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Daily World, Notiziario della Rete del 22 Dicembre 2089, per gentile concessione degli Archivi Storici Internazionali

Sapete cos'è successo.
Non piangete.
Non è il caso.
E neppure il momento.
Per ora leggete e basta.

Se questa storia ve la raccontasse qualcun altro non potreste crederci.
Solo noi sappiamo il "come" e il "perché": il "cosa" è evidente e il "chi" pure.
Sarei immensamente curioso di vedere le vostre reazioni, ma, come quasi tutti, anch'io ho scelto di non restare. Capirete anche questo.
Sono stato scelto io per raccontarvelo. Per spiegarci.
La responsabilità di quello che accadrà fra poche ore, nella notte della Rete, che per voi è già successo... è mia, dopotutto.
Quasi tutti pensano che io sia la persona giusta per spiegare a parole tutto ciò. Faccio lo scrittore, dopotutto. Alcuni mi hanno definito come la voce di una generazione. Stasera lo sarò a tutti gli effetti.
Non mi sono tirato indietro.
Non avrei mai potuto.

Oggi è il ventun dicembre del duemilaottantanove.
Sono da poco passate le tre pomeridiane, ora della Rete, quindi qui è mattina.
Per la cronaca, sono al minipad di casa mia a Guadalajara, nel distretto seimilaventi di Città del Messico.
Ho accettato di registrare questo video poche ore fa. Mi perdonerete se non ho un discorso scritto. Ho buttato giù una traccia, in fretta, per non rimandare troppo a lungo il momento, ma spero di essere il più chiaro possibile. Purtroppo devo sbrigarmi. Se ritardassimo ancora tutto diventerebbe più difficile. Spostando il limite che ci siamo imposti, anche di un giorno solo, potremmo non essere più così saldi. E questa cosa va fatta.
Perché è necessaria.
La nostra è stata una decisione sofferta, dura da mandar giù, anche se nella maggior parte dei casi, ormai, in noi si è insediato un senso di grande tranquillità riguardo al destino che ci siamo scelti. E ci tengo a sottolineare che nessuno ha subito costrizioni se non quelle imposte da una realtà di cui anche noi siamo responsabili. Forse i maggiori responsabili.
Se io sono un esempio rappresentativo, molti di noi hanno iniziato dalla paura. Dai contorti ragionamenti che si fanno la notte scalciando via il lenzuolo. Poi, per gradi, abbiamo compreso l'evidente necessità di quello che stiamo per fare. Purtroppo rimane una cosa dolorosa, i ripensamenti potrebbero essere molti.
Dobbiamo farlo stanotte, alla fine di una riflessione durata anni, dopo averla tirata per le lunghe tutto questo tempo sperando che qualcosa cambiasse, che ci fossero altre soluzioni.
Ma i dati parlano chiaro.

Lasceremo, abbiamo lasciato, un vuoto molto consistente. E non sia detto per vanità. Ma un vuoto fondamentale. Utile. È per questo che sono qui a scrivere: intendo alleviare la vostra coscienza da ogni senso di colpa. Colpe non ne avete, almeno non oltre quelle che abbiamo anche noi.

Abbiamo fiducia in voi, fiducia che comprenderete l'evidente necessità di questo gesto e andrete avanti.
Mai come ora è necessario non spargere lacrime inutili.
Non si può fare altrimenti o il senso stesso del nostro destino si perderebbe, annichilendosi, trasformandosi nel più grande insulto che l'umanità possa fare a se stessa.
Spiegandovi perché ci siamo comportati così vogliamo aiutarvi, più di quanto siamo mai riusciti a fare finora nelle nostre esistenze, più di quando abbiamo dedicato le nostre vite a voi crescendovi, educandovi. Senz'altro più di quando vi abbiamo consegnato questo mondo buio.
Alcuni di voi ci odieranno.
Ma nessuno tra voi, dal primo all'ultimo, potrà negare il vantaggio che vi stiamo concedendo.
Una via d'uscita, una nuova possibilità.
Perché questa non vada sprecata gran parte del lavoro spetta a voi.
Il nostro lo faremo stanotte, con la prima nota di questa enorme, malinconica sinfonia.
Vi stiamo dando il la. Vi preghiamo, miliardi di voci vi pregano, di comporre una musica migliore della precedente. Non gettate tutto.
Non ce lo meriteremmo. E voi neppure.
Vi stiamo facendo il dono più grande dell'intera storia dell'umanità.
Sono sicuro che ne converrete.

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