CAPITOLO 6

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"Buongiorno ragazze!" annuncia zia entrando nella stanza.
Si dirigge verso la finestra e la apre. La debole luce mattiniera si spande per tutta la cameretta.
Mi stropiccio gli occhi, sveglia ma ancora assonnata e soprattutto stanca.
Anche Greta e Cecilia, che nel frattempo si sono svegliate, lo fanno sbadigliando.
Dopodiché va via.
Vedo l'orario all'orologio appeso al muro di fronte a me. Sono le 7.30.
Lascio ricadere la testa sul cuscino consapevole della giornata che dovrò affrontare.

"Buongiorno a tutti" saluto entrando in cucina con Greta e Cecilia che salutano in coro a loro volta.
Sediamo ai posti liberi del tavolo e iniziamo a fare colazione con i pancake che zia ci aveva preparato.
"Come avete potuto capire oggi non si andrà a scuola" ci riferisce la zia lasciando intendere la motivazione.
Cecilia e Greta annuiscono discrete cogliendo anche loro il riferimento nascosto di zia. Gli sono grata per questo!
Poi riprendiamo a mangiare silenziosamente.
"Ah, dimenticavo di dirvi che a pranzo verrà zia Elisa" dice zia interrompendo il silenzio tombale che si era creato.
"È qui? Quand'è arrivata?"
"Sì, stanotte"
Certo! Logico che veniva! Come poteva mancare in quest'occasione? L'ultimo saluto a suo fratello...
Zia Elisa è la sorella di papà. È più piccola di lui di cinque anni.
Non la vedo quasi mai perché vive per lavoro a Boston. È una ricercatrice universitaria che si occupa di psicologia e più in generale scienze umane.
È una cosa che ama fare e dedica anima e corpo al suo lavoro.
Proprio per questo, ha dovuto fare tanti sacrifici come studiare duramente per poter ottenere quel posto che ha sempre desiderato e di fare questa vita, lontana da tutti i suoi cari, in un'altro Stato dall'altra parte del mondo.
Forse, proprio per dedicare tutta se stessa alla carriera, non si è mai sposata e non ha mai avuto dei figli.

Così alle 13, suona il citofono ed entra a casa zia Elisa.
È alta e snella. Porta i capelli castani ben curati lunghi vicino al seno. Ha il viso tondo di papà come anche i suoi occhi marroni.
Come suo solito, indossa dei jeans neri e un maglioncino semplice anch'esso nero con sotto una camicetta bianca. Ai piedi porta delle sneakers comode per il viaggio e come sovrabbito un cappotto lungo nero in modo da rendere il tutto un po' più legante.
Era da tantissimo tempo che non la vedevo, forse anni. La ricordo sempre come una donna forte, indipendente e autorevole ma anche simpatica, disponibile ed empatica.
Ma oggi ha qualcosa nello sguardo, nella postura... che la rende più seria e pensierosa del solito.
Gli occhi sono segnati da profonde e violacee occhiaie, segno che stanotte non ha dormito, o per il viaggio o per la brutta notizia...
"Ciao zia" la saluto non nascondendo il sorriso che mi spuntò sul viso nel vederla.
"Ciao Cate" rispose al mio saluto anche lei sorridendo anche se sembrava di essere molto scossa.
Ci abbracciamo per qualche secondo e poi ci lasciamo andare.
In quell'abbraccio sono contenute tutte le cose che vorremmo dirci ma che ancora non abbiamo il coraggio di far uscire dalle nostre bocche perché troppo spaventose.

Mi faceva molto piacere rivederla anche se avrei preferito che ci fossimo rincontrate per un'occasione più felice.

"Recupereremo il tempo perso con mamma" diceva...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora