capitolo 3

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"Mi dicevi di brillare, ma mi hai sempre illuminato tu"

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Angel pov

«Riaccompagno io a casa Angel.»

Mi ero paralizzata al suono di quelle parole, non sapevo come reagire o cosa dire. Avevo un sacco di insulti per rispondergli eppure nessuno di questi riuscì ad uscire dalla mia bocca.

«Angel non viene con te, ora ripeto levati.» Sentì la voce di mio fratello, ma io ero ancora sotto shock.

Non ci sarei mai salita su quell'auto per ovvi motivi,
eppure c'era una vocina nella mia testa che mi sussurrava di accettare.

«Scordatelo.» Fu l'unica cosa che riuscì a dire, avrei voluto dirlo in modo più sicuro, ma mi uscì come un sussurro.

«In macchina in sette non ci state quindi non vedo altre soluzioni.» Continuò Ryan, ma non sarei mai finita con lui da sola nella sua macchina.
«Ci staremo non sono cazzi tuoi, ora puoi andartene insieme ai tuoi amichetti.» Avevo ripreso l'autocontrollo del mio corpo e della mia voce, più o meno.
«Sono venti fottuti minuti, non ti farò un cazzo.» Dio ma perchè non mi lascia in pace?
«Ryan se non te ne vai giuro su dio che ti ammazzo.» Risponde mio fratello incazzato.

Ma è quando lo vedo sbucare fuori dal locale che il mondo si ferma davvero, è in quel momento che il mio cervello smette di pensare e il mio cuore di battere.

Sento l'aria farsi più densa e mi torna addosso quella sensazione di sporco che mi accompagna da anni.

«Justin ci vediamo a casa sono solo venti minuti e non mi succederà nulla.» Dico riutilizzando le stesse parole dette da lui poco prima.

Prendo probabilmente la decisione peggiore che potessi prendere, ma ormai è tardi e non posso tornare indietro.

«Angel non farmi incazzare.» Non voglio che mi veda, non voglio sentire il suo sguardo di nuovo sul mio corpo, non lo sopporterei.

«Ci vediamo a casa Justin» So che è come se lo stessi tradendo, lo sento il disgusto nel suo sguardo, prima di salire in macchina insieme alle altre e partire.

E io resto qua davanti a Ryan a chiedermi il perchè prendo sempre decisioni di merda e del perchè la mia vita mi porti sempre a ferire qualcuno anche con le scelte più banali.

Non voglio che pensi che non sia arrabbiata con Ryan, non voglio che pensi che per me è acqua passata, non voglio che pensi che io non sono più dalla sua parte, ma fa troppo male dirgli la verità, quindi se questo è il peso da sopportare mi sta bene.

Alzo lo sguardo su Ryan che mi stava già guardando, non perdo tempo con convenevoli o ringraziamenti, voglio andarmene e lui è il mezzo più rapido che ho trovato per farlo.

«Andiamo.» Il suo tono è fermo impassibile, non lascia intravedere nemmeno l'ombra di qualsiasi emozione.

Mi limito a seguirlo con passo veloce cercando di nascondere il mio viso dai capelli e abbassandomi il vestito che in questo momento mi sembra troppo corto, troppo corto per impedire alle persone di vedere le mie cosce, troppo corto per impedire alle persone di giudicarmi, troppo corto per impedire alle persone di vedere lo sporco che nascondo.

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