Chapter sixteen

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Io:"cosa ci fai qui?"

Stash si avvicinò a me.
S:"dimmi che le cose non stanno realmente così."

Era strano il modo in cui quelle parole uscivano dalla sua bocca, erano un miscuglio di rabbia, frustrazione, di incredulità.
E solo lì mi accorsi che aveva scoperto tutto, l'unico fra tutti a sapere il mio segreto.

Io:"cosa vuoi?" Sbottai fuori.
Mi fisso negli occhi per alcuni secondi prima di rispondermi.
S:"parlami, ti prego, dimmi qualcosa, parlami di te, di questo, di ciò,di tutto quello che ti affligge, sfogati per una volta, apriti,fallo con me."

Mi irrigidii a quelle parole, pronunciate con così tanta sofferenza, il suo sguardo penetrante era posato su di me ed io non facevo altro che sentirmi in gabbia.
L'idea di oltrepassarlo e uscire dal bagno mi sfiorò un paio di volte la testa, ma la scacciai via, si avvicinò a me e si sedette di fronte.
S"ti ascolto."

Feci un respiro, non sapevo ancora per quale assurdo motivo stavo per rivelare  tutto ciò, perché mi stavo per confidare con lui quando noi due non eravamo niente, non eravamo neppure riusciti ad instaurare un rapporto e mi stavo chiedendo quale voglia l'aveva portato fin qui per ascoltare i miei problemi.

Io:" non è mai stato facile,mai.
Non mi è mai piaciuto il mio corpo, ma ho sempre cercato di accettarlo.
Facendo danza, ogni giorno diventò una sfida, lo specchio era sempre lì davanti a me, pronto a divorarmi, a criticarmi. Le compagne non sono mai stare di buon aiuto.
"Sei grassa"
"Le ballerine sono più magre."
"Troppe tette"
Sono questi i commenti che facevano, troppa competizione.
Iniziai con le diete, con un sacco di allenamenti fatto a casa da sola che non servirono a niente.
Iniziai a sfiorare solo qualche volta il cibo, per caso, di rado, per capriccio, ma la fame era grande, così iniziò il mio incubo.
Svuotavo pacchi di biscotti, piatti di pasta, vaschette di gelato per poi andare in bagno e vomitare tutto, liberarmi di tutto ciò che  avevo ingoiato.
I giorni, le settimane, i mesi passavano e le ossa iniziavano a fuoriuscire dal mio corpo come fioriscono i boccioli di un fiore.
Ma entrando qui, mi ero promessa di guarire, di smettere,di uscire da questo tunnel.
Ma ci sono ricaduta, non avendo nessuno mi sono aggrappata un' altra volta a lei, la mia migliore amica, il mio incubo che trasforma i miei sogni.
E ti giuro che ho lottato, sempre, per smettere, ma lo specchio, la bilancia, gli occhi degli altri non mi hanno mai aiutata.
E io combatto, ogni giorno, essere imprigionata in un corpo così bugiardo, così meschino, così traditore.
È una guerra la mia, che inizia alla mattina e non finisce per tutta la giornata.
È una guerra la mia, trovare la forza di sorridere e di fingere che vada tutto bene, camminando a testa alta.
È una guerra la mia.
E io combatto."

Qualche lacrima attreversò le guance per appoggiarsi sulle labbra, erano più salate del solito.
E poi un abbraccio mi colse di sorpresa,di sprovvista, il suo abbraccio, così caldo, così grande, così stretto.
Il suo profumo, così buono mi pervase i sensi.

Per una volta mi sentii al sicuro.

Perdonate la mia assenza,mi scuso tanto.
Sono stata abbastanza impegnata e scrivere questo capitolo non è stato facile visto che mi ci rispecchio molto, ma non sono qui per raccontare la mia storia.
Vi ringrazio tantissimo per l' 1k di visualizzazioni che per me è stato un piccolo traguardo.
Fatemi sapere come vi sembra  il capitolo.
Continuerò presto, premesso.
Marty.

My obsessionWhere stories live. Discover now