Capitolo 2

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Lizzie

New York sotto la neve aveva un fascino tutto suo, ma ad Elizabeth piaceva il momento in cui smetteva di nevicare e il cielo si apriva appena per lasciar trasparire quella luce fredda e limpida tipica dell'inverno. Era nel piccolo teatro per le prove dello spettacolo, nel distretto dei teatri di New York, e fissava il cielo da fuori una piccola finestra posta in alto, invece di prestare attenzione alla sua migliore amica. Lily la stava aiutando come promesso quasi tutti i pomeriggi, almeno quelli in cui erano previste le prove di ballo, mentre negli altri era libera di lavorare o di continuare ad organizzare il matrimonio.

Quel giorno aveva una top nero coordinato ad un paio di pantaloncini super aderenti e delle converse. Non le scarpe migliori con cui ballare, ma era così raro vederla con delle scarpe del genere, che Lizzie aveva deciso di non fare alcun commento a riguardo.

La sua migliore amica stava eseguendo un'altra volta una parte di coreografia con la quale stavano avendo dei problemi. I ragazzi non andavano a tempo e non riuscivano a far girare le ragazze tutte insieme come dovuto. Lizzie stava urlando dai sedili del teatro chiedendo come mai in sala prove era sempre venuto perfetto, mentre adesso andavano così male. Lily continuava a richiamare il tempo e a ballare la parte dei maschi per riuscire ad aiutarli, ma si vedeva che erano tutti stanchi e provati dal ritmo più serrato che stavano prendendo le prove.

«No basta, basta!», Lizzie si alzò di scatto dalla sedia, «la sapete fare meglio di così, siete distrutti. Bisogna che ci lavoriamo di mattina con le forze, devo parlare con Nat, non possiamo riuscirci così».

«Liz, ma se Lily può solo di pomeriggio come facciamo?» Matt, uno dei ballerini si sedette per terra cercando di recuperare fiato. forse un po troppo stronza

«Lo so, troveremo una soluzione. Ora basta, siamo tutti troppo frustrati e nemmeno io riesco a ragionare. Fate rilassamento, io ho fisioterapia».

Lizzie si alzò dalla poltrona e sbuffò in direzione della sua migliore amica che la stava guardando con un'espressione che non aveva bisogno di parole.

«Non pensarlo nemmeno...».

«Oh oh», Lily era già corsa verso di lei e stava quasi saltando sul posto.

«No».

«No-ah?».                             

«Oddio quanto sei squallida, per fortuna che ti voglio bene», Lizzie scosse la testa e rise per poi uscire dal teatro con il borsone sulla spalla. Fece la strada accompagnata da Lily, e la salutò all'ingresso della metropolitana, quando prese la direzione opposta alla sua.

La neve aveva lasciato la città in balia di un vento freddo che fece pregare la ragazza di arrivare il prima possibile allo studio, nonostante significasse vedere Noah Beckett. Non sapeva se fosse pronta a farsi curare da lui; non riusciva a fidarsi del ragazzo che era stato il suo tormento per anni, nonostante avesse visto con i suoi occhi la professionalità e l'interesse che aveva avuto nei suoi confronti.

Arrivò alla porta dello studio di fisioterapia e bussò il campanello, si tolse il berretto di lana dalla testa ed entrò quando Noah le aprì la porta. Dentro sembrava silenzioso e tranquillo, come se non ci fosse nessuno.

«Ciao!», le disse con il sorriso sulle labbra. Tra le mani aveva il telefono dello studio, segno che aveva appena interrotto una telefonata.

«Ciao a te, sei pronto?», Lizzie entrò, sentendo il corpo scaldarsi.

«Sì certo, accomodati pure nella stanza in fondo al corridoio». Noah le indicò una porta socchiusa e lei si incamminò cercando di rilassarsi. Era lì per sé stessa, e Noah Beckett non avrebbe compromesso il suo benessere.

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