⤷ 𝒙. 𝑳𝒂 𝒎𝒂𝒄𝒖𝒎𝒃𝒂

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Fortunatamente non ci sono stati problemi con la consegna del progetto e i miei nervi si sono distesi solo quando ho ricevuto un massaggio da Nora dove mi diceva che era andato tutto bene

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Fortunatamente non ci sono stati problemi con la consegna del progetto e i miei nervi si sono distesi solo quando ho ricevuto un massaggio da Nora dove mi diceva che era andato tutto bene.

La mia assenza non è passata inosservata ma il capo, solo per questa volta, è stato clemente credendo alla storia della ruota bucata. A proposito della ruota, l'amico di Max, Jerry, è stato molto gentile e nemmeno per un secondo ha dimostrato fastidio nel darmi una mano.

Inevitabilmente aveva qualcosa da svolgere ma non ha avuto alcun problema a venire da ma, da noi, per risolvere la situazione. Non so quante volte l'ho ringraziato nell'arco di dieci minuti sia a voce che mentalmente, e non so quante altrettante volte ho beccato il pilota con i suoi occhi su di me.

Inutile dire che sono state più le volte in cui l'ho guardato in cagnesco che quelle in modo gentile.

A rendere questa giornata ancora più brutta, insopportabile, terribilmente odiosa? Non so scegliere il termine più opportuno per descriverla, ci si sono messi anche i social che ormai sono diventati il mio peggior incubo. Sì, anche peggio dei cartoni strani che guardavo durante l'infanzia che erano tutto fuorché cartoni per bambini.

Quando sono entrata in ufficio ho subito notato gli occhi indiscreti dei miei colleghi su di me, all'inizio ho pensato che fosse a causa del mio ritardo, poi mi sono dovuta ricredere.

«Faith! Faith! Faith!» mi richiama Lizabeth, l'assistente del mio capo, appena metto piede in ufficio. Mi avvicino a lei non sapendo minimamente cosa voglia dirmi con così tanta urgenza. Se la conosco così bene come credo, per avermi chiamata tre volte e ad alta voce allora si tratta di qualcosa di importante.

«Non avevi detto di odiarlo?» okay, non sto ufficialmente capendo di cosa sta parlando. O per meglio dire, di chi sta parlando. «Max Verstappen, ti ricorda qualcuno?»
«Ti prego dimmi che non si tratta di quello che penso» mi viene da piangere dal nervoso. So bene che si tratta del loro lavoro ma non possono farsi i cazzi loro almeno per un giorno?

Volge il suo telefono verso di me per mostrarmi la foto che immortala me e il ragazzo mentre siamo vicini alla mia auto. È scattata da un'angolatura tale da far perfino sembrare che i nostri corpi siano più vicino di quello, che in realtà, non erano affatto.

Non ci posso credere.
Non voglio minimamente credere a quello che i miei occhi stanno vedendo.
È possibile che ogni cosa debba essere immortalata in una stupida foto che poi viene resa pubblica?

«Oggi è già la seconda volta che mi domando perché certe cose capitano proprio a me» lo ribadisco: sono più che stanca di questa giornata. Giuro che stasera andrò perfino a dormire prima pur di portarla al termine.
«Juan ha detto qualcosa?» si avvicina Nora e capisco che l'unica ignara di questa foto ero io e forse anche Max.

Almeno ché lui non l'abbia già vista.

«Non ho controllato ancora il telefono. Appena la situazione con la gomma si è sistemata me ne sono subito andata» ho spiegato. Controllare il mio telefono è stata decisamente una cosa che non mi è balzata alla mente.
«Che aspetti a guardarlo!» sono tra loro, che curiose, aspettano solo che prenda il mio telefono dalla borsa.

𝐊𝐄𝐘 || 𝐌𝐕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora