempre un bicchiere verso
mezzogiorno. Grazie per averlo portato» Emily sorrise ai genitori di Will, e loro ricambiarono.
«Perché mamma ha una dipendenza da quella roba,» intervenne Paul.
«Beh, una leggera debolezza. Ma è un'occasione speciale. È Natale e tutta la mia famiglia è riunita sotto lo stesso tetto. È un ottimo motivo per celebrare.»
Cominciò a distribuirei bicchieri pieni e aprì una seconda
bottiglia.
Quando tutti ebbero un bicchiere in mano Emily levò in alto il suo. «Buon Natale a tutti voi.»
Tutti quanti alzarono i bicchieri e mormorarono auguri di buon Natale prima di bere un sorso.
«E alla famiglia,» aggiunse Emily. «Mi sento così fortunata ad avere tutti voi.»
«Alla famiglia,» disse Eric accanto a Will, levando di nuovo il bicchiere.
Lo champagne gli si piazzò sgradevolmente sullo stomaco, freddo e frizzante in maniera quasi appuntita.
«Lo chef ha bisogno di rifornimenti, tesoro!» esclamò Frank dalla cucina, dove stava facendo qualcosa con delle
pentole di acqua bollente.
«Di già? Hai fatto in fretta.» Emily gli versò dell'altro champagne nel bicchiere e aprì una delle finestre appannate, lasciando entrare l'aria fredda nel calore della cucina.
«Cucinare è un lavoro che mette sete. Grazie, luce della mia vita.» Frank le mandò un bacio soffiato.
Emily appoggiò la bottiglia e gli mise le braccia attorno alla vita, mentre lui continuava a mescolare.
Frank si voltò a darle un vero e proprio bacio sulle labbra. «Ti amo.»
«Ti amo anch'io.» Lo lasciò andare con un sorriso.
Paul mandò un gemito. «Voi due siete decisamente troppo vecchi per fare gli sdolcinati.»
Frank si mise a ridere. «Sì? Spiacente, devo essermi perso il comunicato secondo cui i giovani hanno il monopolio sul romanticismo. Amo tua madre come l'ho sempre amata, e
forse un po' di più ogni anno che passa. È stato amore a prima vista, sapete»
Paul alzò gli occhi al cielo. «Sì, lo sappiamo! Ce lo hai già raccontato un sacco di volte.»
Eric interloquì in tono educato: «Will no però.»
Will sollevò lo sguardo, improvvisamente attento.
«Beh...» Frank voltò le spalle al fornello per guardare loro.
«Avevo un appuntamento al buio organizzato da uno dei miei amici. Dovevo incontrare una ragazza che lui conosceva. Mi aveva detto di cercare una bella mora con un vestito azzurro. L'ho trovata. Era seduta su una panchina del parco a leggere un libro, ed è stato come venire trafitto dalla freccia di Cupido. Quando mi sono avvicinato ho visto che stava
leggendo Il signore degli anelli, e quello è stato il colpo di grazia» Fece un sorriso mentre tutti si mettevano a ridere.
«Quindi sono andato da lei e mi sono messo a parlare di hobbit. Siamo andati a prendere un caffè, abbiamo parlato per ore, e abbiamo scoperto di avere un sacco di cose in comune. È stato solo alla fine dell'appuntamento che ho scoperto di essere finito con la mora sbagliata. Emily aveva pensato che fossi un po' troppo amichevole, ma aveva deciso di darmi corda.»
Will mandò uno sbuffo divertito, ed Allison rimase a bocca aperta. «Ma no!»
«Sì. Quella che avrei dovuto incontrare ha pensato che le avessi dato buca. Stava aspettando su un'altra panchina un po' più avanti. Le ho fatto avere le mie scuse tramite il mio amico, assieme a un mazzo di fiori. Ma non l'ho mai incontrata, perché Emily mi aveva preso il cuore.» Fece l'occhiolino a sua moglie. «Le ho fatto la proposta un mese dopo e lei ha detto di sì.»
«È una storia fantastica,» commentò Kevin. «Sembra uscita da un film.»
«Ma pensi davvero che sia stato amore a prima vista?»chiese Allison. «È solo fortuna che vi sia capitato di essere compatibili. Non potevate capirlo semplicemente guardandovi.»
«Ovviamente no,» rispose Emily. «Ma Frank è un inguaribile romantico, per cui gli piace sostenere che lo fosse. Siamo davvero stati fortunati, direi. Un incontro casuale, siamo andati subito perfettamente d'accordo, e il
resto è storia.»

Il pranzo fu esattamente come Will se lo aspettava. C'era una quantità di cibo assurda, alcol a profusione, conversazioni rumorose, e un sacco di risate.
Eric gli prese la mano sotto il tavolo tra una portata e l'altra, e Will la tenne stretta come se fosse una fune di sicurezza.
Dopo aver sparecchiato si sedettero tutti in soggiorno sul divano. In televisione c'era Love Actually -L'amore davvero, ma nessuno ci stava facendo molta attenzione. Frank era occupato a riordinare la cucina, Paul stava al cellulare, e quasi tutti
parevano sul punto di addormentarsi. Emily si era già assopita.
Erano solo le quattro, ma fuori dalla finestra il cielo invernale si stava già oscurando. Eric teneva il braccio attorno a Will, che stava lentamente cedendo alla letargia causata dallo stomaco pieno. Gli si rannicchiò più vicino e gli appoggiò la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi. Eric lo strinse più forte e Will scivolò nel sonno, caldo, al sicuro, e colmo di una felicità che lo illuminava dall'interno.

Quando Will si svegliò, più tardi, fuori era completamente buio. Aveva la bocca secca e il mal di testa per via dell'alcol bevuto a pranzo. Love Actually era terminato, e Allison, Kevin, Paul ed Emily stavano chiacchierando.
Si raddrizzò e fece una smorfia nel sentire il collo che scricchiolava.
Accanto a lui Eric si agitò e sbatté le palpebre. Da come sbadigliò strofinandosi gli occhi era chiaro che si era addormentato anche lui. «Che ore sono?»
«Non so.» Tirò fuori di tasca il telefono. «Le cinque e mezza,» gracchiò. «Ugh, devo bere qualcosa.»
«C'è il vino aperto,» commentò Frank.
«Dio, no. Intendevo qualcosa di non alcolico. Ma comunque grazie.» disse Will.
«Portiamo a spasso Thor e Wanda?» propose Eric. Will annuì in risposta.
Fuori era di nuovo freddo. La strada sotto i loro piedi era gelata, cristalli di ghiaccio che catturavano e riflettevano il chiaro di luna. Il respiro restava ad aleggiare nell'aria.
Eric teneva il guinzaglio di Wanda in una mano, per cui Will fece in modo di mettersi dall'altra parte. Le loro mani si urtarono, e lui catturò quella di Eric e intrecciò le dita guantate con le sue.
«Eric, ho una cosa da chiederti. Sta' a te decidere se farlo oppure no»
Lui si voltò a guardarlo attendendo che proseguisse.
«Vorresti venire a vivere a Miami con me?»
Eric si bloccò di colpo, lasciandogli la mano. Ponderò la domanda prima di parlare «Io... Non lo so, Will. Lasciare il lavoro e la mia famiglia? Non so se ne sono in grado di viverci lontano»
Will distolse lo sguardo, ad un tratto deluso «Ma devi ammettere che le cose sono diventate serie. O hai pensato che fosse solo una storiella natalizia?»
«No, certo che no» ribatté Eric.
«Comunque oggi ho prenotato un volo per il due gennaio. Hai sette giorni per pensarci» disse Will, avviandosi con Thor sul marciapiede.
Eric annuì.
Passeggiarono in silenzio nelle strade affollate.
Eric era ancora più spaesato e pensieroso, non sapeva se volesse andare a vivere in un posto a lui sconosciuto e tanto lontano.
Mentre camminavano Will cercò di mandare giù il groppo che aveva in gola e alzò lo sguardo alle stelle, desiderando qualcosa che non riusciva a mettere in parole.
Desiderava ardentemente che Eric accettasse la sua richiesta. Odiava il fatto di lasciarlo.
Camminarono per una decina di minuti sulla stradina illuminata dai lampioni, fino a un piccolo gruppo di case. La maggior parte aveva le tende aperte, e dalle finestre usciva la luce degli alberi di Natale. Alcune case avevano anche delle file di luci lungo le grondaie, o avvolte attorno agli alberi del giardino. Era magico.
«Prenderò in considerazione l'idea» promise Eric.
Il volto di Will si sciolse in un sorriso. «Sul serio?»
«Sul serio.» La voce gli venne fuori roca. Eric gli prese nuovamente la mano «Forza, allora. Andiamo a casa.»
Casa. Una parola così piccola, e aveva così tanto potere.

Appena loro due furono rientrati dalla passeggiata, Paul riuscì a convincerli a giocare a Twister.
«Immagino sia meglio adesso piuttosto che dopo i sandwich di tacchino.» Frank si diede qualche pacca sullo stomaco. «Il pranzo è appena andato giù.»
Il vino stava scorrendo di nuovo, ma Eric lo rifiutò e scelse la limonata, e Will fece lo stesso.
Twister fu rumoroso, scomodo ed esilarante come al solito, e Paul vinse praticamente tutte le partite, dato che
era il giocatore più flessibile. Quando tutti gli altri ne ebbero avuto abbastanza misero in pausa i giochi e fecero un'incursione in cucina per uno spuntino.
Eric non aveva molta fame, per cui mangiò solo un po' di frutta e qualche cracker con il formaggio, e non si servì dei sandwich di tacchino.
A Pictionary lui e Will finirono in squadra con Allison; Emily era con Frank, Kevin e Paul. La competizione fu feroce, e alla fine i vincitori furono Emily, Paul, Frank e Kevin, con gran delizia di Frank.
«Noi torniamo a casa» sbadigliò Kevin. Lui ed Allison ringraziarono Eric e la sua famiglia per l'ospitalità.
Allison si avvicinò a Will «Fatti sentire in questi giorni» lo pregò, stringendogli una spalla.
Eric e Will, dopo che Allison e Kevin se ne furono andati e aver dato la buonanotte a Paul, Emily e Frank si avviarono verso la camera. Quella sera erano troppo stanchi per fare cose.

Un fidanzato sotto l'alberoWhere stories live. Discover now