⤷ 𝒙𝒊. 𝑭𝒊𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒅𝒊...

91 13 4
                                    

Juan non ha atteso nemmeno un minuto per andarsene, sembrava quasi che gli avessi fatto un piacere

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Juan non ha atteso nemmeno un minuto per andarsene, sembrava quasi che gli avessi fatto un piacere. Non volevo cacciarlo, era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma non accetto che lui insinui che io sia una traditrice.

Non mi sento in colpa, ho detto la verità e ora sta solo a lui credermi o no.
Per un attimo ho anche pensato che forse avrei fatto meglio a non perdonarlo, non sono passate nemmeno ventiquattro ore ed ecco un altro litigio.

Quando in un rapporto si presentano le prime discrepanze fa male però tante volte esse sono anche utili per capire quando qualcosa deve volgere al termine.

Non ho mai pensato, o minimamente immaginato, di lasciare Juan ma ora mi trovo quasi costretta a pensare ciò. Non lo amo, già l'ho espresso chiaramente, mi lega a lui un sentimento anomalo, strano da descrivere, e poi c'è anche l'abitudine.

È brutto dire di stare bene con una persona solo perché ormai ci si sta da così tanto tempo che si tratta più di abitudine che di altro.

Non voglio ricoprire il ruolo dell'immatura che non sa prendere una decisione; non voglio rovinare tutto quello che abbiamo trascorso insieme; non voglio rovinare quello che abbiamo creato e il modo in cui, insieme, abbiamo saputo mettere in risalto le migliori abilità e caratteristiche l'uno dell'altro.

«Perché c'è il tuo ragazzo giù al palazzo?» mi domanda Livia uscendo dalla sua stanza. Mi ero perfino dimenticata della sua permanenza in questo appartamento.

«Abbiamo litigato» so bene che non le importa niente di questa situazione ma lo stesso si siede sul divano pronta ad ascoltarmi.

«Vai!» dice indicando l'altro divano. «Siediti e parla, restare con il broncio fa uscire le rughe e pensare troppo ti causa stress che, a sua volta, fa comparire i brufoli» sbuffo prima di prendere posizione davanti a lei.
«È un figlio di puttana» dico la prima cosa che penso. Forse non è una brutta idea parlarne.

«Prima mi tradisce e poi si permette perfino di alludere al fatto che anch'io lo tradisca e, per di più, con colui a cui ho rigato l'auto» la sua faccia schifata mi fa già capire il suo pensiero. Non c'è nemmeno il bisogno che lei dica qualcosa. «Quindi l'ho cacciato» è un racconto breve ma molto coinciso. Per la prima volta non mi sono dilungata in futili parole e sono andata dritta al punto.

Non mi trovo senza i miei numerosi giri di parole, ma non mi va di parlare troppo di lui. Ed è anche brutto dire ciò visto che si tratta della persona con cui sto da due anni e mezzo.

«Hai ragione, è un figlio di puttana» alzo le spalle consapevole di avere ragione. «E comunque non pensarlo, il pilota è sexy» non posso darle torto, i muscoli che la sua maglietta fasciava sono... grandi, possenti e sicuramente belli da vedere.

«Non è questo il punto» lo dico più a me stessa che a lei per stoppare qualsiasi... cosa stava facendo la mia mente.

«Faith» dice quando è ormai vicina alla porta d'ingresso. Non mi sono nemmeno resa conto che si era alzata. È stata lei silenziosa o sono io su un altro pianeta? «Gli occhi sono fatti per guardare, non privarti di ciò e non sentirti nemmeno in colpa se qualche pensiero sfugge al tuo controllo. Ricorda che lui ha agito direttamente» è così fottutamente vero.

𝐊𝐄𝐘 || 𝐌𝐕Where stories live. Discover now