⤷ 𝒊𝒊. 𝑴𝒂𝒄𝒄𝒉𝒊𝒏𝒂 𝒔𝒃𝒂𝒈𝒍𝒊𝒂𝒕𝒂

181 16 1
                                    

Quante volte tendiamo a fidarci di chi, in realtà, non dovremmo?

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Quante volte tendiamo a fidarci di chi, in realtà, non dovremmo?

Questa domanda è sorta all'improvviso dentro di me durante la visione di un film a caso trovato in tv. Noi umani abbiamo così tanta paura di restare soli che tendiamo a fidarci di chiunque, anche di chi in realtà non dovremmo.

Mettiamo noi stessi in secondo piano mentre pensiamo di metterci al primo, diciamo di fare quella cosa per noi, per il nostro bene, ma in realtà facciamo solo il contrario di quanto pensiamo.

Facciamo ciò che è sbagliato per paura del giusto e continuiamo a cercare la felicità pur sapendo, che in quel modo, non la troveremo mai.

«Un gin tonic, grazie» dico al barista davanti a me cercando di sovrastare le urla delle altre persone presenti. Davvero una bella serata, così tanto che sono già al quarto shot.
Juan mi aveva promesso che sarebbe stato un locale tranquillo, eppure qui dentro tra un po' mi saltano i nervi. Troppe urla, alcool a mia completa disposizione, puzza di sudore e persone che si scambiano saliva con chiunque.

Semplicemente troppo.

Da quando siamo qui dentro il mio fidanzato si sta divertendo con i suoi amici mentre io sono qui, al bancone, che guardo la pista da ballo. Non gli priverò questi momenti di svago, ben sapendo come lavora duramente per tutto il resto dell'anno calcistico.

Non nego, sicuramente, che sciogliermi un po' mi farebbe bene, ma non ho molta voglia di andare lì, in mezzo a un branco di lupi, da sola.
Finirei per essere sbranata.

Mentre sono persa tra i miei pensieri noto un ragazzo avvicinarsi al bancone per poi fermarsi al mio fianco. È vestito total black e l'espressione sul suo volto non lascia alcun dubbio: preferirebbe essere da tutt'altra parte. I suoi tratti sono marcati e sembra avere il cielo negli occhi, un azzurro così intenso nel quale riflettono le varie luci del locale.

Non punto realmente i miei occhi verso di lui, mi rendo conto di questi dettagli con la coda dell'occhio mentre si avvicina ma non lascio che egli possa pensare che io lo stia guardando.

«Un gin lemon» chiede al cameriere e nel fare ciò si scontra contro la mia spalla. Mantengo i miei occhi fissi davanti a me per non fargli rendere conto che questo contatto mi ha sorpresa, nel frattempo intercetto Juan tra la folla che balla e ride con i suoi amici.

Sapevo che fidanzarmi con un calciatore sarebbe stato difficile, nel corso della nostra relazione abbiamo avuto molti alti e bassi a causa dei giudizi esterni. Pur fingendo che non gli importassero mi sono sempre resa conto della sua attenzione verso quello che le persone dicevano suoi social.

I giudizi su di noi non sono mai mancati e questo lo so bene, peccato che lui ci tenga ad essere perfetto agli occhi altrui, colpa di tutte le cose che gli sono state inculcate nel corso della sua infanzia.
All'inizio era solo un bambino che si divertiva a giocare con i suoi amici per fortuna, o per lui anche un po' sfortuna, la sua bravura fu tale da non passare inosservata.

𝐊𝐄𝐘 || 𝐌𝐕Where stories live. Discover now