Capitolo Trentatré

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Scendo le scale seguendo Chris. Entrambi siamo tesi, mi fa cenno con la mano di restare indietro.
So che vuole solo proteggermi ma non sono indifeso.
Ordina anche a mia madre di aspettare, in realtà le fa cenno di cambiare stanza per sicurezza.
Il campanello suona ancora una volta, sussulto involontariamente.

"Chi è?" Domanda, la porta non ha uno spioncino.
"Cora".

Mi rilasso ancora prima che spalanchi l'entrata. Le spalle di Chris mi bloccano la visuale, mi passo le mani tra i capelli sentendo la tensione che scivola via.
"Cosa è successo?" Domanda mentre fa accomodare mia sorella.
Solo adesso mi accorgo che un segno rosso dipinge il suo zigomo. Più tardi ci sarà un livido.
Aggrotto le sopracciglia, sposto Chris di lato.

"È stato lui?" Il tono mi esce più duro di come volevo. Cerco di abbassare le spalle per sembrare meno minaccioso.
Sono anni che non vedo Cora così sconvolta. Non sta parlando, non trema. Semplicemente se ne sta ferma, con la testa china.

Inconsciamente le scosto una ciocca di capelli dal viso, sistemandogliela dietro le orecchie. Ritraggo leggermente la mano, sorpreso più di lei per il gesto premuroso.
Mi sta guardando, i suoi grandi occhi marroni immersi nei miei.
Ingoio, abbassando la mano "Scusa" le sussurro, sentendomi in imbarazzo.
Lei mi sorride, gli angoli delle labbra non  arrivano agli occhi. È un sorrise triste questo.

Nostra madre ricompare, forse tranquillizzata dal chiacchiericcio calmo.
"Cora?" Domanda.
Mia sorella sussulta, cerca di non farsi guardare il volto.
Non serve a nulla perché in pochi secondi viene imprigionata in un caldo e grosso abbraccio.

Resto in disparte, a disagio per tutta la situazione.

"Cosa ti è successo?" Le domanda, sfiorandole il segno rosso.

Chris le fa sedere al tavolo, sta preparando del tè.
Posiziona il servizio con teiera, lattiera e zuccheriera, in modo che ognuno possa servirsi per le proprie preferenze.

"Quindi?" Non voglio turbare nessuno ma non possiamo neanche stare qui a perdere tempo, facendo finta che sia un incontro casuale, bere e mangiare biscotti al burro.
"Ti cercava" la sua voce è flebile. Lo sguardo rivolto alle sue mani che sbriciolano un dolcetto, nel tentativo di tenerle controllate.

Aspetto paziente che prenda coraggio, scuoto la testa per impedire agli altri due di dire qualsiasi cosa.

"Era arrabbiato. Ha fatto alcune telefonate e poi mi ha chiesto se fossi stata a casa tutta la mattina" si asciuga una lacrima con l'indice.
"Ho detto di sì, non" si interrompe "Non volevo sapesse" alza gli occhi su nostra madre.
Annuisco, Cora può essere una testa di cazzo ma non è realmente stupida.
"Mi ha chiesto dove fossi, che non avrei dovuto lasciarti uscire. Che aveva detto fossi in punizione e che avrei dovuto controllarti" tira su con il naso, altre lacrime scorrono sulle sue guance.

Chris le passa un fazzoletto, versa a tutti un altro po' di tè. Mi guarda, scuoto il capo, nella mia tazza c'è ancora il vecchio liquido, ormai del tutto freddato.

"Cosa gli hai detto?" Lo conosco abbastanza da sapere che la sua ira sarebbe solo aumentata se non avesse ricevuto qualche sorta di risposta.

"Che eri uscito a procurarti qualcosa per sballarti" punta di nuovo gli occhi su di me "Mi dispiace, ho solo pensato che tanto lo sappiamo che fai uso di erba e simili. Non volevo metterti nei guai, speravo non vedesse la bugia in quella risposta".

Annuisco "È stato intelligente. Ha rovistato nella mia stanza?"
" Si" dice soffiandosi il naso "L'ha messa a soqquadro".
"Va bene, hai solo un livido, quindi ti ha creduto anche perché non ha trovato niente. Ho realmente terminato tutto".

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