Capitolo 1

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-Jared Pov-

"In ogni grido di ogni Uomo,

in ogni grido di paura di Bambino,

in ogni voce, in ogni divieto,

odo le catene forgiate dalla mente"

William Blake

Poso il libro sul tavolo in legno della cucina. Mia madre è in piedi sul ciglio della porta e mi fissa con sguardo severo. Indossa una gonna con un spacco fino al ginocchio con una camicetta in lino bianca infilata nell'arricciatura della gonna, sotto tacchi a spillo. I suoi capelli biondi sono raccolti nella solita crocchia perfetta.

Trucco perfetto.

Abbigliamento perfetto.

Non c'è mai niente fuori posto in mia madre . Non ricordo una volta in cui non abbia indossato dei jeans larghi o una maglietta sporca. Lei è sempre l'impeccabile Signora Durner, una donna in carriera, giardino del cazzo perfetto, e un figlio perfetto? Cosa si può chiedere di più? A volte vorrei tirare un pugnoa quella statua di porcellana del cazzo solo per vedere se si rompa.

"Jared" esclama mia madre con elevato disgusto nel tono di voce, spostando il peso da un piede all'altro.

"Cece" continuo con aria di sfida, so che le da fastidio quando la chiamo col suo nome, ma ho sempre provato piacere nell'irritazione di mia madre.

Si avvicina senza staccarmi gli occhi di dosso. Il suono dei suoi tacchi accompagna ogni suo movimento. Si piazza davanti a me e rivolge il suo miglior sorriso alla CeceDonnaPerfettaDurner.

Le sue fossette si fanno man mano più evidenti, così come le rughette sopra le sopracciglia, le rughette che tanto vuole nascondere.

"Dove sei stato ieri tesoro? Sei tornato parecchio tardi" dice con una puntina di sarcasmo, se non la conoscessi bene penserei che si stia realmente preoccupando di suo figlio ma quella parte dentro di me che spera ancora che a lei possa interessare qualcun altro a parte sé stessa e Nate, è morta da tempo.

"Sono uscito con Kyle, siamo andati all' Exit per bere na cosa, poi però abbiamo incontrato degli amici e la cosa si è dilungata, vuoi sapere altro, tipo codice fiscale delle persone con cui esco?" sputo con un eccessiva dose di sarcasmo, vedo i suoi occhi marroni che si assottigliano fino a diventare due fessure.

Cece socchiude gli occhi, e fa per replicare ma siamo interrotti dalla porta di casa che si apre. Entrambi ci voltiamo e vediamo Papà che entra in casa con il solito sorriso stampato sulvolto. Subito dopo, Mia madre gli va incontro ondeggiando e gli posa un lieve bacio sulla bocca. Ma io non sono abituato a calore e gli do un lieve cenno del capo.

Seguo con lo sguardo Papà che appoggia la sua valigetta sul divano e va a sedersi con passo svelto a tavola, dopo tutte quelle ore a compilare scartoffie per la scuola deve essere affamatissimo. Mi guarda e mi fa cenno di sedermi.

Mi siedo nella sedia accanto a quella dove stava Nate prima di partire per fare il militare. È quasi un sollievo non averlo qui in casa, essere sempre paragonato al tuo fratello maggiore perfetto a scuola e fottutamente perfetto in tutto. Ma la cosa che ancora non capisco è perchè Nate sia partito, lui che odiava tanto la guerra, che ascoltava quella lagna dei beatles in camera. Ormai non mi bevo più le stronzate dei miei, c'è sotto qualcosa.

Ricambio a stento il sorriso di mio padre, non sono bravo con le persone, tantomeno con mio padre,

" Figliolo accendi la TV ci stanno gli Eagles" dice mentre prende un giornale spiegazzato dalla borsa di lavoro che usa da 20 anni

Wild Souls|| Colton HaynesWhere stories live. Discover now