CHAPTER TWENTY-SEVEN

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Mi stiracchiai, respirando profondamente. L'aria afosa mi entrò brutalmente nelle natici, facendomi stringere il naso dal fastidio. Portai un pugno sull'occhio, strofinando le palpebre per abituarmi alla luce accesa che proveniva da fuori.

Pochi minuti prima la giuria fatta interamente di eroi aveva finalmente proclamato la sconosciuta sfidante e vincitrice per la finale. Inutile dire che era uscito il mio nome, con la maggior parte dei voti. Non c'era da sorprendersi: una ragazza del primo anno che riusciva a battere una studentessa di terzo, tra l'altro senza l'uso dei poteri, doveva solo essere piena di talento. O almeno, questo secondo loro.

Allo stesso però, avevo un nodo alla gola: chi non aveva votato per me? E soprattutto perché?

Non sapevo perché mi desse così fastidio, ma l'idea che qualcuno avesse pensato che ci potesse essere uno studente migliore di me mi dava ai nervi.

E adesso mi trovavo lì, nella stessa uscita che avevo usato per il combattimento contro confetto rosa, ad attendere che il ratto umanoide annunciasse il mio nome.

Per quanto riguardava Bakugou, non avevo sue notizie da un'ora circa. L'avevo lasciato a un ragazzo incosciente e sotto ipnosi, poteva essere successo di tutto. Non che mi interessasse, a dirla tutta. Sapevo solo che fosse arrivato in infermeria, salvo e non proprio sano. Forse si era svegliato, e probabilmente stava urlando come un pazzo cose sull'uccidermi, o forse stava ancora nel mondo dei sogni.
Avrei dovuto provare a cancellare la memoria anche a lui prima di passare nei guai. Sempre se rientrava nelle mie abilità...

Kimura... neanche lui lo avevo visto. Probabilmente era ritornato abbastanza confuso agli spalti, posto dove io non avevo fatto ritorno. Ebbene sì, ero rimasta un'ora a gironzolare per i corridoi, mangiando una barretta al cioccolato proveniente dalle macchinette del secondo piano. Faceva schifo, ma le altre erano cose dietetiche o comunque cibo abbastanza salutare. Ero giovane, cosa cazzo me ne fregava di uno sgarro quando ero costretta a muovermi ventiquattr'ore su ventiquattro?
Le studentesse di quella scuola non la pensavano nel mio stesso modo a quanto sembrava: appena avevo aperto l'involucro de cioccolato, circa dieci sguardi scioccati si erano puntati sulla mia figura. Erano stati ricambiati ovviamente: con uno di superiorità e menefreghismo.

Nel mio tempo libero, se così si poteva definire, avevo approfittato della mia solitudine per fare delle veloci e insistenti chiamate. Insistenti per dire. Alla fine si era rivelata una sola e breve chiamata, non sapevo neanche se era stata utile o no.

Inizialmente avevo intenzione di chiamare Tomura, per chiedergli un parere. Dopotutto lui era la persona più a contatto con me e allo stesso tempo con All For One, il futuro capo della banda, se così si poteva definire. Ma mi ero bloccata, ricordandomi il momentaneo stato di rabbia nei miei confronti. In quei casi era maglio che non parlassi con il celestino per almeno sette giorni.

Dabi mi era totalmente inutile per quei dubbi: lui non teneva conto di cose come quelle. Essendo nel gruppo da meno tempo, non aveva libero accesso a ogni informazione o a ogni dato riguardante la Lega e chi ne faceva parte. A lui andava bene così: finché non lo importunavano sulla sua reale identità, della quale io sospettavo sin da piccola, lui non importunava noi.

Toga non faceva eccezione, e ultimamente era impegnata in più missioni del solito, probabilmente per la noia. Ancora non ci eravamo viste dall'ultima volta al gala, nemmeno avevamo avuto modo di parlare.

Così avevo chiamato Kurogiri, la mammina del gruppo. Mi aveva risposto al primo squillo, preparato e protettivo come sempre, chiedendomi immediatamente se ci fosse qualcosa che non andasse. Non si arrabbiava mai quando facevo qualcosa di sbagliato o senza il loro consenso: mi aveva cresciuta per essere indipendente. E si fidava ciecamente di me: sapeva che, se avessi voluto, avrei potuto distruggere tutta la scuola in pochi minuti. Lo sospettavo, ma non avevo mai osato chiederglielo di persona, per non ferirlo nell'orgoglio: lui mi temeva, e con l'assoluta consapevolezza. Mi temevano tutti là dentro: All For One in persona non è tra escluso, anche se non riuscivo a capirne il motivo. Dopotutto, era il capo, e aveva il quirk più forte che avessi mai visto.

MASK- Bakugou x OcWhere stories live. Discover now