•capitolo 49

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POV. NATE
Cambio marcia ed esco dal parcheggio dell'ospedale.

Cerco di concentrarmi sulla strada,ma risulta al quanto difficile. Le parole del medico rimbombano nella mia testa. Non potrei sopportare che mio figlio erediterebbe la mia stessa malattia.

In questo momento sto pensando ad un certa cosa,che però non per niente una cosa bella. Mi sento un vero egoista,in questo momento.

Arriviamo sotto casa nostra e faccio scendere Blake,senza guardarla,non voglio guardarla.

"Ti aspetto su." dice scendendo.

"Ti sei già dimenticata,di cosa ci ha detto il dottore un'ora fa." mormoro a denti stretti,stringendo il volante.

"Nate..io.."

"Ho bisogno di stare da solo." taglio corto.

Chiude la portiera e mi guarda per un istante. Posso immaginare come mi sta guardando,con occhi delusi dal mio comportamento.
Mi dispiace,Blake,ma tu non puoi davvero capire!!

Ingrano la marcia e vado via,non voglio restare li un minuto di più.

Vago senza meta per tutto il pomeriggio,con mille pensieri per la testa.

Non mi accorgo nemmeno di dove mi trovo. Alzo appena lo sguardo e mi ritrovo in un parcheggio che non conosco. Scendo dalla macchina per fumare,ho bisogno di respirare,in quella macchina si soffoca.

Mi appoggio alla portiera e accendo la mia Marlboro rossa. Raramente fumo Marlboro rosse,e quando lo faccio è perchè sto proprio male.

Nella mia testa,mi continuo a ripetere che è solo colpa mia,solo colpa mia,cazzo. Se il bambino potrà avere quella malattia. Non vorrei mai che si sentisse diverso dagli altri. Io mi ci sentivo diverso,per questo sono diventato molto egoista e diffidente.

Mi passo una mano tra i capelli e aspiro. Butto per terra la sigaretta,ancora a metà e mi guardo un po' in giro.

Mi cade l'occhio su un parco e vicino ad esso,c'è un gruppo di ragazzi che ridono e scherzano.

Quanto mi manca,avere la testa senza neanche un pensiero. Mi ricordano tanto me e la mia compagnia del liceo. Allora sembrava tutto così semplice. Festa,amici,discoteche,belle ragazze,nessun pensiero malinconico.

Noto una ruota di un auto appesa al ramo di una quercia e subito i ricordi si fanno spazio nella mia mente.

Ma certo!! Questo parco lo conosco!! Mi giro subito e ritrovo il paesino alle mie spalle. Qui abitavano i miei nonni. Due persone,semplicissime,che nonostante la loro ricchezza,hanno sempre vissuto senza dare alcun valore ad essa. Gente d'ammirare.
A volte mi chiedo come da due persone così buone sia nato quel mostro di mio padre.

Quella ruota l'aveva appesa mio nonno quando avevo 7 anni. Da piccolo ero un mezzo pazzo,okay anche adesso,ma dettagli.

Adoro mio nonno,e mia nonna anche oltre. Solo lei sapeva fare dei muffin al cioccolato che sembrava gli avessero cucinati gli dei. Se mi vedessero adesso,non saprei davvero che penserebbero.
Probabilmente una delusione,come biasimarli.

Sono stato malissimo per la loro morte. Loro per me erano come una seconda famiglia,quando non viaggiavo stavo sempre da loro. Loro rendevano tutto stupendo anche le cose più banali.

Chiudo la macchina e mi avvicino a quella ruota appesa. Ignoro i ragazzi e gli passo a fianco andando per i fatti miei. Arrivo a quella quercia. Adoro quest'albero,è quasi in disparte rispetto agli altri. Un posto tranquillo.

Tocco la ruota e poi la corda e noto che è tutta rovinata e messa male,è passato così tanto tempo?

Se ci penso mi sembra solo ieri,che ci salivo su e giocavo ai pirati. Non lo sa nessuno,ma ho un debole per i pirati,soprattutto per la saga dei Pirati dei Caraibi,ne vado matto.
Passione segreta.

Mi siedo sotto la quercia e accendo una sigaretta. Le parole del medico risuonano nella mia testa. Sono così preoccupato,non vorrei mai far sentire mio figlio come mi sono sentito io.

Anche se quel bimbo,ora è piccolissimo e non lo vedrò per i prossimi 8 mesi,sento già di provare un sincero amore,per quel piccolino. Gli darò più amore,che riuscirò a dare,vorrò farlo sentire più amato possibile.

Quando ho toccato la pancia di Blake per la prima volta,dentro di me c'erano i fuochi d'artificio,non lo so nemmeno io cosa ho provato,qualcosa di unico indescrivibile,mi sono sentito felice.

Per la prima volta nella mia vita,ho combinato qualcosa di buono!
E rischio di rovinare tutto.

Ad un tratto una voce femminile mi distoglie dai pensieri.

Alzo lo sguardo e trovo una ragazza abbastanza alta. Capelli biondi con una parte di testa rasata e i capelli che formano una treccia che le ricade sull'altra spalla.
Indossa dei pantaloni molto stretti che evidenziano molte cose,un giubbotto verde scuro e mi fissa.

"Allora?" mi chiede.

"Cosa?" chiedo a mia volta.

"Ti ho visto fumare prima,avresti d'accendere?" mi domanda mostrandomi la sigaretta.

Ma quanti anni ha questa? Potrebbe essere mia sorella.. bambini precoci.

Tiro fuori dalla tasca del giubbotto il clipper e glielo passo non prestando particolare attenzione.

"Grazie." dice restituendolo. "Comunque io sono Carly." dice aspirando.

La scruto velocemente,non capisco era una scusa per venirmi a parlare o non ha proprio nulla da fare.

"Che ci fai qui? Tutto solo a quest'ora di sera?" domanda buttando fuori il fumo.

Sposto lo sguardo altrove,non è davvero momento per iniziare un discorsetto o tanto meno farsi rimorchiare da una ragazza decisamente più piccola.

"Ho capito non vuoi parlare.. " dice infine.

Almeno ha un cervello.

"Carly,piccola ma quanto cazzo ci metti? Maledetti accendini che si scaricano sempre!!" esclama una voce alle spalle della ragazza.

Mi sporgo,senza dare troppo nell'occhio per vedere da dove provenisse la voce,ma con scarsi risultati perchè c'è solo un lampione vicino a noi e non è che illumini molto.

"Eccoti,allora hai acces- Nate!!" urla il ragazzo a quanto pare.

Alzo lo sguardo e sbianco di colpo,ci mancava solo lui. La fortuna gira proprio dalla mia parte,il ragazzo che per ultimo al mondo avrei dovuto incontrare in questo momento è esattamente davanti a me che sorride.

Un Amore Tatuato 2Where stories live. Discover now