CAPITOLO 2

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Corro, confusa e spaventatissima, dalla camera di papà.
"Matteo, chiama subito l'ambulanza! Papà non sta bene. Sto scendendo dai nonni" avverto di fretta senza soffermarmi sul dettagli per non farlo preoccupare.

Esco da casa, scendo al piano di sotto di corsa e suono il campanello in modo insistente.
Inizio anche a bussare intensamente la porta spaventata dal fatto di non fare in tempo. Non fare in tempo a salvare papà.
"Caterina! Che succede?" chiede spaventata e preoccupata la nonna.
"Papà... non so... è bianco... non respira..." blatero faticando a respirare.
Nonna si fa bianca in volto e va a chiamare il nonno.
Nonno ci raggiunge subito dopo preoccupato dai nostri volti.
Cerco di raccontare anche a lui cos'ho visto e corre subito sopra a controllare. Nonna lo segue di seguito, intanto io raggiungo Matteo.

"Cate, cosa è successo? Sono preoccupato..."
"No, tranquillo, niente di grave. Papà sta solo un po' male ma vedrai che ora si riprende. Hai chiamato l'ambulanza, vero?" cerco di calmarmi per mio fratello ma dentro il mio cuore non si ferma. Anzi accelera sempre di più facendomi faticare a respirare.
"Sisi, certo!"
"Bene, ora vai a scuola che è tardi" accenno un sorriso.
"Tu non vai?"
"Certo che ci vado! Tra un po' passa Manuela. Oggi dobbiamo andare al liceo..."
"Ok a dopo"
"A dopo" sorriso ancora cercando di sembrare tranquilla e serena.

Oddio! Dovevo andare in stazione con Manuela! Ma ora non posso più andarci.
Prendo il telefono e la chiamo senza pensarci una seconda volta. 
Primo squillo.
E ora cosa le dico?
Secondo squillo.
Non posso dirle che mio padre è praticamente morto.
Terzo squillo.
No, la farò preoccupare. Non oggi almeno!
"Eii Cate, sei già arrivata?" risponde infine dall'altra parte del telefono facendomi tornare alla realtà.
"Eii, Manu! No... non vengo più oggi" sputo fuori senza sapere cos'altro dirle.
"Perché?" mi chiede preoccupata.
E ora cosa mi invento?
"Mio padre sta poco bene" accenno senza entrare nello specifico ma neanche mentendole.
"Ora scusami ma devo andare" chiudo il discorso e riattacco senza lasciandole il tempo di ribattere.
Dopodiché spengo il telefono. Ho bisogno di tempo per stare da sola, per metabolizzare...

All'improvviso sento il suono delle sirene dell'ambulanza avvicinarsi.
Scendo per andargli incontro e apro loro la porta per velocizzare. Per non perdere altrettanto tempo prezioso per salvare il mio papà...
"Qui! Qui! Presto!" faccio segno ai soccorritori.
Loro corsero subito di sopra.
Voglio stare anch'io lì con loro, per papà... ma una parte di me mi dice che è inutile, che non posso fare nulla per aiutare, anzi sarei d'intralcio. Inoltre, ho paura di ricevere una brutta notizia e quindi cerco di ritardarla il più possibile.
Mi siedo sull'ultimo gradino delle scale e aspetto, senza riuscire a pensare a niente. Fissando solo il vuoto.

Dopo qualche minuto, mio nonno scende da me con un'espressione addolorata e allo stesso tempo sconvolta. Ed io già so quello che mi deve dire...
Papà non c'è più.
Il mio sguardo ancora per pochi istanti speranzoso, si indurisce.
Una lacrima inizia a scorrermi sulla guancia, la prima di una lunga serie...
Non l'asciugo, la lascio scorrere, proprio come dovrebbe essere.
Il nonno si avvicina e istintivamente lo stringo forte a me.
Il mio pianto si fa sempre più forte. Non riesco più a respirare.

"Recupereremo il tempo perso con mamma" diceva...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora