25 - Reflusso acido

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Cinque giorni. Il pensiero di Alex che batte in testa come un martello. Gli occhi neri piantati nel cervello, il profumo in macchina e il ricordo di noi due... busso al garage per la terza volta. Ogni giorno passo di qui prima di andare al Black a salutare Joe. E lui non apre. Non c'è o non vuole vedermi.

Il cellulare è spento. Mando un messaggio alla sera, prima di dormire. Mi sento stupida.

Busso ancora, più forte. «Alex! Apri! sei un coglione!» Mi appoggio alla lamiera fredda e sento la serratura che si sblocca.

Il cuore mi salta in gola.

«Scusami» inizio a dire. «Non volevo...»

A sollevare il basculante, però non è Alex. È la mia amica Dafne. Mi sorride calma e io mi sento strana. Il suo aspetto ha qualcosa di differente e non ne capisco il motivo. «Cercavo Alex, scusami. Io...»

«Si è trasferito di sopra, nel vecchio appartamento» risponde lei. Si sposta i capelli dal viso, i dannati capelli perfetti di Dafne e non so perché lo penso con stizza. Non ho niente contro di lei.

«Quello dove viveva prima?»

Lei annuisce e io provo una sensazione che mi lascia stordita. È paura? Dafne raccoglie i pochi oggetti personali di Alex, il completo che indossava il giorno di Natale, lo stesso della nostra cena al Black. Dalla tasca cade la chiave del garage con il mio portachiavi a forma di cuore, il primo che gli ho lasciato. Lo raccolgo e lo stringo tra le dita. La mia amica lo guarda senza dire niente.

«Con quali soldi pagherà l'appartamento?»

Lei stringe i vestiti tra le braccia. «Sono affari suoi».

«Posso salire?»

Lei chiude il garage e mi accompagna all'ascensore. Questo lato del palazzo non ha niente a che vedere con il garage di Alex. Il pavimento nero lucido, con i vetri oscurati alle finestre e un grande ascensore che si aziona con la chiave. «Non credo che gli dispiaccia» mormora Dafne. «Vieni, così ti preparo un caffè».

Mi appoggio al vetro dal lato della pulsantiera. «Come sta?»

Dafne preme l'ultimo tasto in alto. «Non bene. La febbre non scende e inizio a pensare che sia polmonite».

«Non sapevo che fosse malato». Ripenso al freddo che c'era nel garage la mattina in cui si è cambiato per venire alla festa di Natale, ai vestiti fradici la sera della nostra cena, quando siamo dovuti uscire dalla finestra dopo una doccia del sistema antincendio. Alex che se ne va nella neve la notte di Natale. Una polmonite, come minimo. 

L'appartamento ha finiture simili a quelle dell'ingresso. Un pavimento di lucido granito nero con venature naturali di un grigio scuro. Sfioro con un dito la parete color grigio metallizzato. Dà eleganza a un ambiente arredato in stile funzionale e minimalista. Freddo. Sterile. Non assomiglia a lui, è il primo pensiero che mi passa per la testa.

Dafne va in cucina e mette sul fuoco la caffettiera.

«Cosa cazzo sei venuta a fare?»

Mi blocco in mezzo al salone immenso. Riconosco la sua voce anche senza girarmi. È bassa e roca.

«Volevo vederti». Un nodo di pianto mi stringe la gola e non riesco a dire altro. Dafne ci osserva, le volto le spalle per guardare Alex. Almeno non mi colpirà alle spalle come prima. «Almeno qui hai il riscaldamento...»

Lui esita. Ha la pelle pallida e si appoggia alla parete. «Non sarà il freddo a uccidermi» sbotta.

Indossa una maglietta a maniche corte bianca e un paio di pantaloncini. È possibile che sia dimagrito in così pochi giorni?  «C'è sempre una scelta, Alex. Hai degli amici che ti vogliono bene, persone di cui puoi fidarti...»

Unexpected love (FIWY 3)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora