Parte 78. Spade

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Alabaster le fu addosso in meno tempo del previsto. Tra le mani stringeva una spada, che baluginò di riflessi oscuri mentre sibilava accanto al suo orecchio. Sole la scansó per un pelo. Con un balzo felino si allontanò dall'uomo, pronto ad avventarsi nuovamente su di lei. Attingendo ai suoi poteri, fece apparire un muro di fuoco a dividerli, mentre cercava disperatamente di riprendere fiato. Il sovrano la voleva morta, questo era chiaro. E lei non aveva mai combattuto davvero. Non c'era spazio per gli errori, ora. Sole strinse i denti, mentre una spada dorata appariva nella sua mano. La presa salda sull'elsa, si mise in posizione, scattante e pronta ad attaccare. Nello stesso istante, le fiamme che aveva creato si spensero, e la figura di Alabaster si delineó oltre il fumo. Quegli occhi che erano due buchi neri di follia si soffermarono su di lei, e il ghigno vittorioso sul volto di Alabaster le fece irrigidire la spina dorsale, tuttavia Sole non indietreggió. Oramai, non aveva più nulla da perdere. Quell'uomo le aveva tolto tutto. Ma non sarebbe mai riuscito a strappare via quell'odio viscerale che provava nei suoi confronti, e che ora bruciava più delle fiamme che li circondavano. Forse non sarebbe mai riuscita ad essere davvero coraggiosa, ma avrebbe comunque affrontato il suo destino, come aveva sempre fatto. Avrebbe usato la sua forza esplosiva di supernova, e come una stella avrebbe bruciato. Poco importava se poi si sarebbe spenta. La sua luce avrebbe illuminato il mondo fino alla fine.
-Sei mia, adesso- sorrise il sovrano. E stavolta fu il turno di Sole di attaccare. Le lame cozzarono nell'aria, e ogni colpo riberverava nelle sue ossa gracili, facendole tremare, ma lei non demorse. Un fendente vibrò a pochi centimetri dal suo fianco, e lei rispose con un colpo basso, dritto alle ginocchia dell'avversario. Alabaster intercettò la sua lama prima che potesse raggiungere l'obiettivo. Continuarono a combattere, un colpo dopo l'altro, e se Sole in quella lotta disperata faticava anche solo a restare in piedi e a non essere tagliata in due, il sovrano roteava la spada con un sorriso da un dente all'altro, come se il pensiero di lei che sopperiva alla sua mercè lo facesse divertire un mondo. Sole schivò l'ennesimo colpo, esausta. La sua arma era leggera, ma le braccia le dolevano comunque per lo sforzo. Alabaster menò un altro fendente, con più forza dei precedenti, dritto alla sua gola, e stavolta lei faticò a contrastarlo. Stava perdendo, e macchioline scure cominciavano a danzarle davanti agli occhi. Quanto ancora ci sarebbe voluto, prima che l'altro la sopraffacesse? Sole provò a leggere le mosse di Alabaster, ma quell'idea le si ritorse contro quando la testa cominciò a pulsare. Ogni suo movimento era sempre più lento e poco incisivo, e si accorse solo in quel momento di essere quasi con le spalle al muro. La lama nemica tornò ad attaccare, senza lasciarle un attimo di tregua. Tentò un affondo verso il petto del sovrano, ma questi con uno schianto sonoro fece cozzare la sua spada contro quella di Sole. Le sfuggì un gemito, mentre il polso perdeva la presa sull'elsa. La spada cadde a terra con un clangore angosciante. Indietreggió, ritrovandosi disarmata, la schiena contro la parete. Ansimò, e i respiri le uscivano sempre più veloci e spezzati, mentre si rendeva conto che ognuno di essi sarebbe potuto essere l'ultimo. Si accorse con orrore di non avere la minima voglia di morire. Alabaster sorrise con una calma innaturale, guardandola come un animale appena finito in trappola. Dentro di lei il suo cuore urlò, mentre l'uomo avvicinava con lentezza disarmante la lama al collo della ragazza. Il contatto con il metallo freddo provocò una serie di infimi brividi lungo la sua schiena. Mentre faceva scorrere la spada, Alabaster la studiò in silenzio. Dal canto suo, Sole rimase immobile mentre la lama le lasciava un taglio sottile sulla pelle. Passò un secondo, e poi un altro, e lei credette di impazzire. La lama indugiò qualche altro istante, troppo vicina alla sua gola, prima che Alabaster la ritirasse, compiaciuto.
-Non devi metterti, contro di me, Sole- avvicinò il suo viso all'orecchio della ragazza, e lei poté sentire il suo fiato umido sul collo. Una paura strisciante si attorciglio alle sue viscere, pietrificandola.
-Conosci le regole, cara- proseguì con voce roca, prendendo una ciocca dei suoi capelli, e attorcigliandosela tra le dita. Passarono altri attimi interminabili, nei quali Sole non si mosse, l'angoscia che le stritolava i polmoni. Tenne gli occhi fissi davanti a sé, percependo la presenza dell'uomo al suo fianco. Troppo, troppo, troppo vicino. Si accorse solo quando Alabaster si staccò appena da lei di avere gli occhi pieni di lacrime.
-Non si gioca con il fuoco, lo sai. Te lo hanno insegnato da bambina, non è così?- quella voce imbrattava i suoi pensieri come inchiostro.
-Ma tu sei testarda, fin troppo. Non ascolti mai ciò che dicono. Hai giocato con me, Sole. Non avresti dovuto farlo- il suo tono si indurì, e lei si ritrovò a sperare che tutto finisse in fretta.
-E ora ne pagherai le conseguenze...-
Le sue dita, ancora impegnate a giocare con le ciocche dorate della ragazza, si bloccarono. E lei capì il perché. Una musica melodiosa e incalzante aveva cominciato a riempire l'aria, catturando i pensieri di Sole con insistenza. Era una melodia semplice, che seppur dal ritmo vivace aveva una sfumatura più buia che non avrebbe saputo definire. Una cosa, però, era certa. Le note sembravano volerla catturare, ed erano così belle da togliere il fiato.
-Ma che... - Alabaster si staccò da lei confuso. Si guardò intorno con furia, cercando di individuare da dove il suono provenisse. Sole approfittò di quel momento per tirargli una ginocchiata nello stomaco e sfuggire via, il più lontano possibile da lui.
Il sollievo di sapere che Vy stava bene e poteva suonare il flauto la riempì di nuova energia. La sorella aveva appena riacceso in lei la speranza. Cercò di ignorare il battito furioso del suo cuore e i respiri affannosi, senza staccare gli occhi da Alabaster. Ma questi non era più interessato a lei, oramai. Lo sguardo allarmato del sovrano si diresse verso un punto oltre le fiamme che Sole non riuscì a identificare, e per un momento la sicurezza di quest'ultimo sembrò quasi vacillare. Durò solo un'istante, dopodiché la maschera terrificante tornò al suo posto sul viso dell'uomo. Alabaster si avvolse nel mantello e svanì, lasciandola sola.

Solo allora gli occhi di Sole caddero sul corpo esanime di Jason. Il ragazzo era accasciato a terra, gli arti scomposti e i lineamenti esangui. Per tutto il tempo si era imposta di non guardare, ma affrontare la realtà era inevitabile. E tutto l'orrore che aveva cercato troppo a lungo di trattenere la inondò come un fiume bollente. Un singhiozzò le esplose nel petto, e lei crollò in ginocchio al suo fianco. Si premette una mano sulla bocca, mentre le sue iridi riflettevano come specchi il sangue. Ce n'era troppo, pensò. Impregnava la maglietta di Jason, macchiava di rosso la pietra su cui era sdraiato, e le sporcò le mani quando con dita tremanti spostò il tessuto per poter vedere la ferita. Boccheggiò, quando vide il taglio sul fianco che la punta di buio aveva inferto. Per un attimo rimase immobile, spiazzata, mentre il mondo le crollava per la seconda volta. Jason non poteva morire. Alabaster non aveva il diritto di ucciderlo, di spegnere il sogno della ragazza senza chiedere il permesso. Ma ora la vita del ragazzo era appesa ad un filo, e lei era l'unica in grado di salvarlo. Quel pensiero la fece tornare lucida. E così, con la sola forza della disperazione, mentre Vy da qualche parte suonava come se ne andasse della sua vita e le lacrime continuavano a rigarle le guance, Sole iniziò ad agire.

 E così, con la sola forza della disperazione, mentre Vy da qualche parte suonava come se ne andasse della sua vita e le lacrime continuavano a rigarle le guance, Sole iniziò ad agire

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