Capitolo X - Ka Rhana

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Era nuovamente entrata nella dimensione del sogno. Lasciando il suo corpo a dormire, si era alzata dal letto, aveva dischiuso le imposte e si era librata nell'aria notturna tra stelle incredibilmente luminose. Sotto di lei la città e la valle si stendevano tra neri boschi di larici, più in alto il bianco candore della neve brillava sul profilo familiare dei monti.

Ka Rhana seguì a ritroso la lunga linea delle catene che la legavano al suo Maestro, veloce, leggera, impaziente. Sarebbe stato fiero di lei.

Varcò la soglia della casa avvolta in un diafano abito, intessuto col bianco vapore delle nuvole, e si inginocchiò a fianco della poltrona.

«Hai nuove informazioni per me immagino» disse la voce del Maestro mentre la sua figura si condensava dalla tenebra, acquisendo forma e consistenza.

«Roccacorva riuscirà ad allearsi con Varona grazie all'intercessione del Cardinale del Sacro Ufficio della città.»

«Sua Eminenza Vittorio di Alamena» disse il Maestro, assorto.

«Inoltre il Cardinale invia un Inquisitore qui a Roccacorva.»

«Ciò significa che in qualche modo ha scoperto che mi trovo qui. Non so come abbia fatto, ma quell'uomo è sempre stato una spina nel fianco. Dovrai occuparti dell'Inquisitore, ucciderlo prima che riesca a smascherarti, o sarai tu a essere uccisa.»

«Sì, Maestro.»

«Ricorda che se dovessero catturarti, anche quando ti tortureranno, in nessun caso il mio nome dovrà venire fuori. Mai.»

«Sì, Maestro.»

«Sei pronta a morire per me, mia Ka Rhana?»sorrise ferale Asmodeo posandole una mano sulla testa.

«Sì, Maestro.»

«Brava la mia Bambola» annuì carezzandole i capelli.

«Ho scoperto altro, Maestro» disse Ka Rhana, godendo del tocco del suo padrone. «Elderico di Roccacorva manda una spedizione alla torre di Mesamena per rimetterla in funzione.»

«Il buon vecchio Elderico non è mai stato uno sprovveduto» annuì il Maestro. «Con la torre ripristinata e presidiata, Roccacorva avrà una struttura fortificata strategica a guardia dell'Altavalle e un avamposto di collegamento con le fortezze settentrionali. Questo costringerà Baronte e Marteana a rallentare la propria avanzata, li obbligherà a consumare forze e uomini per consolidare la propria posizione e permetterà a Roccacorva di guadagnare tempo.»

Il Maestro rimase assorto a pensare alla notizia che gli aveva portato e Ka Rhana ne approfittò per lasciarsi accarezzare la testa fino a quando lui non riprese a parlare cambiando argomento.

«Ho bisogno che tu scopra tutti i percorsi, i sentieri, le vecchie strade in disuso, qualsiasi via possa portare fuori dall'Altavalle senza usare la strada commerciale di Alamena. Sono certo che il messaggero che hai sedotto conosca bene la valle, fatti dare da lui tutte le informazioni utili.»

«Sì, Maestro.»

«Un'ultima cosa, mia Ka Rhana» la mano si protese a carezzarle il volto facendole socchiudere gli occhi appagata. «Ora che il momento di agire si avvicina avremo necessariamente bisogno di una via di accesso alla Rocca dei Corvi, quindi voglio che tu seduca il Capitano. Sono le informazioni in suo possesso che garantiranno il successo del piano. Fa' tutto il necessario.»

Le era chiaro quanto fosse rischioso avvicinarsi così tanto, il minimo errore e sarebbe stata smascherata, ma se il Maestro ordinava lei ubbidiva.

«Sì, Maestro» annuì senza esitare.

«Puoi andare adesso, sei stata utile.»

Indugiò un attimo ancora nella sua carezza poi fu richiamata dal corpo che dormiva nel suo giaciglio al "Carrettiere".

Spalancò gli occhi boccheggiando come dopo aver trattenuto a lungo il respiro sott'acqua e si guardò attorno. All'esterno le tenebre erano ancora fitte, mancavano ore alle prime luci del giorno. Nell'oscurità notturna osservò la piccola stanza nel sottotetto dell'osteria che era la sua casa da quando era giunta lì, quasi otto mesi prima. Una cassapanca e un giaciglio costituivano l'arredo della stanza, completato da un bacile e da una brocca per potersi lavare e da un vecchio portagioie posato sul davanzale dell'abbaino assieme a un pettine d'osso. Per otto mesi aveva impersonato Alice, venuta dalla campagna e desiderosa di guadagnarsi da vivere. Si era presentata a Berto con false referenze e aveva avuto il lavoro come cameriera. Per tutto il tempo aveva raccolto informazioni sulla città: le sue difese, il suo esercito, le personalità più importanti e influenti.

Ora sarebbe dovuta tornare a muoversi, forse a uccidere. Si girò nelle coperte pensando che non uccideva nessuno dal suo arrivo in città, da quando aveva provveduto affinché la precedente cameriera di Berto non tornasse dal suo breve viaggio per far visita alla madre malata. Chiuse gli occhi e cercò di dormire ancora un po'.

Il Fabbricante di BamboleWhere stories live. Discover now