CHAPTER SEVENTY-FOUR

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"La mia vecchia ti ha invitato a passare il capodanno da noi."

Amaya fece un veloce passo indietro, bloccando il calcio diretto al suo fianco afferrando il polpaccio dell'uomo, tirandolo poi verso se stessa e sferrando un colpo dritto alla trachea.

L'uomo cadde a terra con un lamento strozzato, mettendosi in ginocchio e afferrandosi la gola mentre tossiva e tentava inutilmente di recuperare il respiro. I suoi occhi, il quale bianco era rivestito dal rosso degli adesso evidenti capillari, guardarono dal basso lo sguardo crudele e vuoto della giovane.

Amaya lo ignorò, premendo un pulsante sull'auricolare destro per spegnere il muto. In sottofondo i versi pietosi e ostruiti del soldato, che invano continuava la sua disperata ricerca di ossigeno.

"Perché?" chiese la ragazza con tono annoiato e stoico, senza neanche far caso ai due medici della Hero Commission che stavano prelevando l'ennesimo "compagno" di allenamento finito al suolo.

Lei camminò verso il borsone posto in un angolo della grande palestra, abbassandosi per afferrare la bottiglia d'acqua.

"Che cazzo ne so io, vieni e non rompere le palle." borbottò infastidito il ragazzo, la sua voce bassa come quella di qualcuno che non voleva essere scoperto.

Erano passati sette giorni dalla notte di Natale. Katsuki, come preannunciato, aveva lasciato il dormitorio per passare il resto delle vacanze invernali con la sua famiglia. Come lui, anche moltissimi altri personaggi della sezione A avevano raggiunto le proprie case. Ormai giunti quasi alla fine dell'anno, il dormitorio era vuoto.

Raiden era rimasto fino al 27 di dicembre, e poi, insieme al pargolo erano andati a casa Anderson. Non era successo niente tra il moro e la bianca: la presenza del piccolo Touya, nome con il quale Amaya non aveva ancora provato a chiamarlo, aveva frenato ogni impulso violento e vagamente sessuale del ragazzo.

Al bambino aveva lasciato la maglia di Dabi, come regalo di Natale. Forse era meglio così.

Rimasta sola al dormitorio dal 27 al 31, la sua routine era stata composta in modo tale da non lasciarle momenti di noia: allenamenti mattutini nella palestra della UA e visita dallo psicoterapeuta la mattina, studio e allenamenti alla Hero Commission il pomeriggio, ispezioni e vedetta la notte per conto della stessa istituzione.

Gli insegnanti non erano in servizio in quei giorni, e l'unico ad essere rimasto nella quotidianità della giovane era il preside Nezu, che assisteva sia ai suoi allenamenti che alle visite. La guardia della chimera era ancora alta: Amaya Suzuki era pur sempre una spia assoldata dalla Hero Commission. Ma nelle loro interazioni, dalla parte del preside iniziava anche a spiccare un po' di compassione.

"Zero, c'è qualche motivo per il quale hai fermato l'allenamento?" la voce della donna che era a capo della Commissione giunse alle orecchie di Amaya e, per estensione, a quelle di Katsuki.

Il biondo rimase in silenzio quando dall'altra parte della linea non arrivò più alcun suono o voce, e dovette controllare lo schermo per confermare che la sua compagna di stanza avesse messo il muto. Sospirò, posando il cellulare sul lavandino e fissando con sguardo perso lo specchio mentre attendeva che la bianca finisse di parlare con quella che supponeva fosse la responsabile della nuova internship.

Si era rintanato nel bagno per poterla chiamare senza che quella "vecchia becera" di sua madre lo interrompesse, ma in quel momento si stava pentendo di aver scelto un luogo tanto claustrofobico. O forse a renderlo claustrofobico era parlare con lei: lei che gli faceva provare tutti quei sintomi che si provano quando la fobia prende il sopravvento.

La intensa ansia, il sudore freddo sulle mani, le vertigini pur stando a contatto con il suolo.

Ironico come la persona che lo faceva sentire così fisicamente male fosse la stessa la quale presenza calmava la sua paranoia.

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⏰ Last updated: Jun 06 ⏰

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MASK- Bakugou x OcWhere stories live. Discover now