7° antipasto ☕︎

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ultimo antipasto

fate con calma, è lungo

CHANEL

🔴

she was an angel that made the devil want to get to heaven




È così che dopo quel giorno Miguel si presentò alla mia porta. Non quella di ingresso, ma di fronte al mio monolocale.

«Sei in ritardo», mi accolse la sua voce.

Stentai a crederci finché non lo vidi con i miei stessi occhi, alzandoli dal legno sbiadito delle scale per portarli nei piccoli soli nuvolosi incastrati nel suo volto.

«Sei... Venuto sul serio»

«Sì. Te lo avevo detto, no?»

Lasciai andare i manubri della bicicletta rosa per avvicinarmi al suo cospetto e, una volta constatata la sua attendibilità con un tocco d'indice sul petto, svenni sbadatamente tra le sue braccia in modo teatrale.

Miguel nemmeno ci provò a prendermi; restò con le mani camuffate in tasca e io caddi sul pavimento vecchio e sporco.

«Ahio...!»

«Alzati e apri la porta, Chanel»

Non è così che doveva andare!

Rispetto al primo quel giorno parlammo di più. Io parlai di più. Feci una battuta che lui, scemo com'era, non capì. E per quanto riguarda l'omelette... dio, le beneficiò ancora di un solo assaggio prima di sparire nel buio della notte, lasciandomi con quella sua tipica frase: «fa schifo».

Ci rimasi male perché avevo bruciato la mia seconda opportunità.

(E probabilmente anche l'ultima.)

Ecco perché il terzo giorno rincasai turbata. Credevo che Miguel non si sarebbe più fatto vivo, ma poi alzai la testa, ancora, e lì lo vidi.

Nell'esatto posto del giorno precedente.

Ad aspettarmi.

Di nuovo.

«Miguel...»

«Niente buffonate oggi?»

Il broncio mi si capovolse in un sorriso. Gettai la bicicletta a terra per saltargli addosso con il fine di abbracciarlo, ma lui si scansò, ed io finii con la faccia appiattita al muro.

Non ero guarita dal crampo alla caviglia e con quella mossa azzardata, oltre che a ferirmi il naso, ne aggravai il dolore.

Fortuna che c'era Miguel; mi medicò con fascia e cerotto una volta entrati in casa. Aveva delle mani divine. Ho già detto che aveva delle mani divine?


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Più i giorni passavano, più ero motivata, ispirata. Le mie creazioni in cucina ne risentirono; divennero più creative a differenza della valutazione che ricevevano.

«Fa schifo.»

L'unica a non cambiare mai.

«Sai che novità...» biascicai.

La verità? Ero stanca di quella cantilena, volevo qualcosa di nuovo.

Insomma, «Non hai parole migliori da concedermi?».

«Cucina meglio», fece anche peggio.

«Non intendevo questo...» addentai un pezzo di pane.

«E cosa intendevi, Chanel?»

Coco's revengeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora