capitolo 7

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"É quando i finali coincidono con l'inizio, che nascono certi eterni"

Ellie b. Luin

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Questo capitolo potrebbe contenere scene non adatte a tutti e che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni, vi prego di fare attenzione. Ma soprattutto preparate i fazzoletti⚠️

Juliet Pov

Nei libri, nei film, nei cartoni si parla sempre di quelle storie con il proprio lieto fine, con il vissero felici e contenti, la mia è una di quelle storie che va a puttane e finisce con il peggiore dei finali.

Non mi piace raccontare di come sono finita per impazzire nel cercare di rincorrere un amore malato, sbagliato, non mi piace ripensare a quello che sono stata, che ho passato, ma soprattutto non mi piace ripensare a come anche questa grande storia d'amore è andata a farsi fottere.

Se mi chiedessero cos'è l'amore, gli risponderei che è il mio inferno personale, eppure nei suoi occhi, seduti su quella spiaggia, ho visto una luce diversa e per un istante ho creduto potesse illuminare anche me.

Anaffettiva, è quello a cui i medici sono arrivati alla fine dei miei tre mesi chiusa in un centro psichiatrico.

Anaffettiva, una persona incapace di relazionarsi con gli altri, incapace di amare, incapace di provare qualsiasi tipo di emozione.

Come ho detto la mia è una storia che non finisce bene, semplicemente finisce e non per quelle stronzate del tipo, la persona giusta al momento sbagliato, perchè la mia vita è un insieme di momenti sbagliati.

Mi sono innnamorata e a 15 anni non sai cos'è l'amore, eppure a me aveva fottuto la testa, un ragazzino che andava nella mia stessa scuola, un ragazzino di cui ero ossessionata.

Ero drogata di quel sentimento che ci legava, lo volevo, ne avevo bisogno, quando non lo avevo mi sentivo impazzire, era il mio ossigeno nel modo più malato che esista.

Era la mia droga, il suo amore era la mia dose giornaliera e quando non lo avevo impazzivo.

Ma come ogni amore finisce, solo che quando il tuo fornitore se ne va tu rimani senza nulla e finisci per perdere la testa.

Ero impazzita, sentivo la mancanza delle mie dosi, la mananza di lui, la mancanza del suo ammore, ero caduta in baratro da cui non riuscivo a uscirene, così il suicidio mi sembrò l'idea migliore.

Come ho detto ne ero fottutamente drogata.

Mi sono risvegliata in ospedale, per poi risvegliarmi la seconda volta legata a un letto in un centro psichiatrico.

Era una stanza completamente spoglia, quattro mura che condividevo con i miei demoni, un letto che mi teneva stretta a sé quando impazzivo e una finestra da cui vedevo la vita che non potevo vivere.

Ho toccato il fondo, non avevo nessuno, per tre mesi ho vissuto la mia vita come un fantasma.

Non ero più io, sono morta nell'esatto momento in cui mi sono innamorata. E quando tocchi il fondo, inizi ad odiare la causa della tua condanna.

EclipseWhere stories live. Discover now