cap 2

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"Driiiiin"
Cazzo. La sveglia.
Oggi di andare a scuola non avevo proprio voglia.
Ieri ero andata a dormire alle 2.
Dovevo stare attenta che mio padre non si facesse male, come al solito aveva bevuto troppo, che odio è la seconda volta questa settimana.
Quando beve diventa pericoloso per me e per se stesso.
Ieri aveva deciso che sarebbe stato divertente giocare con i coltelli. Stupido pazzo.
Alla fine sono riuscita a farlo andare a letto, dopo lo schiaffo ricevuto in pieno volto, in quanto a parole sue "gli stavo dando fastidio".
Quasi quasi dovevo lasciarlo giocare.
Ed eccomi qui a nascondere la sua manata dal viso col correttore. Nonostante i miei tentativi riesco solo a nasconderlo parzialmente. Sono in ritardo e sto per perdere l'autobus.

Corro fuori di casa e solo fuori mi rendo conto di aver dimenticato l'ombrello e oggi era prevista pioggia. Non ho tempo per tornare indietro, non importa.
Vado verso la fermata e per la prima volta riesco a prenderlo senza troppi problemi.
Appena salgo sento delle risatine da qualche posto in fondo.
Alzo gli occhi e la vedo. C'è Alessia insieme alle sue amichette che la seguono come cani.
Quella ragazza mi perseguita dalle elementari.
Non so cosa le ho fatto ma mi odia.

"ma avete visto com'è vestita?"
sento in lontananza e subito dopo le risatine delle due galline.

Non la sopporto. Mi vado a sedere in fondo all'autobus in modo da starle il più lontano possibile. decido allora di mettermi le cuffie almeno per i 30 minuti di tragitto non l'avrei sentita.
Faccio partire "toxic" la mia canzone preferita. Mi sento descritta da quelle parole.

Sono talmente assorta nella canzone che non mi accorgo che Alessia è proprio li di fronte a me. e in men che non si dica mi ha preso il telefono dalle mani.

"vediamo un po' cosa si ascolta la strana"
dice ridacchiando. cazzo quando la odio.

"oddio ragazze si sta ascoltando i tossici con i capelli colorati"
dice con un ghigno in volto.
come osa. Lei non sa che li vedo come una famiglia.
Non sa che sono l'unica ragione per cui ero ancora li.
Con le lacrime agli occhi mi alzo e mi riprendo il telefono e corro giù dall'autobus in preda ad attacco di panico.
Perché? perché? continuo a ripetermi nella testa.

Dal finestrino riesco a vedere gli starnazzi di quelle galline. E mentre l'autobus si allontana mi cerco di calmarmi.

Ha iniziato a piovere.
Benissimo oggi si prospetta proprio una giornata di merda.
Con le scarpe zuppe mi incammino verso scuola mi aspetta una bella camminata.

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