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Le settimane trascorrevano senza sosta, portandoci sempre più vicini al momento tanto atteso della partenza per gli ATP di Pechino. Ogni giorno che passava rappresentava un tassello in più nel puzzle della nostra preparazione.

Il nostro team era immerso in un fervore lavorativo costante, dedicandosi anima e corpo agli allenamenti e alle strategie studiate nei minimi dettagli. In mezzo a questa frenesia, Jannik si distingueva per la sua determinazione e la sua prontezza.

Era evidente il suo notevole miglioramento dal punto di vista mentale e psicologico. Aveva imparato a gestire con sicurezza l'ansia e il panico che un tempo lo assalivano sul campo da tennis, trasformandoli in carburante per il suo successo imminente.

Il suo progresso era una testimonianza tangibile della dedizione e del duro lavoro investiti da entrambi nel perseguire l'eccellenza nel tennis mondiale. Per me, vedere Jannik crescere e maturare in questo modo rappresentava una fonte di profonda soddisfazione e orgoglio. Era un risultato che andava al di là delle semplici vittorie in campo, un trionfo della determinazione e della resilienza umana.

E mentre ci avvicinavamo sempre di più alla sfida che ci attendeva a Pechino, ero fiduciosa che il nostro lavoro duro e la nostra preparazione accurata ci avrebbero portato verso nuove vette di successo e realizzazione.

Era un pomeriggio dal cielo terso e caldo quando finalmente lasciai il mio ufficio al Country Club. I corridoi erano silenziosi, eccezion fatta per il lieve eco dei miei passi mentre mi dirigeva verso l'uscita.

Lungo il percorso, incrociai Miguel, il solito compagno di chiacchiere e scherzi che rendeva l'ambiente più leggero e piacevole.

Avevo trascorso l'intera giornata immersa nel lavoro, affrontando pile di scartoffie da compilare e revisionare per Jannik.

Dopo la chiamata con lui, eravamo finalmente giunti a un accordo: io avrei mangiato mentre lui si sarebbe impegnato nei compiti che avevamo assegnato per migliorare il suo autocontrollo e il lavoro su sé stesso. Era un compromesso insolito ma efficace e divertente: ogni mattina, Jannik mi portava la colazione mentre io mi concentravo sulle mie mansioni, lasciando a lui il compito di svolgere i suoi compiti.

La sua attenzione era concentrata principalmente sul prossimo torneo, eppure ero consapevole che questo nuovo obiettivo offuscava altri aspetti della sua vita.

Nonostante ciò, provavo una certa soddisfazione nel vederlo così determinato e concentrato. Come sua psicologa, sapevo che il suo impegno durante gli allenamenti era essenziale per il suo successo futuro.

Mentre uscivo dal Club, il mio telefono vibrò con un messaggio da parte di Ester. Era a Montecarlo, in attesa di partire da Nizza nelle prossime ore, e desiderava vedermi prima della sua partenza.

L'idea di incontrarla mi riempì di gioia e anticipazione, offrendomi un momento di distrazione e relax dopo una giornata intensa di lavoro e preparativi.

-Wow, Montecarlo è una metropoli in confronto al nostro paesino sfigato.- disse ridendo, facendo eco ai miei pensieri sulla grandezza del luogo. Le parole di Ester risuonarono nel bar con un tono scherzoso mentre osservavamo il paesaggio vivace di Montecarlo. Sedute ad un tavolino in riva al mare, il suono delle onde si fondeva con il brusio degli avventori intorno a noi.

Ester, come sempre, era incantevole: i suoi capelli neri ondulati le scivolavano dolcemente sulle spalle, mentre il suo sorriso illuminava il suo viso. Nonostante indossasse un completo comodo per un viaggio in aereo, la sua bellezza rimaneva ineguagliabile.

Minds in love// JANNIK SINNERWhere stories live. Discover now