⤷ 𝒙𝒊𝒗. «𝑩𝒆𝒍 𝒑𝒊𝒈𝒊𝒂𝒎𝒂»

131 21 10
                                    

Sin dal primo momento in cui ho messo piede nell'appartamento, mi sono resa conto che la mia ricerca (che ritenevo già "infinita" prima che Henry mi chiamasse) conclusa

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Sin dal primo momento in cui ho messo piede nell'appartamento, mi sono resa conto che la mia ricerca (che ritenevo già "infinita" prima che Henry mi chiamasse) conclusa. Sono stata immediatamente travolta da emozioni positive che non mi hanno permesso più di tanto di pensare alla sola idea di vedere ancora in giro.

Nel suo complesso non è molto grande, lo riconosco, ma essendo sola non ho bisogno di una casa, che come disse Livia durante la nostra ricerca, troppo grande da farmi sentire sola al suo interno.

Ormai è passata ufficialmente una settimana da quando mi sono trasferita e ho posizionato con cura i vari oggetti che avevo portato con me: i vasi in ceramica, le mie strane tazze da collezione comprate in uno strano negozietto in Italia e le varie lampade di forme diverse e ricche di colore.

Perché alla fine, quel che conta per me, è che ovunque mi giri ci sia qualcosa di colorato che possa sovrastare il grigio del mio umore quando i pensieri, che si insinuano senza chiedere il permesso nella mia testa, sembrano prosciugare tutti gli altri colori.
Come se si cibassero con essi. Come se anche loro avessero il bisogno di colorarsi per divenire più felici.

Ma alla fine a tutto si trova un difetto e anch'io, ovviamente e sfortunatamente, l'ho dovuto trovare proprio quando mi sembrava di star vivendo un sogno.

Era arrivata, dopo un piccola sessione di jogging (durata al massimo dieci minuti), vicino al portone del palazzo quando, proprio mentre stavo inserendo la chiave, questo si è aperto rivelando la presenza dell'ultima persona che avrei voluto vedere. E no, non sto parlando di Juan. Lui ha pensato di palesarsi solo dopo circa dieci, o venti, secondi guardando in cagnesco me e Verstappen giungendo a conclusioni affrettate. Come suo solito.

Avevo gli occhi di entrambi puntati su di me e mi sentivo sopraffatta da come lo sguardo di Max bruciava sul mio corpo. In un attimo il fastidio che provavo per il sudore, del tutto normale dopo aver corso, era passato in secondo, o perfino terzo, piano. In quel momento mi interessava solo dei loro occhi che sembravano quasi sfidarsi alla vista l'uno dell'altro e io ero lì, al centro dei due fuochi, in preda a emozioni nuove.

Mi sentivo quasi sporca perché da fuori sembrava che io e il pilota ci fossimo dati appuntamento e Juan, lo vedevo bene, era molto arrabbiato.

«Faith» il suo nome non è mai stato detto con cotanta rabbia, persino con una punta di disprezzo come se mi avesse colta in flagrante a fare qualcosa. «Perché lui è qui? Nel palazzo dove abiti da una cazzo di settimana?» e io, non sapendo minimamente la risposta a questa domanda, mi voltai in cerca di aiuto.

Come se il tutto non fosse già brutto così, occhi blu, guardava con un sorriso in volto la scena che gli si stava presentando avanti e ciò non è passato inosservato al mio ex fidanzato.

«Si può sapere perché ridi?» non avevo avuto nemmeno il tempo di pensarlo.
«Tu» mentirei se dicessi che non rimasi poi così tanto sorpresa, mi aspettavo questa risposta e forse, e sottolineo il forse, attendevo solo che qualcuno gli sbattesse in faccia la verità. «Mi fai ridere perché l'unica persona a doversela prendere con l'altro è lei. Non solo l'hai tradita, e non capisco con che coraggio, ma pretendi pure di presentarti qui e fare domande»

𝐊𝐄𝐘 || 𝐌𝐕Where stories live. Discover now