Five

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Robin Sterling odia tutto. Odia il sole, la pioggia, gli orologi, i piccioni, i turisti, l'Italia, gli alberi. Odia le vacanze, gli irlandesi, la scuola, le persone, la violenza, la pace, le mutande, l'America. Ma più di tutto odia suo padre. Il rinomato chirurgo di Chicago per lui è solo un ombra prima assente e poi troppo presente. Ma, apparte questo, Robin gode di grande fama e popolarità. Si ama, si adora all'ennesima potenza. È un dio biondo sceso il terra. Le ragazze pregano per averlo, supplicano in ginocchio solo per ricevere un suo sguardo di sfuggita. Lui si ama e gli altri amano lui. Il problema è che lui e l'essere umano non vanno d'accordo. Lui non va d'accordo con nessuno. Nè con sua madre, nè con il suo cane e neppure con la sua fidanzata. Il motivo è più che ovvio. Robin odia tutto. Ma è troppo egoista per fare la finita con questo mondo.
Tutto il suo odio è peró adesso concentrato su un ragazzo, che probabilmente ha la sua stessa età. Ma che fra poco sarà solo un cadavere.

-

"Fermo, fermo, fermo! Non c'è da scaldarsi okay? Io non ho ucciso tuo padre e per quanto fosse fuori di zucca adesso preferirei respirasse" il ragazzo toglie la sicura.
"And I'm Obama"
"Senti ho avuto una giornata di merda e sinceramente l'unica cosa che vorrei e che il tuo paparino mi spiegasse che stà succedendo. Sono d'accaio lo capisci?" Lui rimane in silenzio, io mi piego con cautela, cerco di sfilarmi il calzino. La pistola puntata sul mio piede.
"Non tireró fuori un pugnale da una calza a puà, tranquillo" Gli faccio vedere. I suoi occhi mi guardano con stupore, poi, senza spostare il mirino si abbassa i jeans di poco, mostrandomi un fianco.
"Oh cazzo..." è come il mio piede, cavi, fili, pelle e ferraglia.
"Tuo padre ha usato te... Ma allora non sono la prima cavia"
"You are the thirteenth"
"La terza?"
"Thirteenth" mi mostra le dita. Tredicesimo. Managgia a me che non ho finito le scuole.
"E gli altri dove sono?!"
"All dead"
"Li hanno uccisi?"
"Committed suicide, steel is a curse"
"Curse...?"
"Maledicione" cione. Certo, come no.
"L'accaio è una maledizione? Ma perchè diavolo dovrebbero suicidarsi?!"
"I don't know, now I just want you dead" preme il grilletto. Il proiettile si muove veloce verso di me.
Vorrei dire che è successo tutto troppo in fretta, ma io ho visto tutto. Ogni singolo passaggio. Un dolore immenso mi attraversa la spalla, vedo il sangue uscire dalla mia pelle. Cazzo, cazzo. La testa mi gira, gli occhi vogliono chiudersi senza il mio permesso. No, no Nick non puoi finire così, non adesso. Sei troppo giovane. La tua vita non puó finire in un giorno. Non per mano di un merdoso americano. Mi lascio andare sul letto, una fitta mi percorre il corpo.
L'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi di ghiaccio.

Robin butta la pistola per terra. Cammina sicuro oltre i vestiti sparpagliati a terra, esce in balcone e si cala giù. Il sole è sorto da poco, ma fa già troppo caldo per i suoi gusti. Infila la mano nella tasca dei pantaloni e tira fuori la foto. Raffigura suo padre che lavora sul corpo del fratellastro. È stato lui la prima cavia. Morto e sepolto da quindici anni, odiava anche lui. Il fatto è che insegue suo padre da un tempo troppo lungo per essere contato in giorni. E ora che era riuscito ad avvicininarlo, ad avere la sua fiducia, quel cosetto italiano l'ha ucciso. Addio informazioni, addio vita. Fanculo. Prende la metro e si dirige all'hotel, c'è un pacchetto di sigarette che lo aspetta.
Entra in camera, le serrande sono abbasate, il letto disfatto, l'odore di chiuso e sudore che stagna nell'aria. Una figura in penombra lo saluta tossendo.
"You're already awake?"
"Non ho dormito tutta la notte. Sai com'è stó un pó scomoda"
"Is not my problem"
"E chi si lamenta" Robin si infila una sigaretta fra le labbra secche. Vaga nella stanza alla ricerca di un accendino.
"Vicino la lampada della scrivania"
"Oh thank's"
"Senti... ma l'hai ucciso?"
"I took the shoulder. If no one find him, the boy bleed to death"
"Muore dissanguato... Bello propio bello. Ma mi spieghi perchè l'hai fatto?"
"He was like me" l'ombra tossisce diverse volte. Il fumo di Robin gli ha raggiunto le narici.
"E tuo padre?"
"He not killed him"
"E chi?"
"I don't now"
"E io?"
"What you?"
"Che mi succederà?"
"You'll stay here long as. As long as it will be necessary "
"Tu sei paranoico"
"I don't think is the what's that wrong in me"
"Già in effetti non vanno molte cose" lei tossisce ancora, questa volta per una manciata di minuti.
"Devo andare in bagno. Puzzo"
"Go"
"Ricordi? Posizione scomoda"
"Right. Stay there then"
"Ma non è giusto!" La sigaretta si spegne fra le dita di Robin. Qualcuno urta contro la porta per poi bussare con rabbia.
"Avevi invitato qualcuno?"
"No"
"E non vai ad aprire?"
"Hush" il biondo si stende sul letto. C'è una strana calma che lo circonda. Una strana sensazione che tutto tornerà. Che tutto si sistemerà.
Continuano a bussare, la serratura viene forzata più volte.
"Entreranno!" L'ombra sembra preoccupata.
"They will not, see quiet"
"Sterling perchè mi fai questo?"
"I'm protecting you"
"Da cosa?!" Si sentono rumori più forti, come se qualcuno volesse sfondare la porta.
"I don't now, but I will find out..." la serratura scatta con un rumore assordante. Robin si alza di scatto dal letto.
"You just have to remain silent, okay baby girl?" due colpi di tosse, poi la porta si apre cigolando.

Mi sveglio di soprassalto. Vedo un muro, un soffitto in realtà. Cerco di alzarmi, ma una fitta alla spalla me lo impedisce. Cerco di spostare lo sguardo. Una lampada da chirugo... Oh no. Non di nuovo cazzo!

Salto nel buioWhere stories live. Discover now