Giorno 9

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È tarda sera e ci si siede ad un tavolo rotondo, perché si sa che i tavoli rotondi invogliano a prendere confidenza, anche con gli sconosciuti e la notte fa perdere un po' tutti

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È tarda sera e ci si siede ad un tavolo rotondo, perché si sa che i tavoli rotondi invogliano a prendere confidenza, anche con gli sconosciuti e la notte fa perdere un po' tutti.

Un piano bar jazz suona in lontananza e l'utopista ordina qualcosa da bere per tutti e tre, ma la sognatrice già sa che l'unica cosa che vorrà bere sono le parole che usciranno dalla bocca dell'utopista.

Sa perfettamente che qualsiasi sarà la discussione lei è lì per sostenere l'utopista, lo appoggia perché crede fortemente in lui.

Rimane incantata da con quale calma e fierezza espone i suoi ragionamenti; lei dice saranno i pionieri delle sue utopie, d'altronde è questo quello che fanno le sognatrici con gli utopisti.

Sarà un po' come fare l'amore con i suoi pensieri, farli scivolare dentro di lei come quel vino scivola lungo la gola, per sentire il piacere di essere vivi e rinascere ogni volta.

Tanto si fida solo di lui.

Quando l'utopista incomincia a raccontare la sua vita passata, la sognatrice spaurita gli stringe la mano sotto il tavolo. Delicatamente l'accarezza per tranquillizzarlo che lei è lì e che lui non è solo, di nascosto per rendere il gesto più intimo.

Poi lo guarda, lo guarda affascinata come se fosse un miracolo incantevole, quei miracoli reali che si avverano. Forse così però si farà accorgere...

Si allunga piano verso di lui, gli sussurra all'orecchio un semplice "ti voglio bene", ma in quel ti voglio bene versa l'eterno.

L'utopista immagina il suo futuro, chi sarà diventato e cosa farà, la sognatrice pensa sul serio se potrà esserci sempre per lei, come le aveva detto o il destino sceglierà per loro altre strade.

Se però ognuno sceglie il proprio destino, il suo destino ha scelto lui. Questo lo sa.

Ha visto che è in mani sicure adesso, a riscoprire le sue radici. La sognatrice può andare ora, ma solo dopo aver lasciato un bacio sul palmo della sua mano.

«Tieni le chiavi. È l'unico mazzo che ho» e le mette nelle mani dell'utopista.

Che è bello come il lieto fine per i buoni. È bello come l'idea che il lieto fine sia solo l'inizio del futuro. 

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