Chapter one.

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Harry

"Buonasera"

L'uomo che era appena entrato dalla porta scorrevole del Muff&Puff, era decisamente attraente. Indossava delle scarpe da ginnastica, i tipici modelli da finti quindicenni, e dei jeans apparentemente comodi che, però, non lasciavano decisamente spazio all'immaginazione. Al petto una maglia Vans, a sottolineare quel falso look da ragazzetto di strada.

"Buonasera" replicai, asciugando il bancone con un panno.

Fischiettò per qualche secondo prima di "Quante cose interessanti che abbiamo qui" dire, riferendosi alle torte in vetrinata.

"Decisamente interessanti" aggiunse, rivolgendo il suo sguardo su di me.

Tossii nel mio pugno chiuso e "Andrew Evans" dissi, porgendogli la mano.

Lui mi venne più vicino e "Cody Wood, è un piacere" rispose, stringendomela.

Intrecciai i piedi ed appoggiai le mani sul bancone.

"Allora, Cody, cosa ti serve?"

"Il tuo numero, prima di tutto" mi rispose il mio cliente, con un particolare atteggiamento da sbruffone convinto di ottenere la qualsiasi cosa con uno schiocco di dita.

Peccato che, quel genere di persona, lo fossi anch'io.

"Uh, hai fretta, per caso?" chiesi, con quella tipica falsa innocenza che mi ero abituato ad utilizzare nel corso degli anni.

Lui, convinto che io avessi abboccato "Con quelli come te non credo che serva andarci piano" mi informò.

Mi mordicchiai il labbro e vidi, chiaramente, come lui avesse notato quel gesto provocatorio.

Come se nulla fosse, aprii la vetrinetta dei dolci e "Abbiamo cupcake alla fragola, torte al cioccolato e, oh, la specialità del giorno: i biscotti ai lamponi" enunciai, indicando quello o quell'altro dolcetto.

"Devi essere abituato alle persone che ci provano con te, non è così?"

Alzai il mio sguardo per puntarlo sullo sconosciuto.

"Si, è esattamente così"

Sorrise compiaciuto e doverti ammettere che il mio cliente, stretto nei suoi vestiti da adolescente represso, non fosse niente male.

"Un caffè" ordinò semplicemente lui, ed io mi voltai verso la macchinetta.

Sentii i suoi passi lenti, avvicinarsi ai tavoli del mio bar, prima che il distratto strisciare di una sedia, mi facesse riconfermare mentalmente quanto poco quel ragazzo fosse delicato.

Osservai il liquido caldo tuffarsi nella tazza bianca e lucida, mentre recuperavo alla cieca un vassoio, due bustine di zucchero, i soliti pasticcini da offrire con il caffè, ed in un battibaleno mi trovai davanti a lui. Poggiai il vassoio sul tavolo, mentre lui non distoglieva lo sguardo nemmeno per un millesimo di secondo.

"Non indossi il grembiule?" mi chiese.

Mi passai una mano tra i capelli e "Sto indossando un grembiule, per caso?" domandai.

Lui poggiò lo sguardo su di me per poi "No" rispondermi.

Girai una sedia, prima di mettermi a cavalcioni su di essa.

"Allora non serve domandare" pronunciai.

Prese un sorso dal suo caffè, abbandonando il giornale che stava osservando prima del mio arrivo. O meglio, il quotidiano che aveva fatto finta di osservare prima del mio arrivo, dato che mi ero sentito i suoi occhi addosso durante tutta la preparazione del caffè.

Heavy Crown.Where stories live. Discover now