Capitolo Ventuno

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In silenzio mi faccio strada sul letto. Per fortuna il signor Miller non si è svegliato al nostro rientro. Non credo apprezzerebbe l'idea di me che dormo con suo figlio; mio padre ci ammazzerebbe senza battere ciglio.

"Credi di riuscire ad avere una conversazione civile?".
Chris si è fatto la doccia, indossa solo un paio di boxer e un asciugamano appoggiato sui capelli.
Mi gira troppo la testa per seguire il suo esempio.
"Mi stai dando del selvaggio?" La voce roca, la gola ancora mi pizzica per la tipologia di alcolici bevuti.
"Sì, da quando sei tornato sembri il vecchio te. Avevamo fatto dei progressi, riuscivi a formulare frasi di senso compiuto senza imprecare, ti stavi addirittura aprendo. Mi hai mostrato una parte di te che non mostri mai".
Il fatto che sussurri non significa solo che non vuole svegliare la sua famiglia, l'ho deluso. Ancora.
Lo guardo negli occhi, la debole luce di un lampione attraversa la finestra e mi permette di studiare i suoi lineamenti.
L'ombra che si crea tra le rughe della sua fronte a causa del cipiglio, il fascio luminoso che si poggia lungo il naso e la mascella.

"Non ti sto punendo. Perché non mi accetti per come sono?".
"Perché questo" mi indica "Quello che vedo, non sei tu. Il vero Nathan è quel ragazzo che nasconde il viso nell'incavo del mio collo e singhiozza. È colui che mi sorride appena gli propongo di andare dai cavalli, che canta quando crede di non essere ascoltato".
Sospiro, abbasso le palpebre per un secondo "No, questo è ciò che tu vuoi che io sia" scuoto la testa "Perché non riesci a vederlo?".
"Perché hai tante di quelle maschere che non sai neanche tu chi sei".

Si stende al mio fianco, mi mette la mano dietro al collo, con il pollice forma piccoli cerchi appena sotto al mio orecchio.
Lascio cadere un po' la testa, appoggiandomi al suo tocco.
Forse la cosa migliore sarebbe mostrare tutta la merda di cui si sta facendo carico, senza saperlo.
Se sapesse mi butterebbe fuori a calci, eviteremmo questo teatrino e una volta per tutte non mi lascerei ammaliare dalla possibilità che qualcuno ci tenga a me.
Devo essere onesto per entrambi ma fa così male.

Chiudo gli occhi, forzandomi nel tenere il respiro ed il malessere che si sta formando sotto controllo.
"Stai bene?.
Nego con un piccolo movimento, non sto bene e sarà sempre peggio.
"Guardami, parla con me" poggia i palmi delle mani ai lati del mio viso, i pollici mi sfiorano le sopracciglia "Siamo qui, stiamo bene ma devi aiutarmi a capirti. Per favore, parlami".
Alzo lo sguardo, non trovo menzogna o curiosità, c'è solo tristezza e impotenza.

Egoisticamente vorrei poter restare ancora un po'. Abbasso il mento, quasi da toccare il petto "Non ora" e riesco a sentire il crollo nella mia voce.

Chris si avvicina, avverto il suo respiro infrangersi sulla mia fronte. Il calore che si forma è così conosciuto e piacevole da cercarne di più, incosciamente trascino una mano fino al suo torace, afferrandolo per trarne conforto ma quando mi scontro con la pelle nuda, sobbalzo.
Mi ero dimenticato non avesse il pigiama.

Ci guardiamo in silenzio, fin quando si allontana per alzarsi.
No, no. Ha interpretato male, non volevo questo.
"Io-" la bocca si apre prima che abbia il tempo per formulare parole coerenti nella mia testa, non so cosa sto per dire ma non importa, non completo la frase.
Chris mi sta sorridendo, raccoglie una maglietta da un cassetto e la indossa, prima di tornare esattamente dov'era.
Socchiudo gli occhi, non per sfidarlo ma per studiarlo.

Ho sempre pensato fossimo lontani, impossibilitato a comprendermi ma stranamente, a volte, lo fa.
"Non sono un-" costringo le labbra in una smorfia disgustata, non voglio che inquadri le mie debolezze. Non mi lascia terminare.
"No, non lo sei" mi cinge con un braccio, avvicinandoci come pochi minuti prima.

Inizialmente riluttante, dovrei staccarmi e mandarlo al diavolo, invece mi lascio risucchiare dalla regolarità dei respiri e dal calore della sua vicinanza. Senza pensarci più di tanto, stringo la stoffa della sua maglia nel mio pugno.
Stupidamente consapevole che questo non gli impedirà di andarsene se volesse, ma almeno me ne accorgerei e non mi ritroverei perso e con mille dubbi, mille domande.
Facendomi bastare ciò, chiudo gli occhi.

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