capitolo 9

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"Non cercatemi tra le stelle,
ma tra i tramonti dentro ai quali splenderò"

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Juliet Pov

Ero guarita, mi ero dimenticata del tuo sapore, dei tuoi respiri contro la mia pelle, della voglia che avevo di te, di quel bisogno incessante che mi opprimeva la testa e ora eri tornato condannandomi di nuovo a quella prigione da cui stavo finalmente uscendo.

Avevo un incessante bisogno di quella mia dose di cui anni prima ero stata privata e il tuo ritorno era solo ciò che me ne dava la conferma.

Ho provato a nasconderti alla mia stessa mente, ma i miei occhi sono stati più veloci nel ritrovarti.

Mi é bastato un secondo per tornare al primo giorno in cui ci siamo visti per la prima volta, alla prima volta in cui le mie labbra hanno conosciuto il sapore delle tue, a quando mi sono innamorata di te.

Peter Smith.
Sei tu, sei sempre tu nei miei incubi peggiori.

Dicono che il demonio arrivi di notte, quando nessuno sarebbe in grado di salvarti, tu sei arrivato di giorno con il solo che splendeva sui nostri visi come se urlasse al mondo intero di guardare verso la nostra direzione.

Mi sei rimasto incollato alla pelle, sei rimasto impresso dentro di me come un amore malato, sbagliato, come la più perfida delle condanne.

Ho il tuo ricordo inciso sulla mia pelle sotto forma di cicatrice che mi attraversa tutta la gola.

Sei nella mia anima come colui che mi ha privato di tutta la luce che possedessi.
Sei nella mia testa come ricordo di ciò che ho passato.
Sei nel mio cuore come il mostro che me l'ha bruciato.

Ti ho guardato negli occhi e dentro di me é nato quell'incessante bisogno di risentirti mio.

Gli anni passano, tu ti allontani sempre di più, ma una piccola parte di me ti rincorrerà per sempre fino a quando non si sarà autodistrutta abbastanza.

E così stando distesa su questa spiaggia con la mia pelle a contatto con i granuli di sabbia mi chiedo a cosa io si destinata.

Non so se avrò mai il coraggio di affrontarti, ma per adesso mi limito a scappare da te come avrei dovuto fare da sempre.

Sono riuscita, per una volta, a non annullare le distanze tra me e te e ad allontanarti sempre di più dal mio cuore, un cuore che tieni stretto tra le tue braccia, talmente stretto da farmi dimenticare di possederlo.

Ripenso a ciò che siamo stati e ciò che abbiamo finito per essere.

In una catastrofe non muoiono tutti, tu sei sopravvissuto, con il tuo sorriso da bastardo e il tuo sapore di tabacco sei riuscito a mantenere vivo quei sentimenti che ti esplodevano nel petto mentre io mi sgretolavo pian piano.

Io sono morta sotto il mio stesso amore.

Sono morta a causa di quell'esplosione che ho sentito nel petto.

Più ripenso a noi, più capisco quanto l'errore dell'intera equazione sia la mia stessa esistenza.

Mi sono nascosta dagli occhi del mondo per non dovergli dare spiegazioni su ciò che mi sono fatta, ma il tuo ricordo mi raggiunge sempre soffocandomi fino a farmi perdere il fiato.

Due anni fa su questa spiaggia ho lasciando andare l'unica luce di vitalità che mi era rimasta, adesso nello stesso punto quella che si sarebbe lasciata andare ero io, scivolando nel fondo nella quale sono ormai sprofondata da tempo.

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