CAPITOLO 51

424 33 2
                                    


"You can't go back and change the beginning, but you can start where you are and change the ending."

Cassandra aveva passato l'intero pomeriggio a leggere i libri che quel professore le aveva prestato. Ogni volta riusciva ad immaginarli con la sua voce, calda e rassicurante. Era stata tentata di saltare perfino qualcuna delle sue lezioni, per frequentare quelle del nuovo prof. Ma poi si era detta che non potesse permettersi delle pazzie simili, era già un miracolo che fosse quasi in pari con gli esami.

Era stata anche tentata di dargli il numero di telefono, solo per mettersi d'accordo su quando potergli restituire i suoi libri, ma non voleva essere fraintesa. Non voleva che l'allontanasse, sentiva di aver bisogno di parlarci, di sentire cosa pensasse su di lei. Chiuse l'ultimo dei libri che le aveva prestato, un trattato sull'amore di Platone, che poi da quello che aveva capito scriveva le cose che diceva Socrate. O qualcosa del genere. Era tutto nuovo, per lei.

Indossava la solita divisa, le ballerine scure e la giacca pesante. Si legó i capelli e decise anche di truccarsi un po', nonostante fosse espressamente vietato. Bastava fare qualcosa di naturale, giusto per darsi un tono. Odiava quella gonna troppo lunga e le calze coprenti. Sospiró infastidita, ma non poteva farci niente. Comunque, avvisó la coinquilina e se ne andó per i corridoi.
Bussó alla porta del suo ufficio, non aveva idea se ci fosse, al massimo sarebbe ripassara dopo. Erano le sette di sera, a quell'ora erano tutti chiusi nelle loro stanze. « Avanti. »
Sorrise e spinse la porta con una mano. « Buonasera, ho qui il libro, posso lasciarlo sulla scrivania? »
Lui era seduto, aveva lo sguardo stanco e nella mano destra impugnava una penna. Forse stava correggendo dei compiti. La luce calda di una lampada gli illuminava il volto da sinistra.
« Ciao Cassandra, ti è piaciuto? »
« Si, molto, davvero. Anche se alcune cose non le ho capite, ma sarà perchè non so niente di questa roba. »
« Di cosa, di amore o filosofia? » Lasció stare la penna sul tavolo e si concentró su di lei.
Cass alzó le spalle. « Entrambi. » Era un argomento che la metteva quasi a disagio, ed era raro che lei non sapesse cosa dire, come provocare. « Peró su alcune cose sono d'accordo. »
« Su cosa? Siediti, perfavore. »
« Si. » Si mise a sedere sulla poltrona. Non capiva perchè ci tenesse tanto a sentirla parlare, comunque lo accontentó. « È una follia, è proprio paragonabile alla pazzia, perchè non ha senso, a volte è anche sbagliato. Peró se non fosse così... non lo vorrebbe nessuno, no? Lo cerchiamo tanto perchè pensiamo sia una cosa assurda, che ti distrugge da dentro. » Strinse la copertina del libro tra le dita. « Peró non lo so, non credo sia una cosa solo morale, è vero che porta alla saggezza, ma non è possibile viverla senza passione. » Il professore sorrise ancora una volta, si era tolto un po' di barba folta, sembrava quasi più giovane, anche se ora, assurdamente, era chiaro che non fosse uno studente. Emanava uno strano calore, era accomodante e gentile, ma autoritario, soprattutto nel suo ambiente.

Lo vide alzarsi, sembrava teso ma sapeva fosse impossibile, era sicuramente una sua impressione. Lo sguardo le cadde ancora una volta su tutti i libri che conservava lì dentro, era certa ne avesse anche tanti altri, forse a casa. Lui cercó qualcosa nella libreria, ormai era una specie di scatola delle sorprese. « Dovresti provare a venire. »
Cass si alzó e le porse un volantino, era una presentazione di un libro, il suo. « Ci saranno i suoi studenti? »
Annuì. « Chi vorrà venire. » Lei speró per qualche strano motivo le dicesse di no, che fosse solo una cosa tra loro due. Che stupida.
« Posso leggerlo? Il suo libro, intendo. »
« Certo, è per questo che ti ho fatto leggere quelli che ti ho prestato, così avresti capito anche il mio. »
« Lei è molto bravo a manipolare le persone, sa? »
« È un complimento? »
« Certo che lo è. » rispose come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ti hanno insegnato così? »
« Lo vedo, adesso lei ha una lettrice in più, le è stato utile, no? »
« Non l'ho fatto perchè volevo una lettrice in più, posso costringere tutti gli studenti del mio corso a comprarlo e studiarlo nei minimi dettagli. Volevo solo che tu lo leggessi e lo capissi, perchè penso che tu possa farlo. Che tu possa capirlo. »
Cass afferró il volantino e lo esaminó per bene, non riusciva a concentrarsi sulle scritte, il prof era troppo vicino e poi quella luce soffusa creava un'atmosfera strana. Si sentiva a disagio.
« Tenga. » Gli porse il libro solo per mettere qualcosa in mezzo a loro due. « Dove sarebbe questa presentazione? »
« A Londra, ti chiederei se ci sei mai stata ma sono certo di sì. »
« Si, certo che ci sono stata. Ho passato l'estate in giro per l'Europa, a Londra ci sono stata... almeno una quindicina di giorni, ma ho visto più che altro la vita notturna di Soho, sono certa che lei conosca praticamente un'altra città. »
« Guarda che anche io conosco i locali di quel quartiere, non ho mille anni, anche se studio i morti mi piace uscire. »
Le venne da ridere. « Mi scusi, ha ragione. Magari abbiamo anche rischiato di incontrarci? »
« La scorsa estate è nata mia figlia, diciamo che li conoscevo, quei posti. »
Una figlia? Quindi era sposato? Non era una cosa normale, Cass lo sapeva, ma quell'informazione le sembró subito importantissima. « È sposato? »
« Si. »
« Non porta la fede. »
« Lo so, il matrimonio non è una cosa facile. »
« A me sembra la cosa più facile del mondo. »
« In che senso? »
« Mio fratello si è sposato da poco, quando l'ho visto con la moglie ho proprio pensato... che era così che dovesse essere, tutto chiaro, semplice. » Lo disse nel modo più sincero che potesse. Sapeva dell'amore solo quello che vedeva dagli altri, e quello di Klaus le sembrava la cosa più naturale del mondo. « Quella cosa delle montagne russe, dell'amore che deve essere un po' tormentato, sono tutte cazzate, non deve essere così. »
Lui alzó le spalle. Scosse un poco il capo. Forse pensava che quelle di Cass fossero tutte farneticazioni di una giovanissima innamorata, che ancora credeva nelle favole. « Voglio che mia figlia abbia una famiglia, ci voglio provare. »
« Ah, capisco. Beh, è comprensibile. » Non seppe davvero cosa dire. Pensó solo che se sua madre avesse avuto il coraggio di lasciar perdere lei e Klaus, alla fine non si sarebbe ammazzata. Ma non era giusto dirglielo, lui non era suo padre, e la moglie non era Lilith.
« Comprensibile è uno strano termine. » Lui prese il libro e lo rimise al proprio posto, nella libreria.
« ...Non so cosa si provi quando un matrimonio sta finendo, non so cosa farei io. » Invece lo sai benissimo, Cassy, faresti l'ennesima cazzata. « Peró so che a volte le cose sono complicate. » Istintivamente cercó il ciondolo che portava sempre al collo, si ricordó del monito di Polina, avrebbe dovuto affrontare delle cose da sola. « A volte non esiste una scelta giusta. » Sospiró. « C'è solo quella meno orribile, o dolorosa. »
Lui tornó con lo sguardo su di lei, Cass se lo sentì addosso e sospiró piano. « Hai ragione, hai proprio ragione. » La squadró da capo a piedi, sembrava le sue parole nascondessero un altro significato, da come le aveva pronunciate. « Sei molto saggia, lo sai? »
« All'inizio sembra che lo sia, ma non è vero, io faccio sempre la scelta sbagliata. » Quelle parole le rimbombavano in testa come una maledizione, e avevano la voce di Klaus.
« Non ho detto che sei responsabile, ho detto che sei saggia. »

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: May 04 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

REBORNWhere stories live. Discover now