24- Cenere e ricordi.

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Mi butto sul letto con mille pensieri in testa e un sorriso che vorrei tanto poter reprimere.

Chiedere a Basma di allenarci insieme è stato più complicato del previsto, ho dovuto mettere da parte l'orgoglio e tralasciando questo, mi ha messo un'ansia assurda. Non è la prima volta che mi sento così quando devo incontrarla, la prima volta è stata quando dovevo aiutare lei e Amir in biblioteca ma se prima non ne capivo il motivo, ora credo di esserne a conoscenza. Ho ansia di sbagliare, di dire cose di cui posso pentirmi, di sembrare meno sicuro del solito e soprattutto di darlo nell'occhio. Ho ansia di poter provare qualcosa per lei e ho paura che non sia per niente ricambiato, se penso a come prima mi dava fastidio la sua semplice presenza, il suo modo di mettersi contro di me e come ora invece penso che queste sono due cose che la caratterizzano, che la fanno distinguere da tutte le altre, mi fa sentire un po' strano, un po' cambiato.

Prendo il cellulare in mano, apro l'app del calendario per controllare i potenziali giorni in cui potremmo allenarci per il tennis. Spero con tutto il cuore che in risposta mi dirà di sì, c'è da dire che il fatto che non si sia tirata indietro alla mia richiesta è già una grande cosa.

Mi segno su un'agenda i giorni che potrebbero andare bene e poi scendo a pranzare nel momento in cui sento mia madre chiamarmi.

"Adam sei qua, aiutami ad apparecchiare la tavola." mi ordina mia madre e io annuisco.

Una volta finito, mi accomodo a tavola e inizio a mangiare.

"Tuo padre torna in questi giorni. Gli hanno concesso una settimana in più, quindi ci verrà a trovare prima del solito."
"Davvero? E' un bene, si sente molto la sua mancanza." mormoro con lo sguardo rivolto verso il piatto.

"Sì, hai ragione. Ora mangia che devi essere in forma." mi sorride caldamente come per distrarmi dai miei pensieri, cosa che non servì a molto.

Da quando mio fratello Yanis è morto, mio padre ha iniziato a lavorare in una città lontana dalla nostra e ci può venire a trovare solo un paio di volte al mese, questo se non succedono imprevisti nell'azienda in cui lavora.

Ha sempre cercato di essere presente nonostante le distanze, nonostante tutto. Mi chiama tutti giorni almeno una volta, manda a me e mia madre regali, lettere e molto altro. E' una persona che io stimo molto. Spesso quando siamo piccoli tendiamo ad ammirare i nostri genitori e vederli come eroi, però quando cresciamo e vediamo che anche loro hanno difetti, che anche loro sbagliano cambiamo idea e non li vediamo più come tali. Per me però è diverso, i miei genitori hanno sempre cercato di dare, sia a me che a mio fratello, tutto, hanno sempre cercato di non farci mancare nulla. Si sono spezzati in due per noi e dopo la morte di mio fratello ancora di più.

Mio fratello è morto in un incendio nella nostra vecchia casa, l'ho visto morire bruciato davanti ai miei occhi mentre io ero impotente, non riuscivo a fare nulla. Piangevo, urlavo il suo nome, ho cercato di raggiungerlo ma sono stato fermato.

Ancora oggi ho l'immagine di mio fratello che soffre nella mia mente e nonostante la sofferenza, mi ha sorriso, mi ha detto di non avvicinarmi, è morto col sorriso sulle labbra sebbene i suoi occhi contenessero tutto il dolore. Dopo questo episodio, mio padre non è più andato a lavorare, non aveva più la forza di rialzarsi, non mangiava più, non parlava più, fissava solo il vuoto e la situazione era simile anche per me e per mia madre. I datori di lavoro e i colleghi lo chiamavano, suppongo per dirgli di venire a lavorare, ma lui non rispose mai. Un mese più tardi ci arrivò una lettera che dichiarava il licenziamento di mio padre, un peso in più, d'altronde però non ci aspettavamo andasse diversamente.

Pian piano ci siamo ripresi, sempre però con una ferita aperta e nuova dentro di noi.

Mio padre iniziò a cercare un lavoro e un suo amico gli comunicò che c'era un'azienda nella sua città che cercava dipendenti, sì era lontana ma avevamo bisogno di portare un pezzo di pane a casa. Ci comunicò la notizia, io facevo fatica ad accettarlo però dovevo. Da quel giorno la mia vita è cambiata ed è quel che è ora.

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