capitolo 3

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<sono felice che siate tornati a casa>, Walpurga prese un boccone del suo pasto, mentre masticava il suo sguardo si posò su di me, mi studiò per qualche secondo, prima di dire: <cos'è successo ai tuoi capelli, Regina?>.

Regulus Arcturus Black

Mi allontanai i capelli dal viso con uno sbuffo e socchiudendo gli occhi per poterci vedere il minimo necessario, mi sollevai dalla mia posizione supina spingendomi dai gomiti.
Il campo da quidditch a quell'ora del giorno, -sarà stata l'ora di pranzo, più o meno?- era caldo e nessun pazzo sarebbe mai potuto venirmi a cercare qui.

I miei amici avevano capito fosse un periodo difficile, che forse l'assenza di mio fratello era molto più dolorosa di quando dessi a vedere; quindi avevano deciso di comune accordo di starmi addosso. Costantemente.
Se non c'era Barty con me allora c'era Dora o Evan o Dorcas.
E c'è solo una cosa che odio dopo le persone: doverci socializzare, con le persone. Posso capire che siano preoccupati per me, in parte lo apprezzo anche, ma detesto come cerchino continuamente di non lasciarmi solo; ho bisogno dei miei spazi, dei miei pensieri, della mia solitudine, ma loro non fanno altro che sperare che riesca a parlargli di ciò che penso della situazione tra me e mio fratello, cosa che però mi risulta complicata dato che non lo so nemmeno io cosa penso. È la cosa è tristemente irritante.

Fatto sta che, a quanto pare, il campo da quidditch è il posto meno sgamabile e neanche Dora è più riuscita a trovarmi. E lei mi ha trovato un sacco di volte, in un sacco di posti diversi, in un sacco di scenari differenti.
Quindi non mi sarei mai stupito se, alzandomi in piedi, avessi visto la corvonero intenta ad osservarmi, seduta sugli spalti che si affacciavano sul campo.

E, quando mi alzai in piedi, vidi davvero una figura attraversare il campo.
Ma non era Dora.
Strizzai gli occhi e allungai il collo per riuscire a scorgere qualche segno riconoscitivo in più. No, quella non era Pandora.
La persona che stava continuando a camminare imperterrita attraverso il campo, aveva una scopa in mano e la tracolla dei libri che ancora gli penzolava dalla spalla. Ad un certo punto, quello che ormai era riconoscibile per un ragazzo, buttò la borsa sul prato curato del campo e montò sulla scopa agilmente, dandosi la spinta per alzarsi in aria.

James Potter era molto bravo a volare. Era praticamente nato volando e amava follemente farlo. Lo avevo sempre invidiato per quello, amavo il quidditch alla follia anche io, ma James lo rendeva semplice e divertente anche a chi giocava con lui, questo soprattutto da quando era diventato il capitano della squadra di grifondoro. E mio fratello solitamente amava giocare con lui, più di quanto adorasse farlo con me. Si passavano la pluffa e rubavano i boccini prima delle partite e-.

<Black!> prima che potessi fare qualsiasi cosa, tipo nascondermi sotto la tribuna, Potter si allungò sulla scopa e mi arrivò vicino con il suo solito sorriso fastidioso.
Feci una smorfia, fingendo che il mio cuore non avesse preso a martellarmi nel petto e guardai il grifondoro in attesa che parlasse.
<ciao, ehm, io volevo chiederti scusa per quella scenata sul treno>, disse il ragazzo passandosi una mano tra i capelli imbarazzato, il mio sguardo che prima seguiva la sua mano inguantata attraversare la sua matassa disordinata di capelli, sguizzò sul suo viso. <non avrei dovuto->
<Potter> voltai la testa di lato e alzai una mano in aria, sperando tacesse, che si fermasse. Avevo davvero troppo su cui riflettere, non si poteva mettere anche quest'egocentrico di un grifondoro. <non ho intenzione di riprendere in mano l'argomento, sai un mio segreto e...>
<segreto?> domandò James e un sorriso confuso gli si formò sul viso, <credo che tutti sappiano delle punizioni che vi ha inflitto tua madre>.
Lo guardai con le sopracciglia aggrottate, in un'espressione di pura confusione.

<scusami cosa?> domandai, il viso ancora deformato in un'espressione sorpresa e confusa.
<davvero ti aspettavi che Sirius non mi dicesse delle punizioni che tua madre ha inflitto a te, Regina e Sirius?> domandò ora stupito e confuso James, quasi incuriosito dal mio atteggiamento.
<lui non...> mormorai tra me e me e, come se fino a quel momento non l'avessi fatto, tornai a respirare e a riempire i polmoni fino in fondo.
Potter non lo sa, questo vuol dire che Sirius ha mantenuto segreti i miei segreti.
<c'è qualcos'altro?> domandò il grifondoro con curiosità posando i piedi accanto a me e scendendo dalla scopa. <Sirius non mi parla, tutto ciò che riguarda te, Regina e i tuoi genitori è un tabù, non sappiamo neanche cosa sia successo>. Gli lanciai uno sguardo curioso.
Io non potevo aiutare mio fratello, per il nostro rapporto da buoni fratelli era tardi, ma James Potter poteva aiutarlo, poteva essere il fratello che Sirius aveva sempre meritato.

Senza Maschere - JegulusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora