24 - LO SCACCHISTA (1)

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Solo sette bolle, tra tutte quelle create e sparse per il mondo, contenevano un'unica persona.

Nello stesso istante in cui Giancarlo scopriva il corpo senza vita di Flavio, il filo rosso smise di uscire dalla bocca dei sette singoli prigionieri e i gomitoli, in questo caso grandi come una pallina da tennis, cominciarono ad assottigliarsi velocemente, sgarbugliandosi nella bocca degli uomini viola. In pochi minuti si disfecero completamente e gli ultimi refoli di energia rossa sparirono dentro ai carcerieri. Le bolle vennero risucchiate nelle mani, così come ne erano uscite, e le povere anime prosciugate, si accasciarono al suolo inermi, come sacchi vuoti.

Esaurito il loro compito, circa ventiquattro ore dopo aver iniziato l'estrazione, due di queste sentinelle partirono verso il centro di Bologna, mantenendo ognuna una diversa velocità in base alla distanza. Giunsero contemporaneamente, attraversarono la patina della grande bolla e atterrarono davanti alla palla viola che risplendeva di intensa luce arancione, l'unica cosa che pareva viva nella lugubre sera fatta di morte e macerie che incombeva sopra Bologna.


Ismel assorbiva, e intanto vigilava. Arrivavano immagini un po' da tutto il mondo, perlopiù di persone sfuggite che si gettavano nelle bolle per tentare di recuperare un loro caro, o solo si avvicinavano per rivedere l'amato viso, forse un'ultima volta. Tutte andavano a ingrossare il gruppo. La sua attenzione era focalizzata soprattutto nelle zone in cui si era palesata l'energia di sua sorella, anche se riteneva improbabile ritrovare a breve i tre individui che la possedevano. Per questo fu molto sorpreso di vedere l'omone davanti a una bolla. Tramite gli occhi della sentinella lo fissava, intimorito: cosa sarebbe successo? Temeva seriamente potesse entrare nella bolla e rubarne il potere, liberando i prigionieri. Si accorse, con disgusto verso sé stesso, d'avere paura, sia di lui, sia della propria ignoranza che si allargava sempre più, a ogni nuovo accadimento. Ma il senso di impotenza divenne vera e propria euforia, quando il potere della bolla, il suo potere, lui stesso, lo rigettò, scagliandolo lontano. L'umore cambiò repentinamente, come stava accadendo spesso dal suo arrivo, man mano che il pianeta gli mostrava i propri pregi e le proprie debolezze; alle ansie, ai timori, alla fretta di finire il prima possibile, si erano così aggiunte una calma serafica, una subdola pazienza, una meravigliosa beatitudine, man mano che il potere rosso che le sue sentinelle estraevano da quegli essere inferiori, confluiva in lui. Ma strani conflitti aumentavano di pari passo con la forza che sentiva montare dentro: smaniava dalla voglia di scatenare il suo esercito per completare la missione, ma sperava che l'estrazione durasse ancora, per continuare a godere della meravigliosa sensazione che gli procurava quell'energia mentre si mescolava alla sua; voleva stanare e distruggere quei tre individui in cui aveva percepito tracce di sua sorella, ma si compiaceva anche di lasciarle soffrire nella situazione che gli aveva disegnato attorno, lasciare che il dolore per le sicure perdite che aveva inflitto, li pungesse nei punti più sensibili del loro cuore; era furioso e felice, preoccupato e rilassato. E tutto questo lo odiava e lo amava. Aveva momenti di esaltazione e attimi in cui era sicuro che avrebbe perso. Sentiva crescere in lui nuove capacità, da cui scaturivano nuove idee, che potevano essere sfruttate. Era sicuro che fossero valide? Aveva studiato il piano in ogni dettaglio quando era nel suo mondo, ponderando e analizzando ogni cosa, mentre adesso si ritrovava costretto, il più delle volte, a improvvisare. Voleva farlo veramente? Considerando le lacune comparse sulla sua strada, sì! Ma quanti dubbi! E proprio mentre il turbinio di tutti questi pensieri vorticava, inasprendo le sue titubanze ed esaltando le sue certezze, si rese conto che aveva agito, come se l'energia rossa che stava acquisendo, plasmasse in lui una volontà che controllava involontariamente, che prendeva decisioni senza indugiare su assurde disquisizioni, mescolata ma separata dal potere che già albergava in lui.

Aveva richiamato due sentinelle, tra quelle che avevano concluso l'estrazione, lasciando le altre sul posto per scovare chi era riuscito a sfuggire alla prima retata. Per i due soldati aveva un compito diverso: seguire le tracce, trovare ciò che gli serviva. Odio, puro e semplice odio. Riusciva a captarlo ovunque, insieme all'invidia, alla perfidia, all'ipocrisia. Sentiva la cattiveria di quel pianeta, poteva quasi vederla e voleva usarla. Le sentinelle non potevano avvicinarsi all'omone, alla ragazzina e al ragazzo grasso, ma qualcun altro forse ci sarebbe riuscito.

VuEffe (parte 3) - I tormentiWhere stories live. Discover now