Capitolo XI - Vania (passato)

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La luce che filtrava dalle imposte socchiuse le disse che aveva dormito più del dovuto. Vania scostò le coperte e si mise a sedere sul letto sentendo sotto i piedi il morbido pelo della pelle di tasso che fungeva da scendiletto. Per il piede destro la sensazione era ancora un po' ovattata, ma era trascorsa solo una settimana ed era perfettamente normale, anzi, il recupero era stato più veloce delle altre volte.

Si tolse la camicia da notte prendendo del tempo per guardarsi le gambe. Restava solo una fasciatura nella parte alta della coscia, ma per il resto il colore era di un bel tono roseo e il gonfiore completamente scomparso. Affiancate erano quasi identiche, solo una lievissima differenza della forma del piede, quasi impercettibile. Arricciò le dita guardandole soddisfatta. Le piaceva il piccolo neo sul polpaccio ed era grata alla ragazza per la magnifica gamba che le aveva lasciato.

Il braccio era già pienamente guarito, la mano praticamente identica all'altra. Una piccola cicatrice sull'interno dell'avambraccio sarebbe per sempre rimasta un mistero, ma non le dispiaceva. La cicatrice che segnava il punto di giunzione era ancora arrossata, l'intervento l'aveva resa forse un po' più marcata, ma era un piccolo prezzo per avere un corpo intero.

Si vestì rapidamente, calzò le scarpe e si affrettò a raggiungere il Maestro.

Lui era nel laboratorio, intento nel lavoro con i suoi alambicchi. Andò a inginocchiarsi a fianco della sua sedia come le era stato insegnato, e attese in silenzio.

«Parlami della calcinazione Ka Rhana

«Il simbolo della calcinazione è la salamandra. Il calore estrae e allontana il flogisto. Serve, per esempio, a solidificare materia cristallina dall'acqua in cui è disciolta.»

Il Maestro non le disse niente e questo significava che era soddisfatto della risposta. In caso contrario sarebbe ricorso allo staffile posato sul tavolo.

«Parlami dei tre stadi fondamentali.»

«Il Nigredo, l'opera al nero, la materia si dissolve putrefacendosi. L'Albedo, l'opera al bianco, la materia si purifica sublimandosi. Il Rubedo, l'opera al rosso, la materia si ricompone fissandosi.»

Di nuovo il Maestro non le disse niente, ma stese la mano dal bracciolo e lei vi pose la testa sotto, muovendola per ottenere una carezza.

«Quest'oggi continuerai lo studio del libro che ti ho dato» disse lui ritraendo la mano. «E più tardi mi elencherai i processi di creazione dei principali elementi.»

«Sì, Maestro.»

«A mezzodì preparerai qualcosa da mangiare per entrambi.»

«Sì, Maestro.»

«Il recupero della gamba?»

«Può dirsi completo, Maestro. Non mi fa più male.»

«Dunque questa sera riprenderemo quello che hai lasciato incompiuto prima dell'intervento.»

Non una sola parola era stata ancora detta su quanto era successo due settimane prima.

«Sì, Maestro» disse con un lieve tremito nella voce.

«Puoi andare.»

Si rialzò e diresse verso la porta zoppicando lievemente. Dopo essere stata inginocchiata, la gamba era un po' intorpidita.

«Non deludermi Ka Rhana» la trafisse la voce del Maestro. Il tono quieto nascondeva una spaventosa minaccia. Si fermò sulla porta, aggrappandosi allo stipite, senza il coraggio di voltarsi a guardarlo.

«Non lo farò, Maestro» disse lottando per tenere la voce ferma.

Né il fallimento né la disobbedienza erano contemplati. Quando si era trovata nell'incapacità di eseguire l'ordine del Maestro, lui lo aveva preso come un rifiuto a obbedire e l'aveva fustigata. Quando, nell'intervallo tra le sferzate dello staffile, lei lo aveva supplicato di non farglielo fare, quello era stato il momento in cui, oltre alla disobbedienza, era divenuto conclamato anche il fallimento.

Il Fabbricante di BamboleWhere stories live. Discover now